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Il futuro del poker live è tax free sia in Ue che nel mondo

18 luglio 2016 - 15:02

Il futuro del poker live potrebbe essere libero in tutto il mondo sia in Ue che nei paesi extra comunitaria in virtù della tax equity.

Scritto da Cesare Antonini

E in effetti pensadoci proprio bene non è neanche giusto che io, giocatore di poker, debba pagare le tasse in due Paesi diversi. In Europa c'è una sentenza, la 'Blanco/Fabretti'che ormai è diventato legge e nello spazio economico comunitario se si vince un torneo di poker i soldi non si devono dichiarare al Fisco: sono già tassati alla fonte in Italia e praticamente in Europa se abbiamo pagato una fee ai casinò.
Finora abbiamo sempre sostenuto che così non era per le vincite extra Ue. Specie in Usa, più precisamente alle Wsop dove 658 italiani anche quest'anno si sono giocati diverse migliaia di dollari a testa. E alcune notizie dei primi giorni delle World Series (vedi il caso di Diego Testa), non erano assai incoraggianti con alcune poker room che trattenevano addirittura i soldi dei giocatori finché questi ultimi non avessero deciso dove e come dichiararli.


Max Rosa, legale autore dei principali successi in tema di fiscalità legata al poker live e all'Operazione All In, ha detto sul caso Minieri: “Questa decisione ci conforta altresì su quanto abbiamo già sostenuto in svariate occasioni, ovvero che l’imposizione diretta delle vincite extra UE, così come pretesa dal nostro Fisco, ben lungi dal costituire un fatto acquisito, integri viceversa una modalità di tassazione illegittima, perché contrastante con i principi di diritto tributario internazionale di “tax equity” e di “domestic neutrality”, nonché con quelli convenzionali di “non discriminazione” e di “reciprocità”, e, infine, con quelli costituzionali di uguaglianza e capacità contributiva".
Che tradotto dall'avvocatese vorrebbe dire: perché dovremmo pagare due volte le tasse in due Paesi anche se non fanno parte dello stesso spazio economico e non rispondono alla stessa legislazione internazionale?
Ma quello che ci dice l'altro esperto fiscalista, il dottor Sebastiano Cristaldi, conferma lo spiraglio di cui avevamo parlato nei giorni scorsi: "Va ricordato che questa legge fa riferimento esclusivamente al territorio dell'Ue quindi per quello che riguarda altri Paesi non c'è la stessa salvaguardia. O meglio - spiega ancora Cristaldi - se c'è una tassazione alla fonte e c'è una convenzione tra l'Italia e il paese in questione va applicato il solito principio. Se non c'è una convenzione c'è poco da fare. Inoltre bisogna capire come equiparare il trattamento della vincita con la normativa del singolo stato estero. Però il principio è lo stesso: se c'è una convenzione allora vale il principio di non discriminazione a livello generale. Tuttavia non esiste un organo internazionale che poi possa tutelare il contribuente e applicare l'eventuale violazione della convenzione".
Insomma, meglio non stuzzicare il can che dorme ma se c'è una convenzione tra Usa e Italia e alcuni players sono stati assolti dal pagamento delle tasse perché dover dichiarare fino a oltre il 40% in Italia o lasciare il 30% in un paese estero sulle nostre vincite? Col rischio che se paghiamo in Usa o in un'altra nazione il Fisco poi ci potrebbe venir a chiedere altri soldi. In quel caso sbagliando ma c'è la possibilità che, pagata una fee in un torneo Wsop, potremmo in futuro non dichiarare nulla né in Usa né in Italia. Proprio per il principio di tax equity e per via delle convenzioni che esistono tra i due Stati. Oltre che per un principio che dovrebbe valere su tanti fronti, quello di non discriminazione.

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