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Renzi 'quitta': i possibili scenari per il poker live e online

05 dicembre 2016 - 14:17

Il voto del referendum costituzionale non condizionerà direttamente poker live e online: è il futuro quello che spaventa. 

Scritto da Cesare Antonini

Il 'No' al referendum costituzionale e le conseguenti dimissioni di Renzi complicheranno la vita ai processi di liquidità condivisa nel gioco online ormai avviati e, anzi, in dirittura d'arrivo entro la metà del 2017 come gli stessi regolatori hanno già assicurato?
E' davvero troppo presto per rispondere. Tuttavia i segnali carichi di populismo non lasciano ben sperare per il futuro del poker sia dal vivo che online. Del resto è proprio il Movimento 5 Stelle il primo sostenitore del proibizionismo più bieco, miope e insensato che si sia mai visto. Dai continui tentativi dell'azzeramento della pubblicità al divieto totale in alcune amministrazioni pubbliche, è ormai evidente che la soluzione dei problemi della classe politica di oggi sia da un lato la 'rottamazione' (fallita) e la cancellazione tout court del 'male' in questo caso identificato col gioco pubblico. Con due effetti immediati che i cittadini dovrebbero iniziare a percepire come uno spreco decisamente più prorompente. Altro che il Cnel. Se chiudiamo il gioco pubblico ci troviamo sotto casa le slot illegali, quelle collegate direttamente alla 'ndrangheta, alle cosche mafiose, e gli italiani pronti a giocare nelle bische e sugli account dot com magari anche fuori dei confini nazionali.


Ok le lobbies esistono. Ci mancherebbe altro. Ma il gioco va regolato, controllato, semmai ridotto (lo vogliono anche i concessionari stessi) ma giammai vietato. Di esempi ne abbiamo a iosa: come in tante città italiane dove le sale da gioco sono state chiuse vicino ai 'luoghi sensibili' per poi ritrovarsi agenzie senza licenza italiana ad un passo dall'oratorio della scuola.
Dicevamo problemi sia nel live che nell'online? Ora, in teoria, i processi della liquidità possono proseguire tranquillamente. Non servono interventi legislativi. I Monopoli possono lavorare autonomamente. Certo è che se già i bookmaker puntano sul già famoso 'Itexit', cioè l'Italia in uscita dall'Europa sempre grazie alle spinte populiste, la liquidità con Paesi regolati a livello Ue potrebbe avere qualche complicazione.
Nel poker dal vivo la storia è differente. Se però finora stavamo discutendo di equilibri difficili e del pericolo di un 'luglio 2009' bis, come affronterebbe un governo 'pentastellato' il poker nei circoli? Bella domanda no? La Lega e le 'destre' hanno già affrontato il gioco pubblico. Anzi fu proprio il Ministro Roberto Maroni a scrivere l'unica legge (il famoso emendamento Germontani) che regola il gioco dal vivo. Che poi è da 7 anni e qualche mese che tutto è fermo mentre si continua a giocare, beh, quella è decisamente un'altra storia.
In generale quello che ci spaventa è l'approccio superficiale che potrebbe essere scelto per un'industry come il gioco pubblico. Ci sono 120mila addetti ai lavori da considerare (più l'indotto), tante tasse da non gettare al vento. Il tutto, se possibile, senza speculare sul portafogli dei cittadini e azzerando le ludopatie. Per cui regolare, controllare, semmai ridurre, ma non vietare il gioco. Rispettando se possibile le logiche di mercato con attenzione alle disfunzioni.
Ma il gioco pubblico non è né il vaccino dell'influenza né una Olimpiade. Calma.

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