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Poker online dot it, le ragioni della crisi nascondono le motivazioni della ripresa

22 gennaio 2017 - 22:23

Il poker online dot it può risollevarsi ma deve cambiare il modello di business e bisogna proseguire su questa strada. 

Scritto da Cesare Antonini

Siamo decisamente d'accordo: è il modello di business che deve cambiare per sostenere un poker che possa essere longevo e sia in grado di tornare a produrre margini accettabili per le room dot it.

Sono tanti i pensieri che ci frullano nella testa e, come al solito, in questo spazio li sbrodoliamo giù proprio come se fosse un diario di bordo.

Innanzitutto vogliamo precisare qualcosa sull'editoriale della scorsa settimana. Sì perché qualcuno poi, c'ha scritto in privato dicendoci: “E però adesso non è che ci fossero solo capre a gestire il poker online ai tempi del boom del mercato eh”. Ma certo. E' stato il settore a triturare se stesso. Sono state le cicale a non ragionare da formiche. E ti credo, con tutto quel fiume di soldi che arrivava da budget, raccolta online, live e da tutte le parti come fai alla fine a non ubriacarti? La colpa, se così possiamo chiamarla, potremmo di certo darla a chi poi, all'improvviso o quasi, ha chiuso i rubinetti rovinando l'ecosistema che si nutriva di pesci attratti nella rete proprio da investimenti sontuosi in pubblicità e web marketing e provvigioni e rakeback faraoniche.

E purtroppo dobbiamo ragionare in termini globali e mettiamocelo in testa: fin quando il poker online rappresenterà una percentuale davvero minima rispetto all'intero bouquet dei giochi difficilmente torneremo ad avere budget sostanziosi per spingere nuovamente sull'acceleratore.
Però ci sono degli esempi positivi. Vedi quello di Microgame e di People's Poker. PokerStars da sempre sostiene il suo modello di business e seppur tagliando rovinosamente i budget per l'Italia, continua per la sua strada. Spiragli si vedono da Lottomatica.it dove si è riacceso un bell'interesse.
Ma forse non c'è neanche da stupirsi. Uno: il mercato aveva e continua ad avere bisogno di manager capaci e che capiscano il giochino. Due: la concentrazione del mercato avrebbe portato per forza dei benefici ed era un processo che prima o poi arriva da solo dove deve arrivare. Il poker è un ecosistema perché è fatto di persone che 'vivono' (giocano) in particolari condizioni e con equilibri davvero delicatissimi.
Arriviamo al punto tre: ora però serve rigare dritto e con qualità. Ci piace l'idea di curare più il giocatore e l'intrattenimento che la sua spesa. Le cose si possono curare in un certo modo, con attenzione, curando i dettagli, pensando di avere 10 players in casa pur avendo field di migliaia di account. Spingendo sulla qualità e soprattutto sulla credibilità e sull'affidabilità sia nella gestione personale dei giocatori che a livello tecnologico, sono tanti i conti che si riattiveranno.
Del resto abbiamo sempre pensato che alla crisi c'ha portato un'inaffidabilità di base delle piattaforme e una sciatteria nel customer service ai limiti del suicidio.
Se gli investimenti scendono in maniera direttamente opposta e direttamente proporzionale può crescere tantissimo il valore del servizio con il conseguente riavvicinamento di tantissimi clienti. Crediamoci!  

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