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La cultura del gioco l'unica vera cura per gli 'effetti collaterali' nel settore

20 febbraio 2017 - 17:34

Il problema della cultura del gioco alla base dei rischi del settore: ma la politica è più interessata a curare che prevenire. 

Scritto da Cesare Antonini

Non è di certo la prima volta che cerchiamo di spiegare come tanti 'effetti collaterali' del nostro settore derivino proprio dall'assenza della cultura del gioco nel Paese. Così accade che in un vecchio post un utente della nostra pagina Facebook ci ricopra di insulti augurandoci i destini più funesti, scambiandoci, per giunta, per una poker room quando, la nostra prima scelta editoriale fu proprio quella di non offrire mai gioco in nessuna forma e senza nessuna via traversa. Informazione, su tutto, promozione, certo, questo sì: altrimenti con cosa campiamo?
Già il post che promuoveva tra l'altro un torneo di poker live, aveva ricevuto un insulto che nascondeva chissà quali macchinazioni del Dio del pianeta 'tuttorigged'. Noi avevamo risposto laconicamente. Era finito tutto lì.


A distanza di mesi, praticamente, arriva il furbacchione che, però, se ne passa. Fosse stata una critica sensata e ragionata c'avremmo rimesso l'umore del weekend. Sicuro. Ma ci siamo fatti una risata, anzi siamo proprio crepati dal ridere: scambiati per una poker room, noi.
Ecco quindi che dalla risata scatta l'amara riflessione. Ora, pesate bene queste parole. Nessuno vuole puntare il dito e accusare chi si rovina col gioco (dati ancora decisamente vaghi e strumentalizzati e strumentalizzabili) ci mancherebbe altro. Ma che approccio può avere al gioco uno che non riesce a discernere tra una room e un quotidiano di informazione di gioco online? Per di più quando ormai 8 anni fa fondammo questa testata cercammo di essere meno criptici possibile: gioco+notizie, Gioconews. Difficile? Sembra chiaro giusto? Forse la desinenza web, il 'webetismo' da social può aver ingannato il nostro caro utente?
Su non scherziamo! Qui c'è un problema serio di alfabetizzazione in generale, in seconda battuta di alfabetizzazione informatica (anche social) e poi di cultura del gioco.
Ed è qui che insistiamo sulla demagogia rincretinita della nostra politica: prima di pensare alle distanze dai luoghi sensibili (mai visto un credente che genuflesso si va a fare una schedina? O un minore che uscito dal catechismo si fa un bingo?), al divieto assoluto della pubblicità e quindi del gioco legale (parola strana per i politici, anche per i 'grillini' che gridano 'honestà'), consigliamo vivamente di ampliare la cultura del gioco. Di lavorare su questo. Di spiegare meglio i rischi, di prevenire che è meglio di curare. Lo dicevano i dentisti. E funziona sapete?
Invece la lotta è solo per la spartizione dei soldi dei Lea vero? Per l'assistenza pubblica no? Piuttosto bombardateci di 'pubblicità progresso', organizziamo corsi nelle scuole, informiamo meglio sulle probabilità di vincita anche se il decreto Balduzzi, va detto, conterrebbe già tutto.
Per cui in questa situazione ci immaginiamo il nostro 'blastatore' preferito che clicca a caso senza sapere nulla del gioco, dei rischi, delle percentuali di vincita e che scambi coppia d'Assi con coppia di 2 magari confondendo Hold'em e Burraco. E, sinceramente, la cosa ci preoccupa.
Senza contare a tutti i post che giornalmente siamo costretti spesso a spiegare pur essendo 'trascritti' in una lingua di uso comune: l'italiano.

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