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Poker, liquidità, elezioni politiche: scenari funesti se siamo ancora fuori

22 gennaio 2018 - 16:50

Quali i possibili scenari per il poker e il gioco pubblico in vista delle prossime elezioni politiche del 4 marzo.

Scritto da Cesare Antonini


Prepariamoci alla campagna elettorale pensando e riflettendo a quello che dicono i nostri politici in questi giorni con la mente rivolta al nostro settore: il poker. In particolare c'ha fatto pensare la linea tenuta dell'ex premier Paolo Gentiloni che ha incontrato lo scorso weekend il presidente francese Emmanuel Macron. "Un patto a due per rilanciare l'Europa", titolavano alcuni quotidiani generalisti di casa nostra. Poi, per deformazione professionale, davanti al Tg abbiamo pensato: cosa, cosa, cosa? Quale patto potrebbe mai concretizzarsi se noi italiani, e con Gentiloni al timone, non siamo riusciti neanche a chiudere un progettino come quello della liquidità condivisa con Spagna e Francia? (che è partito e va a gonfie vele?).

Nella rivista di Gioco News in uscita i primi di febbraio abbiamo affrontato il settore del gaming a 360 gradi per quello che riguarda il mercato italiano in prospettiva nell'anno fiscale appena iniziato. Ne è uscita una visione che ricalca questa linea: molto dipenderà dal risultato elettorale. In relazione alle scelte, anzi alle "non scelte", prese per il tema della liquidità condivisa, ci viene da pensare che il progetto potrebbe riprendere vigore qualora dovesse montare in sella un esecutivo simile al precedente ma con una maggioranza più solida e in grado di governare senza modellare le proprie scelte in base alle ondate populiste. Oppure qualora dovesse vincere una coalizione di centrodestra, per storia sempre più a favore di uno sviluppo liberale del gaming e non senza un'attenzione ormai imprescindibile alle ludopatie e alle distorsioni di una industry così delicata.
Il caro Gentiloni, quindi, o chi per lui dovesse rimanere per l'establishment attuale, potrebbe prendere scelte ben più dure, consapevoli, decise e senza traccheggiare come è stato fatto in questi mesi producendo instabilità e indecisione nel mercato e nel business development.
Aspettiamo i programmi della coalizione di centrodestra ma siamo certi che non ci saranno approcci proibizionisti o strane politiche in materia di gioco pubblico.
Altri approcci più populisti, vedi l'ennesima uscita irreale del "5Stelle" Di Battista, rovinerebbero ancora di più un'industria che continua a produrre soldi vitali per l'erario drenandoli alle mafie e ad un'offerta illegale sempre sul chi va là. Oltre tutto ora che c'è l'accordo tra Stato ed enti locali (anche se va decisamente calibrato e applicato con criterio) pensare ad ulteriori regolazioni e regolamentazioni è folle. Alzare le imposte, poi, ad un settore già stressato e ultra-tassato è davvero irreale.
Non volevamo di certo svelare il nostro voto che rimane segreto. Sono senz'altro queste, però, le linee reali che i partiti che scenderanno in campo il 4 marzo terranno per governare il Paese.
Una cosa è certa: tutti quanti, anche i movimenti più populisti, hanno capito che ormai le tasse prodotte dal gaming di casa nostra sono vitali per far quadrare i bilanci.
La strada, secondo la nostra modesta opinione, è quella di ridurre e ottimizzare l'offerta reinvestendo parte dei proventi dell'erario in politiche per la lotta alle ludopatie ma soprattutto alla creazione di una vera cultura del gioco pubblico! E' questo quello che manca al nostro Paese se guardiamo a realtà come il Regno Unito. Cari partiti, se volete, siamo qua. Non è difficile!

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