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Poker live e casinò, il problema vero è l'assenza (totale?) dei servizi al player

12 marzo 2018 - 15:54

La sfida 2018 del poker live nei casinò italiani non è nei format o nelle strutture ma nei servizi al giocatore che mancano pressoché totalmente. 

Scritto da Cesare Antonini


Il 2018 del poker live nei casinò italiani è decisivo. Venezia a parte che, inspiegabilmente (o quasi) è ancora ferma senza neanche un tavolo aperto in due sedi (forse un cash game a Ca' Vendramin), le altre tre sale sono ancora in pista con l'eccellenza di Campione d'Italia, una Sanremo a caccia di "resurrezione" tramite i fasti di un passato che non tornerà e Saint Vincent con un nuovo accordo di cui, ancora, però, non si sa nulla di preciso.
Tuttavia l'emergenza dei players che continuiamo a raccogliere in giro per tornei è che se non cambia l'approccio ai servizi per i giocatori stessi, sarà sempre più difficile gestire certe sale con certe strutture di costi e pagando tasse e personale regolarmente. Ci scusino i tanti gestori di circoli di poker live in tutta Italia ma una piccola allusione era per loro che avranno sicuramente strutture molto più snelle e flessibili dal punto di vista organizzativo rispetto a chi deve lavorare nei casinò spesso con difficoltà anche contrattuali e deal totalmente differenti.

In queste ultime settimane, le prime del 2018 a dire il vero, ci siamo imbattuti nelle solite lamentele. I top grinder che amano girare guardano qualsiasi spesa al centesimo. Poi magari si ballano cene da centinaia di euro e non lesinano su nulla. Ma quando lavorano e sono al tavolo non transigono. Il paragone è bello e pronto con location che stanno spopolando, come Rozvadov o Nottingham che spesso citiamo nelle nostre analisi, ma senza andare lontano anche il Perla di Nova Gorica e gli altri casinò sloveni. Forse anche in Austria ma non avendo frequentato direttamente non ci sbilanciamo. Per non parlare di Las Vegas, ovvio.
In Italia per ordinare un toast o una bottiglia d'acqua al tavolo, magari mentre stiamo giocando un cash game 5/10 o 10/20, bisogna compilare una modulistica speciale, sperare che il cameriere sia di umore accettabile e comunque preparare le placche da 500 euro per sostenere i costi in questione. Allucinante no? Un ambiente in cui il cliente sta portando i propri soldi e li rischia sul tavolo non è neanche servito come un antico romano con quintali d'uva e di vino e ancelle pronte ad asciugare il sudore della fronte. No, in Italia no. E' tutto difficile e costoso. Sia chiaro, gentilissima è la maggior parte del personale, ma nel 2018 certi "trattamenti" o certi servizi non si possono vedere così concepiti.
Sui ristoranti interni meglio stendere un velo pietoso. Non per la qualità, sia chiaro anche qui, del servizio o del cibo. Ultimamente ci sono capitate per le mani delle ricevute con bottiglie d'acqua minerale (naturale o effervescente non placcata d'oro eh) costate anche 12 euro. Il vino chiaramente è fuori della portata dell'80% della popolazione nazionale che alle recenti elezioni si è sperticata a votare per strappare meno tasse e redditi di cittadinanza.
Di Sanremo e gli hotel ne sa qualcosa l'European Poker Tour che ha rinunciato a quella location che rappresentò il meglio del poker europeo negli anni del boom di questa disciplina soprattutto per la carenza dei servizi.
Campione d'Italia è costosa e la vicina Svizzera non risolve i problemi. Ci sono soluzioni ma bisogna conoscere molto bene il luogo e comunque hotel e affitti sono sempre sopra la media. Si salva forse Saint Vincent e anche il resort casinò è un passo avanti agli altri ma la location non è propriamente viva come Rio De Janeiro. 
In generale, però, i servizi ai players mancano. Mancano le attenzioni. E come mogli o mariti trascurati ecco che i grinders prendono un volo e atterrano in altre location, nei paesi vicini al nostro, dove vengono serviti e riveriti, dove c'è molto più gioco e dove al tavolo devi pensare solo a giocare e non a inventarti mutui per pagare un panino che spesso è anche gratis.
Il problema, ci teniamo a ribadirlo, non è dei dipendenti ma di una struttura di organizzazione e di costi totalmente da rivedere. Abbiamo visto in Slovenia valet fare turni di 12 ore e in Italia chi ha preso ordini ad un tavolo rifiutando quello del player vicino per rispettare l'accordo sindacale. La crisi dei casinò è ormai sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo davvero arrivare con un piede nel baratro per cambiare qualcosa? Ma va!!

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