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Luca Pagano: “Le Wsop non le snobbo ma gioco poco e do il massimo”

05 luglio 2013 - 08:57

Non poteva, non può mancare un campione come Luca Pagano nel field delle World Series Of Poker. Quasi una tappa obbligata per il Luca nazionale che assicura “di non non snobbare le Wsop, anzi. Giocherò pochi tornei, ma darò il massimo. Sicuramente il Main Event, poi probabilmente altri 3-4 eventi, non di più”.

Scritto da Redazione
Luca Pagano: “Le Wsop non le snobbo ma gioco poco e do il massimo”

 

In effetti eccola l'opinione del player, commentatore e organizzatore italiano sui campionati mondiali di poker: “Penso che in linea generale un giocatore debba sempre gestire non solo il proprio bankroll, ma anche le proprie energie mentali, e partecipare a tornei 12 mesi all'anno non aiuta in tal senso, tanto meno a migliorare il proprio gioco; fatta questa premessa considero le Wsop una possibilità in più per confrontarmi con i player statunitensi e un field totalmente eterogeneo”.

Un programma stringato ma di grande valore di Luca Pagano. Un giocatore capace di giocare un Ept al mese e di arrivare praticamente sempre a premio nella storia del torneo europeo oltre a vincere quello che organizza in Italia ottenendo il rispetto e gli onori del mondo del poker.

Ma che significato hanno per Luca Pagano le Wsop? “Per molti sono l'occasione di una vita, i tornei da non mancare assolutamente, e da giocatore lo posso capire. Per me però rappresentano qualcosa di leggermente diverso, sono l'occasione per staccare la spina dalle abitudini e concentrarsi sul recupero mentale che mi permetta di affrontare al meglio la prossima stagione Ept e Ipt, che per me rappresentano la priorità pokeristica".

Come si affrontano i tornei alle Wsop, in particolare un super evento come il Main? Il tipo di field che è possibile incontrare favorisce le tue caratteristiche di gioco?

“Non ci sono molti altri tornei simili al Main delle Wsop. Un evento da 7-8.000 persone è qualcosa di diverso rispetto a tutto il resto. Il main del Pca si avvicina abbastanza come partecipanti e struttura. Nonostante non abbia mai piazzato risultati importanti al Main Wsop, credo che le mie caratteristiche si adattino abbastanza bene. Ci vuole pazienza, ma in certi momenti anche coraggio e aggressività calibrata sul giocatore inesperto o nitty di turno”.

Alle Wsop quest'anno si giocano 62 tornei, molti dei quali riguardano specialità che non sono Texas Hold'em e che a livello internazionale stanno prendendo sempre più piede, come ad esempio i Mixed Games o addirittura il poker cinese (vedi la recente vittoria di Jason Mercier a Montecarlo proprio in questo gioco). Perché in Italia non sono ancora molto diffuse? Ritieni che potrebbero aiutare la ripresa del gioco online se adeguatamente supportate dalle poker room?

“Il futuro del poker professionistico sono sicuramente i mix games. Ci vorrà ancora molto tempo prima che in Italia si possano affermare.

Le room possono giocare un ruolo importante, soprattutto dal punto di vista didattico e promozionale, ma sinceramente non credo sarà questo a far ripartire il gioco online - semmai potremo assistere ad un travaso dei pro dal texas no limit a queste varianti”.

Oltre ad essere un giocatore professionista, sei anche un imprenditore di questo business, e organizzi i più importanti tornei di poker nei Casinò italiani. Quanto si può imparare ancora dagli americani a livello di organizzazione e gestione di eventi?

“In fatto di organizzazione degli eventi c'è sempre qualcosa da imparare da tutti, in particolare dagli americani che di eventi di poker ne organizzano da più di 40 anni. C'è da dire che negli ultimi anni il gap tra Europa e Usa si è notevolmente ridotto.

Siamo soprattutto indietro in fatto di spazi disponibili per organizzare un evento, come il Main Wsop da 8.000 persone, e questo non permette di fare quel tipo di esperienza che solo Las Vegas può offrire”.

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