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Sammartino a Gioconewspoker.it: 'Amo il poker ma vinco più che posso e poi smetto'

16 maggio 2017 - 11:59

Nel cuore delle partite high stakes con Dario Sammartino, una chiacchierata a ruota libera in quel di Nottingham nella Trickett's Room. Dalla rivista di aprile di Gioco News

Scritto da Cesare Antonini

Nottingham - Era da diversi mesi che non lo vedevamo giocare al tavolo. Lo seguiamo sempre, giornalmente quasi, minuto per minuto quando è impegnato nei tornei della sua stagione pokeristica. Ma quando Dario Sammartino è comparso al casinò di Sanremo per giocare il PartyPoker Millions, ci è sembrato di veder arrivare un top player, un vip, un super campione sportivo. Lui amerebbe essere paragonato ad un campione del Napoli viste le sue origini e il suo tifo. Ma la sua edge quando si siede al tavolo ed inizia a scrutare l'avversario è devastante. Si vede che il livello è superiore.

Poi l'abbiamo rivisto a Nottingham e al Dusk Till Dawn, tra il main event e l'high roller che aveva giocato, ci siamo ritrovati nella Trickett's Room, l'area lounge vip dove le cameriere sono modelle in tacco vertiginoso e sono vestite da sera. E davanti ad un piatto di carne è nata questa chiacchierata.
 

Quando ti seguo mi immagino quante storie possano stare dietro agli high roller che con Musta (Kanit) giocate durante l'anno. Che ambiente è? Cosa si respira? Qual è il clima? “Ci sono tante storie davvero dietro a quelle partite. Storie di soldi, di scommesse, di vita. Se ci scriverei un libro? Beh non sarebbe mica una cattiva idea – se la ride Dario – tuttavia, anche se può sembrare strano, il day1 è come giocare un torneo da circolo. L'ambiente è rilassatissimo, si scherza e si gioca anche se i buy in arrivano fino a 100mila dollari. Tuttavia la concentrazione deve rimanere alta”.
E al day2 e al final table? “Al day2 quando si rimane in pochi e ci sono i premi in avvicinamento la situazione è tesissima e in sala non vola una mosca. Il totale opposto del day1, insomma. Arrivati al final table, poi, specie se c'è stato un deal, l'atmosfera torna rilassatissima”.
Noi ci immaginiamo sempre quanti soldi vi giocate di tasca propria. Il grande tema delle quote. Come funziona? Tu come ti regoli con i buy in? “La maggior parte dei giocatori che vedete iscritti gioca al 10-20 percento (per chi non conosce il gergo pokeristico significa che il player vende l'80-90% del buy in che gioca, ndr) e in caso di vincita guadagna la somma restante. Io non ci riesco e mi sono sempre imposto di vendere al massimo un 50 percento di quello che gioco”.
 

Giocare con i “chili” sulle spalle di tanti altri quotisti non può danneggiare il gioco? Per questo motivo tu limiti la vendita del tuo buy in? “No assolutamente. Il vero problema è proprio che non bisogna giocare 'scarati' ma mantenere sempre il solito stile. Non ti devi far condizionare in nessun modo. Certo probabilmente c'è chi sente il peso di tutte le quote che ha venduto ed è da quei giocatori che si possono prendere vantaggi importanti. Io non mi faccio mai condizionare. Se qualcuno compra una tua quota deve fidarsi a priori dell'investimento che fa. Non giustifico mai le mie uscite dai tornei o qualche piazzamento che poteva diventare una vittoria. Se un mio finanziatore dovesse mettere bocca sul mio gioco risolverei subito la questione: non gli venderei più quote”.
Chi è secondo te in questo momento il più forte in assoluto negli high roller? “La risposta è facile: Fedor Holz. Ormai ha vinto talmente tanto che ha acquisito una sicurezza incredibile e un edge pazzesca che arriva sia dal roll che dalla sua tranquillità derivante dai suoi successi. E poi ovviamente è molto forte”.
Dice che va in pensione poi si ritrova ai tavoli e vince tutto lui. Mentre Dario Sammartino che progetti ha per il futuro? “Tra tre anni smetto. O comunque quando questa vita mi stuferà definitivamente. Mi diverto, mi piace giocare ma il mio futuro non può essere per sempre il poker. Mi sono posto come obiettivo questo lasso temporale e per adesso il mio plan è quello di vincere il più possibile”.
Quindi cosa farai da grande? “Ho investito in attività e altre situazioni che non c'entrano nulla col poker e poi si vedrà”.
Gli consigliamo la lettura del romanzo dell'ex “collega” Andrea Piva, “L'animale notturno” e gli chiediamo: ma è proprio vero quello che sostiene lo scrittore di questo bel romanzo e che ha ribadito in un recente intervento televisivo: “Assolutamente sì. Si gioca per soldi e spesso questa disciplina può anche essere noiosa. Certo, ci piace e mi piace tantissimo, ma si gioca solo per vincere. E per questo tra qualche anno smetterò”. Ed è questa la differenza tra il poker e altri giochi e tra un campione professionista e un player addicted.

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