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Progetto All In, Trieste conferma Gorizia: 'Prelievi incompatibili a livello Ue'

18 dicembre 2013 - 09:14

Un'altra sconfitta sonora per il progetto 'All in' dell'Agenzia delle Entrate che continua a recapitare pesanti cartelle esattoriali per i giocatori italiani di poker che hanno conseguito vincite in tornei dal vivo all'estero.

Scritto da Cesare Antonini
Progetto All In, Trieste conferma Gorizia: 'Prelievi incompatibili a livello Ue'

Anche la sezione 9 della Commissione Tributaria Regionale di Trieste ha confermato la sentenza di primo grado della Commissione Provinciale di Gorizia ed un'altra battaglia importante nella lotta contro l'irregolarità e l'illogicità di queste richieste dell'erario è stata vinta in attesa di un riconoscimento definitivo che potrebbe arrivare dai ricorsi già depositati presso la Corte di Giustizia Europea che potrebbero essere discussi tra 7/8 mesi.

 

 

VITTORIA DI SECONDO GRADO - Si tratta di una sentenza di secondo grado già depositata lo scorso 4 novembre, e acquisita dalla redazione di Gioconews.it. La pronuncia è relativa a tre avvisi di accertamento Irpef del 2004, del 2005 e del 2006 di un giocatore italiano che conseguì una vincita in un casinò sloveno e la commissione di Trieste conviene sull'applicazione della tassazione secondo i principi di non discriminazione e della libera circolazione di persone e capitali all'interno del territorio europeo.
Un'analisi lunga e dettagliata (che verrà snocciolata nel prossimo magazine di gennaio 2014 di Gioconews consultabile anche online) che contiene tutte le posizioni sia della prima vittoria a Gorizia, quindi dell'appello dell'AdE che giudica invece compatibilissima la sua azione con i principi comunitari, e quindi le controdeduzioni del ricorrente e la sintesi finale della Commissione triestina.


LE CONCLUSIONI DEI GIUDICI - Ecco a cosa giungono i giudici: "La conclusione cui il Collegio giunge è nel senso che I'art. 67 comma 1, lettera d) TUIR (quello che indica l'imposizione fiscale per le vincite conseguite nei casinò esteri, ndr), così come applicato nel caso di specie in riferimento a vincita conseguita da cittadino italiano in casa da gioco autorizzata slovena, non sia compatibile con la normativa comunitaria".
Conclusioni importantissime e che ora sono attese anche da molti poker players che hanno presentato ricorso alle loro commissioni tributarie competenti. Le sezioni di tutta Italia dovranno acquisire per analogia la sentenza e, in sede di esame, i giudici dello stesso livello non potranno non tenere atto di questa pronuncia.

 

I CONCETTI ALLA BASE DELLA SENTENZA: ART. 49, NON DISCRIMINAZIONE E NO AGLI OSTACOLI PER I CITTADINI - I giudici convengono con i ricorrenti citando tantissimi casi giuridici a livello europeo. In parole povere la non compatibilità dell'azione dell'AdE troverebbe fondamento nella violazione dei principi base del diritto comunitario. La non discriminazione di trattamento di un cittadino membro da stato a stato che si configurerebbe con l'applicazione della doppia tassazione è il principio nuovo e più forte che sembra scardinare il progetto All in e convincere i giudici. Perché un giocatore che ha già pagato le tasse in un casinò sloveno, ad esempio, dovrebbe pagarle anche al suo ritorno in Italia? Citato il caso di una cittadina finlandese la signora Lindman che, in viaggio in Svezia, aveva vinto una lotteria e rischiava di dover pagare le tasse anche nel suo Paese. Una sentenza storica che può essere presa a fondamento contro questa discriminazione cui sono soggetti i players italiani.
Importanti anche i principi dell'Articolo 49 del trattato UE: "Nel quadro delle disposizioni seguenti, le restrizioni alla libera prestazioni dei servizi all'interno della Comunità sono vietate nei confronti dei cittadini degli Stati membri stabiliti in un paese della Comunità che non sia quello del destinatario della prestazione".
Inoltre al punto e) delle conclusioni i giudici triestini indicano che, "il regime fiscale, così come applicato nel caso di specie, con tassazione, nei confronti dei
cittadini residenti proporzionale e progressiva delle vincite conseguite in case da gioco autorizzate site in altri Stati membri, costituisce per i cittadini residenti restrizione implicante ostacolo, non giustificato per ragioni di interesse pubblico diverse dall'incremento della pretesa fiscale".

 

LE POSSIBILI REAZIONI DELLO STATO – L'AdE potrebbe non essere contenta di questi esiti negativi e potrebbe spedire entro sei mesi (come detto questa prima sentenza favorevole è stata depositata lo scorso 4 novembre) tutti gli incartamenti presso la Suprema Corte di Cassazione. Il rischio, però, è che si tratti di un vero e proprio harakiri per gli agenti delle tasse. Nelle loro motivazioni i funzionari statali sono convintissimi che le loro ragioni siano legittime. Ma i giudici del Fisco smontano le loro tesi (bizzarra quella che giustifica questi prelievi perché l'Italia ha solo 4 casinò per 60 milioni di abitanti contro le decine di case da gioco slovene, Stato di appena 2 milioni di cittadini europei) anche se lasciano uno spazio di azione all'erario.
"Quanto precede - per completa chiarezza - non esclude affatto che lo Stato italiano, innanzi a settore non armonizzato, venga a disporre della potestà, di regolare con precisione il "livello di protezione", anche tramite la leva fiscale". Ossia lo Stato dovrebbe prima dotarsi di una legge ad hoc per agire su questi livelli di prelievo giustificando la tesi della protezione dei giocatori. Ma, evidentemente, una norma del genere che viola tutti questi principi non troverebbe mai approvazione a livello comunitario.

 

LA PAROLA ALL'UE - Come detto tra 7/8 mesi potrebbe anche arrivare il parere definitivo della Corte di Giustizia Europea visto che molti ricorsi sono già finiti presso l'Avvocatura comunitaria. Anche in questo caso, non essendoci tra l'altro conflitto tra le commissioni tributarie e l'Europa stessa che sembrano parlare la stessa lingua, il riconoscimento della discriminazione che stanno subendo i 'rounders italiani' non dovrebbe essere così complesso da certificare per i giudici comunitari.

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