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L'avvocato Max Rosa: 'Le autorità dovrebbero studiare i precedenti del poker live'

31 gennaio 2015 - 08:37

Se è vero che lo stato caotico e deregolamentato del settore non aiuta affatto le forze dell'ordine e le autorità giudiziarie nello svolgimento del loro compito, è altrettanto innegabile che le Autorità inquirenti agiscono troppo spesso in modo superficiale, contestando ipotesi di reato di cui non conoscono le peculiarità tecniche e le evoluzioni giurisprudenziali: diciamo che è una mera questione di imperizia.

Scritto da Cesare Antonini
L'avvocato Max Rosa: 'Le autorità dovrebbero studiare i precedenti del poker live'

Massimiliano Rosa, legale del foro di Udine ed esperto di poker e gaming, esordisce così nell'analisi delle cause di Milano e Pordenone nelle quali ha ottenuto assoluzione e dissequestro dei circoli coinvolti in cause penali per aver organizzato tornei di poker live.
"Sarebbe sufficiente leggersi un po’ di giurisprudenza recente per giungere alla sua elementare conclusione. Non dubito che carabinieri e magistrati cerchino di fare il loro lavoro in buona fede, ma partendo dal presupposto che possono “sbagliare” senza doverne rispondere, accade sovente che si ecceda in leggerezza".
Come spesso sosteniamo, ogni città, ogni campanile, ogni parrocchia, una decisione diversa, una sentenza difforme: "Credo che il problema risieda nei vertici dell’ordinamento giudiziario, che dovrebbe garantire migliori standard di preparazione, di aggiornamento professionale e, soprattutto, di direttive operative. Io come legale risponderei dei miei errori. È superfluo aggiungere che nessuno risarcirà i miei clienti per i gravi danni subiti".

 

A pronunciarsi sul caso di Pordenone è stata ancora la Corte di Cassazione (Sentenza N. 37187/14, pronunciata il 06.05.2014, depositata in Cancelleria il 05.09.2014) annullando il decreto di sequestro del Pubblico Ministero di Pordenone del 15 aprile 2013 e disponendo l’immediata restituzione di tutti i beni sequestrati agli aventi diritto. "La Corte cassa in modo perentorio e radicale l’operato della Procura di PN e dello stesso Tribunale del Riesame - prosegue Rosa - sostenendo che nel decreto di sequestro vi era totale mancanza di motivazione e che il Tribunale del Riesame non poteva integrare autonomamente una motivazione assolutamente mancante. In buona sostanza, si da atto di un’attività del tutto arbitraria, in quanto immotivata!".
E la stampa locale spara sentenze ancor più dure: "Anche in questo caso ovviamente ci sono stati innumerevoli articoli sulla stampa locale, gravemente lesivi dell’onore e della reputazione dei vari soggetti coinvolti".
Ma Rosa tiene a sottolineare un punto importante della causa di Pordenone, la fase della restituzione dei beni sequestrati: "La Sentenza è stata depositata il 05 settembre 2014, il che significa che la Procura di PN ne ha avuto conoscenza in quella stessa data; è dovere della Procura dare immediata esecuzione alla pronuncia, restituendo tutti i beni sequestrati agli aventi diritto, tra cui ricordo esservi somme di denaro per circa € 20.000,00; ho atteso invano che procedessero d’ufficio, come da loro obbligo, ma dopo due mesi senza notizie ho dovuto depositare una istanza di restituzione ex art. 263, co. 4°, cpp. Dopo tre mesi dal deposito dell’istanza e dopo diversi messaggi sollecitatori lasciati al PM Annita Sorti, puntualmente disattesi, i beni non sono ancora stati resi agli aventi diritto e dalla Procura di PN non ho ricevuto nemmeno una comunicazione".
E il prossimo asso potrebbe essere assai pesante per le parti: "Concludo dicendo che se entro la settimana prossima non riceverò un provvedimento di restituzione dei beni sequestrati dalla Procura di PN, sarò paradossalmente costretto a presentare un esposto per omissione d’atti d’ufficio in Procura Generale presso la Corte d’Appello di Trieste, unico modo che individuo per tutelare i lesi diritti dei miei assistiti". 

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