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Liquidità condivisa di poker online: dopo i Governi il problema delle room

28 febbraio 2015 - 01:13

Il Portogallo sta regolamentando il poker online e prepara il framework necessario per la condivisione della liquidità. La Francia, proprio ieri, ha lanciato messaggi di apertura dopo il lungo periodo di silenzio dovuto al passaggio di consegne ai vertici dell'Arjel.

Scritto da Cesare Antonini
Liquidità condivisa di poker online: dopo i Governi il problema delle room

La Spagna ha sempre mostrato disponibilità anche se il suo mercato presenta notevoli problemi tra uno Stato e l'altro e a livello generale mentre dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato si è sempre assicurato che l'Italia era forse il primo Paese ad essere prontissimo per questo cambiamento epocale.
Belle notizie ma sembra esserci un problema cui in pochi forse hanno pensato: a chi interessa veramente fare questo passo epocale? Ai players ovviamente sì visto che vogliono giocare in un ambiente legale e con tornei e montepremi sempre maggiori. Gli Stati regolamentati che vogliono ottenere maggiori risorse dai volumi di raccolta. E poi? Il problema è che, guardando anche superficialmente i mercati di poker online europei emerge la verità che solo PokerStars e poche altre room sono presenti in tutti i Paesi che vorrebbero aprirsi a questa condivisione.
Come stiamo assistendo in Usa, tra Nevada e Delaware, la condivisione verrà facilitata dalla presenza di un operatore o al massimo due con la prevalenza di 888 poker col suo circuito All American Poker Network.
PokerStars, in effetti, spinge davanti e dietro le quinte perché potrebbe partire da subito facilitata dalla presenza del suo software in tre Paesi importanti come Italia, Francia e Spagna. Le altre room non sono insensibili al problema. Semplicemente non c'è la stessa spinta all'ente regolatore che puo' fare chi sarebbe già pronto e non avrebbe necessità di investire chissà cosa.
Altre room potenzialmente in grado di 'sharare' liquidità di gioco? Di sicuro il circuito iPoker con la sua room principale Titanbet che potrebbe partire quanto meno in Italia, Francia e anche Spagna.
Anche 888poker è presente un po' dappertutto meno che in Italia dove il brand di livello mondiale non ha mai preso piede anche piuttosto paradossalmente.
Un altro brand presente in tutta Europa è Bwin, sia in Italia che in Spagna con una discreta forza. La condivisione tra PartyPoker, Bwin e room come Gd Poker in Italia, puo' allargare notevolmente la base di condivisione.
Ma per tante altre room la situazione non è così immediata. Si tratterebbe di trovare accordi o modificare i propri software e investire soldi. In questo momento, anche per grosse multinazionali, i proventi derivanti dalle business unit di poker non sono così rilevanti come altri asset. Per questo i Governi non hanno queste spinte importanti che potrebbero aiutare allo sharing di liquidità. Dove c'è poco margine e per le aziende cui il poker non è il core business l'interesse scema decisamente.

Altri casi? Pmu in Francia o Europoker o PokerClub di Gtech in Italia che sta investendo ormai da anni su un proprio software finora circoscritto ad una room e non allargato ad un network avrebbero qualche problema in più.
Il circuito People's anche rimarrebbe un po' isolato dal resto dell'Ue. Quindi alcune realtà potrebbero anche remare contro in silenzio a questa operazione in tutti gli Stati coinvolti.
Non è detto che tutto sia sempre più facile in America ma chissà perché alla costituzione delle prime realtà di poker online aziende come 888 hanno subito pensato alla creazione di un network ancor prima che si parlasse di possibile condivisione di gioco tra Stati a stelle e strisce?

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