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Max Rosa: 'In Slovenia il poker online non è vietato, scelta aziendale per PokerStars'

21 luglio 2016 - 10:48

Perché PokerStars ha lasciato la Slovenia e perché poteva rimanere: l'analisi approfondita dell'avvocato Max Rosa. 

Scritto da Redazione Poker

La chiusura in Slovenia di PokerStars ha creato diversi problemi a molti grinder italiani. Uno stop che rientra nelle politiche della room di Amaya Gaming che prosegue nel suo percorso di regolarizzazione nei mercati autorizzati in Europa e nel Mondo.

E, in effetti, stando alla lunga e completa dissertazione dell'avvocato esperto di poker live e online, Massimiliano Rosa, L'analisi del legale autore anche delle ormai famosissime sentenze in Corte di Giustizia Europea e nelle varie commissioni tributarie che hanno 'scagionato' i giocatori di poker dal vivo mdalle accuse dell'Operazione All In, è assolutamente condivisibile: la Slovenia è un mercato 'grigio' che, probabilmente si doterà di una regolamentazione. Ma, per il momento, non ha affatto vietato a PokerStars le operazioni.

Condivisibile anche la scelta di Stars visti i tempi che ha impiegato per rientrare nel mercato americano: diventare 'bad actor' per qualsiasi Paese è l'incubo che la room non vuole più rivivere.
Ma ecco, tutta d'un fiato, l'analisi di Rosa:
 
"In primo luogo, va precisato che dal momento in cui è stata fondata la Repubblica di Slovenia, la normativa in materia di poker online non ha subito alcuna modificazione. Ad essere più precisi: mancava una qualsivoglia normativa allora, e manca anche adesso. Ciò significa che qualsiasi eventuale problema di legalità nell’erogazione di poker da remoto sul territorio sloveno, sussisteva sin ab origine e che, di conseguenza, non solo Poker Stars, ma tutti gli altri operatori che continuano ad offrire servizi in Slovenia, ovvero la totalità degli stessi, l’avrebbero sempre fatto nell’illegalità. Di qui il primo, fondamentale distinguo: in Slovenia non esiste alcuna norma che vieti il gioco del poker da remoto, il quale risulta sì deregolamentato, ma non espressamente vietato.
È altresì vero che la legge slovena vieta e sanziona coloro che offrono e pubblicizzano servizi di gioco d’azzardo senza essere in possesso di una licenza statale, ma si tratta di una disposizione inserita nel corpo della normativa atta a regolamentare il gioco fisico (ovvero i casinò), creata allorquando il gioco da remoto, e lo stesso poker, nemmeno esistevano: il poker telematico non dispone di alcuna disciplina di riferimento e meno che mai di licenze acquisibili.
È evidente, peraltro, come non possa essere vietato un servizio per il quale è prevista una licenza, se quest’ultima non esiste, non è regolamentata o non è in alcun modo acquisibile; per fare un parallelo, è una situazione ancor più estrema di quella che in Italia riguarda il poker nei circoli, ove non può essere contestato alcun illecito connesso all’assenza di concessione, perché mancano i regolamenti attuativi ed i relativi bandi per munirsi della stessa; ove è stato contestato tale illecito nel nostro Paese, le sentenze di assoluzione sono state emesse con la formula: “perché la fattispecie non è prevista dalla legge come reato”; ebbene in Slovenia la situazione è ancor più estrema, perché non c’è nemmeno una norma che preveda l’obbligo di una licenza per quello specifico tipo di gioco e, soprattutto, manca un’espressa disposizione sanzionatoria per chi eroga servizi di poker da remoto.
È vero che in alcuni casi le Autorità slovene hanno cercato di forzare l’interpretazione normativa, estendendo al gioco telematico la disposizione sanzionatoria prevista per quello fisico, ma a quanto consta, nelle rare occasioni in cui si è proceduto ad una contestazione o a un tentativo di blocco degli operatori da remoto, ogni caso si è sempre risolto con nette e rapide vittorie da parte dei legali delle società estere e l’immediata riattivazione dei servizi: non si può vietare o punire alcunché, senza che vi sia a monte una normativa specifica, chiara e tassativa che lo preveda.
In conclusione, stante l’universale principio di tassatività della legge, possiamo affermare che il poker da remoto nella Repubblica di Slovenia non è affatto vietato, soprattutto per gli operatori muniti di una regolare licenza di gioco rilasciata da uno Stato membro del SEE. O forse vogliamo sostenere che tutti i principali operatori del pianeta, Poker Stars compreso fino all’altro ieri, sono dei fuorilegge?
Quella slovena, in buona sostanza, costituisce una situazione standard, tipica di un “deregulated market”, ovvero di un mercato libero, o anche “grey market” se preferite, esattamente come avvenuto in passato e come avviene tutt’ora in svariati altri casi. Certo nulla vieta alle Autorità slovene di intervenire e di creare delle nuove normative ma, fino a quando non lo faranno, la situazione è quella che ho esposto.
In secondo luogo, va sottolineato che tutte le norme slovene che sanzionano il gioco “sprovvisto di licenza”, vanno a colpire in via esclusiva l’operatore “azienda” e mai il fruitore del servizio: in parole povere, il giocatore non sarebbe comunque punibile o sanzionabile per aver preso parte al gioco. Pertanto, quando leggo comunicati ove si afferma testualmente che: “Continueremo ad essere sostenitori di un’attuazione della regolamentazione equa e coerente che risponde alle esigenze di tutte le parti interessate e comprende un forte impegno per la tutela dei consumatori, persone particolarmente vulnerabili in Slovenia”, mi viene francamente da ridere, perché le uniche parti astrattamente vulnerabili in Slovenia sarebbero solo gli operatori di gioco “presunti clandestini”, diretti destinatari di qualsiasi sanzione legale e/o fiscale irrogabile, in quanto sottraggono liquidità, senza versare un centesimo al Paese che li ospita.
In tutta questa vicenda, a mio parere, il consumatore non c’entra proprio nulla ed è oltremodo ipocrita tirarlo in ballo per giustificare delle scelte aziendali, peraltro più che legittime.
Non va dimenticato, infatti, che PokerStars ha operato in Slovenia fino all’altro ieri, e che ha erogato o eroga tutt’ora i suoi servizi in mercati che, a differenza di quello sloveno, prevedono addirittura sanzioni di carattere penale per chi partecipa al gioco, con tanto di confisca obbligatoria dei fondi dei giocatori: si pensi ad esempio ai mercati tedesco e polacco.
Qualcuno ha già dimenticato quanto successo ad un nostro connazionale residente in Germania solo un anno fa, allorquando una banca gli ha confiscato una grossa somma prelevata dal proprio conto di gioco acceso presso Poker Stars, senza che nessuno lo avesse nemmeno avvisato di una simile eventualità. In quel caso, l’illecito è sempre stato previsto dalla legge tedesca ed è addirittura di carattere penale, e stiamo parlando del Paese che negli ultimi anni sta dominando la scena internazionale del poker on line, grazie a innumerevoli giocatori divenuti famosi e ricchi giocando proprio su Poker Stars: in Germania i consumatori sono sempre state “persone particolarmente vulnerabili”, altro che Slovenia!
Qualcuno ha altresì dimenticato la ragione per cui Poker Stars non ha rifuso i fondi di Full Tilt ai giocatori italiani, dopo aver erogato per anni i propri servizi in Italia con le stesse identiche modalità.
E che dire della Polonia, un mercato molto ricco ed appetibile ove il gioco da remoto estero è da sempre messo al bando per mezzo di rigide e tassative disposizioni di legge? O della Russia?
Una breve considerazione anche sull’Austria, dove tutti i professionisti tedeschi si sono trasferiti in massa negli ultimi due anni: ebbene pensate che la situazione in Austria sia molto difforme rispetto a quella slovena? Vi risulta forse che Poker Stars operi in Austria con una licenza statale per il poker on line?
Infine, va precisato che la normativa fiscale slovena prevede esplicitamente e tassativamente l’esenzione per questo genere di redditi, ovunque prodotti, il che significa che non possono esserci problemi di natura fiscale per chi ha giocato e percepito vincite in tale contesto: qui le norme esistono e sono chiarissime!
Personalmente, ritengo che la decisione di Poker Stars sia stata manifestazione di un legittimo diritto dell’Azienda di compiere delle scelte manageriali; come è noto, anche la piccola Slovenia sta tentando di regolamentare il settore, nell’ottica di permettere agli operatori di acquisire delle licenze ad hoc, ciò anche in virtù del considerevole aumento di traffico verificatosi negli ultimi anni in un paese così piccolo: è possibile che Poker Stars conosca meglio di altri l’andamento di tale processo normativo ed abbia deciso di anticipare le sue mosse in tal senso. O forse è possibile che l’Azienda stia avviando una politica di integrale “legalizzazione” della propria attività, finalizzata ad operare esclusivamente all’interno di mercati regolamentati, sì da ottenere un nulla osta per l’ingresso nel mercato nordamericano. O forse, più semplicemente, l’estensione della propria offerta al betting e al casinò on line gli ha provocato maggiori problemi di libera erogazione dei propri servizi all’interno della Repubblica di Slovenia.
In tutti i casi, l’Azienda avrà certamente degli ottimi motivi per la scelta compiuta, e sarebbe molto interessante conoscerli, perché, in linea di massima, qualsiasi mercato ove Poker Stars opera con l’estensione “dot – eu/com” presenta caratteristiche normative uguali e spesso peggiori rispetto a quello sloveno: non è proprio il caso, quindi, di tirare in ballo i consumatori, i quali hanno sempre fatto le fortune degli operatori del gioco da remoto, sin dagli albori dello stesso, senza che nessuno si sia mai particolarmente preoccupato della loro vulnerabilità".

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