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Giovanni Carboni, il punto sulla liquidità di poker condivisa: 'Che si parta tutti insieme'

13 giugno 2017 - 11:47

La parola all'esperto, Giovanni Carboni che ha analizzato la liquidità condivisa per Gioco News: “Salto di qualità necessario ma processo lentissimo”

Scritto da Cesare Antonini

“Un elemento fondamentale da tenere a mente per lo sviluppo prossimo del processo di regolamentazione della liquidità condivisa di poker e gioco online: che i Paesi partano tutti insieme con i primi tavoli condivisi per non creare possibili distorsioni del mercato tra i mercati che parteciperanno all'operazione”.
Il punto di vista di Giovanni Carboni di Carboni&Partners è senz'altro uno di quelli privilegiati. Da sempre a fare la spola tra Monopoli di Stato e i principali operatori di gioco. Stavolta il suo apporto è ancora più importante vista la delicatezza e l'importanza del tema sia dal punto di vista politico che dal punto di vista tecnologico.

In effetti siamo vicini al primo vero mercato unico e unito europeo del gioco online. Sarà un fatto storico. E' questa la strada per il futuro o sarà un esperimento limitato ad alcuni giochi? “Sono un po’ vere entrambe le cose. Ma soprattutto la seconda, pur se la poker liquidity è ben più significativa dell’esperienza dell’ippica internazionale già in essere da anni. È un salto di qualità rispetto al livello della cooperazione tra regolatori che abbiamo registrato negli ultimi anni. Determinerà un’accelerazione nel confronto delle practice e nell’adozione delle migliori. Ma è comunque un piccolo passo di un processo lentissimo e l’ipotesi di un mercato europeo unito e unico del gioco online e oltre l’orizzonte”.

L'Europa sta contribuendo all'operazione o si limita solo a controllare il vostro lavoro da lontano? “Questa è una iniziativa del gruppo “spontaneo” dei 7 regolatori: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra e Austria, che persegue obiettivi omogenei ma ha un programma indipendente con modalità di lavoro più snelle e operative rispetto all'expert group dei 31 Membri dello SEE, istituito nel 2012 con l’action plan della Commissione per il Mercato Interno della Comunità europea”.

Come funzionerà il sistema di tassazione? Le tasse verranno uniformate o ognuno pagherà secondo la sua aliquota? “Se si dovesse passare attraverso l’uniformazione delle imposte il progetto non vedrebbe la luce. Le imposte resteranno le stesse, mentre è auspicabile che successivamente ci siano aggiustamenti, che dovrebbero riguardare il poker cash francese. Non è necessario che le imposte siano identiche. Ma il divario della tassazione francese, che è oltre il doppio di quella italiana, potrebbe provocare problemi seri. Gli operatori presenti sia sul mercato italiano sia su quello francese potrebbero essere costretti ad alzare la rake attualmente adottata in Italia, scontentando i giocatori, o abbassarla in Francia comprimendo i propri margini già inesistenti su quel mercato. Prevedo la seconda”.

Come verrà realizzata concretamente a livello tecnico la liquidità condivisa? “I problemi tecnici non sono rilevanti come talvolta sono percepiti. Il gioco del poker è lo stesso in tutti i Paesi e le piattaforme sono già transnazionali. I regolamenti pongono alcuni limiti, in particolare nel caso italiano limitano il buyin dei tornei a 250 euro e la posta iniziale del cash a 1.000 euro. Questo non cambierà, almeno sul breve. Semplicemente i giocatori italiani non avranno accesso ai tavoli al di sopra dei limiti italiani, che costituiscono però una quota minima del mercato. Il reporting in Italia prevede la connessione in tempo reale col sistema di Sogei e per gli altri Paesi il più semplice modello delle “safe” di archiviazione dei dati di gioco. Ciascun Paese continuerà a farlo a modo suo, adattando il proprio sistema di reporting. I tempi per essere pronti potrebbero essere diversi e forse più lunghi in Italia. I Paesi che aderiranno al progetto di liquidità dovrebbero stabilire che si parte tutti assieme, a meno di ritardi inaccettabili. Un aspetto delicato del progetto è l’inevitabile alterazione degli equilibri competitivi. Ci saranno operatori avvantaggiati ed altri svantaggiati. Ma questi impatti devono essere contenuti”.

Quali sono gli aspetti critici del progetto di cui si devono condividere i regolatori dei Paesi partecipanti, se non quelli tecnici? “A mio avviso gli aspetti da condividere riguardano la protezione del giocatore e il contrasto alle frodi, al riciclaggio ed alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Cioè proprio i temi che prettamente competono agli Stati. Non sono necessarie regole identiche ma soluzioni “equivalenti”, che garantiscono livelli paragonabili di protezione.

Quali sono le sue stime riguardo alla crescita del mercato del poker, bingo e casino games? “La liquidità internazionale avrà un impatto positivo ma relativamente contenuto. I volumi di una volta restano irripetibili. Contribuirà al risanamento del mercato del poker, speriamo con un posizionamento più rivolto all’intrattenimento. Più in generale per quanto riguarda l’Italia avremo necessariamente nei prossimi anni una crescita considerevole della quota del gioco sul canale online, che oggi è pari al 5%, mentre è il 35% in UK, un abisso, e un livello che non è coerente con la diffusione dell’uso di Internet e degli smartphone. Questo è bene, perché il gioco online è nominativo, controllabile e controllato”.

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