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Tra tassazione, problemi tecnici e politici, ecco perché la liquidità condivisa rischia di arenarsi

06 ottobre 2017 - 16:39

Liquidità condivisa di poker online, i problemi ancora da risolvere per partire realmente al di là dell'avversione della politica. 

Scritto da Cesare Antonini

Era il 16 settembre quando avanzavamo qualche dubbio sull'iter dei lavori della liquidità di poker online condivisa a livello regionale tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo. In questi ultimi 10 giorni la politica e alcuni enti e sindacati del settore del gioco, hanno annunciato battaglia contro la realizzazione del progetto firmato a Roma lo scorso 6 luglio dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, braccio del Ministero dell'Economia e delle Finanze per il quale gestisce il comparto del gioco pubblico e le altre authority di gaming europeo.

Non sbagliavamo, a quanto pare, a temere che ci fossero alcune difficoltà. Al di là delle argomentazioni piene zeppe di imprecisioni di chi è intervenuto a supporto dell'interrogazione di Franco Mirabelli, senatore del partito Democratico, alcune problematiche sembrano davvero esistere. E forse anche senza la pressione della politica rischiano di affossare un progetto che tutti, finora, davano per scontato. Anzi davano per fatto.
Tutte considerazioni che rischiano di lasciare il tempo che trovano ma che, in base ad alcune fonti, sembrano avere un fondo di assoluta verità.
Come paventavamo noi pare che davvero l'implementazione tecnica da parte degli Stati sia una problematica di non facilissima soluzione. Le poker room sono abituate già a gestire pool condivise. Lo fanno da sempre perché il poker online è un gioco che nasce sul "punto com" e nasce come libero e condiviso tra centinaia di paesi in tutto il mondo. Lo sapevamo dal 2008 che rinchiuderlo in steccati avrebbe messo un timer sull'ecosistema. Quando il tempo sarebbe scaduto il settore sarebbe crollato. Sta agonizzando piano piano con qualche timida ripresa ma questo è l'unico destino che può avere anche se può trovare comunque una sua dimensione. Chiaro.
Per gli Stati, insomma, non è facile. E pare che quello che dicevamo alla fine si sia purtroppo avverato: manca un'autorizzazione parlamentare a procedere. Anche se le norme, come dice Adm da secoli, bastano e vanno solo attivate, bisogna vedere che numeri ci sono in Parlamento. Attualmente la maggioranza si è mossa come abbiamo visto e non lascia ben sperare per il futuro del progetto.
Altro tema è quello delle tasse.  Anche qui l'avevamo detto: si proclama solo la data di partenza ma non abbiamo ancora visto documenti tecnici concreti, circolari, protocolli di comunicazione e comunicazioni ufficiali ai concessionari italiani e anche a quelli esteri. La Francia ha limato la sua di tassazione? Chi è che abbassa e chi alza?
Altra difficoltà che alcuni concessionari vedono è la comunicazione tra la nostra Sogei e le altre authority, Arjel o Dgoj o quella portoghese. Servirebbe forse una "Sogei.eu". Oppure una solution che si frapponga tra i sistemi dei singoli Stati e la creazione dei tavoli condivisi.
Se possiamo conservare un briciolo di ottimismo per la riuscita del progetto, è evidente che l'annuncio di partire entro il 2017 sia piuttosto ottimistico. E abbiamo sempre pronosticato, almeno, i primi mesi del 2018. La Francia in una recente uscita pubblica ha ammorbidito molto i proclami.
La Spagna spinge a partire tutti insieme e stuzzica l'Italia.
Gli Stati, inoltre, non si sono ancora rivisti e sostanzialmente sono rimasti alla firma di luglio. Di sicuro avranno lavorato singolarmente ma da Adm tutto tace. Sia ufficialmente che ufficiosamente.
Ricapitolando: andrebbe risolta la questione informatica, tecnica, una Sogei.eu, insomma. Unificare la tassazione attenendosi preferibilmente a quella italiana. Quindi verificare in fondo il parere positivo dei parlamenti degli Stati coinvolti e poi anche la vigilanza europea sull'antiriciclaggio.
Cambierebbe tutto il voto politico che è dietro l'angolo, ovvio. Potrebbe cambiarlo in meglio o in peggio, naturalmente. E se il Governo, dal quale non è arrivata nessuna risposta in questi giorni (la redazione di Gioconews.it ha stimolato tutti) non affronterà subito la situazione il tutto si potrebbe allungare ed entrare nell'ennesimo stand by che il gioco pubblico vive (scommesse e gioco online ne sanno qualcosa). Si dilaterebbero i tempi del lancio a patto che quei problemi intanto (e chissà magari forse anche altri) si risolvano.

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