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Poker online, la liquidità scorre via così bene?

16 settembre 2017 - 08:00

Liquidità condivisa: quando si potranno sfidare i “cugini” francesi, spagnoli e portoghesi allo stesso tavolo da poker?

Scritto da Cesare Antonini

Dopo la pausa estiva dovrebbero proseguire i lavori della liquidità condivisa di poker online. L'idea e il progetto sembra piuttosto chiaro: si parte entro la fine del 2017. Almeno secondo quanto l''Arjel francese ha ribadito già diverse volte in occasioni pubbliche col presidente Charles Coppolani e nei rapporti d’attività, sia annuale che dei primi due trimestri dell'anno in corso. Tuttavia è bene chiarire da subito alcuni dubbi e, possibilmente, rispettare alcune indicazioni per poter partire con i tavoli condivisi in maniera limpida e trasparente ma soprattutto efficiente. Piccolissima premessa: il nostro pronostico è piuttosto chiaro da diverse settimane e cioè crediamo si possa partire a breve con la liquidità condivisa. Insomma siamo ottimisti e crediamo nelle promesse dei regolatori europei. Semmai crediamo sia meglio lasciar partire il mercato nei primi mesi del 2018 e soprattutto che si parta tutti insieme.

Detto questo, come si legge sul numero di settembre della rivista Gioco News, l’approccio delle authority di gaming online di Italia, Francia, Spagna e Portogallo sembra davvero concreto e professionale. Soprattutto i nostri partner europei sono decisi e compiono passo dopo passo, pubblicando documenti scritti e prove inconfutabili sul fatto che, stavolta, si fa davvero sul serio. L’Italia ha comunque fatto da Stato capofila e ha anche ospitato l’ultimo meeting in cui è stata apposta la firma per il lancio del framework normativo condiviso lo scorso 6 luglio. Da Francesco Rodano a Daria Petralia sembra che il discorso non si sia mai interrotto e questo va giudicato senz’altro come un fatto che denota serietà, professionalità e volontà di fare sempre passi in avanti in settori che sono comunque in piena evoluzione. Siamo convinti che anche in Adm si stia lavorando mentre scriviamo.
Anche perché l’Italia aveva già ribadito che non aveva grosse emergenze da risolvere a livello normativo.
Tutto ok, quindi? Questione di formalità e formalismi? Beh, non proprio. Qualche dubbio ci rimane. Specie su alcuni “cross” di norme e tecnicismi tra le varie regolamentazioni. Come per l’aspetto delle tasse o delle policy sulla protezione del consumatore o sulle azioni contro le truffe e le collusion.
Insomma, il concetto è semplice: al di là di cavilli normativi da risolvere coi rispettivi Governi (l’Italia pare sia a posto anche in questo senso) e continui documenti, firme, più o meno inutili passaggi in Europa (pare non servissero i tre mesi di stand still tanto sbandierati da Francia e Portogallo), memorandum of understanding e altre pratiche, non abbiamo ancora visto nulla di tecnico, pratico, operativo.
La Francia stava pensando a come rilasciare le nuove concessioni ma ha pensato a come abbassare le tasse? L’Italia ha pensato a come integrare i limiti del famoso decreto Balduzzi sui versamenti o se adeguare il buy in minimo a 250 euro, limite che in Francia, ad esempio, in alcuni tornei ha superato anche i 1.000 euro? E la Spagna ha cambiato il suo framework nazionale sulle licenze così da evitare tutti quei problemi interstatali che hanno frenato in passato molte società ad investire su un territorio così diversificato e diverso. E come uniformare la lotta alle frodi e alle collusion? Chi vigila? Verrà creato un altro organo di controllo? I “caschi blu del gioco online” verificheranno i tavoli con francesi, italiani, spagnoli e portoghesi e poi in futuro chissà chi?
Il nostro timore è che questa grande volontà di stare insieme sia come quegli amici che si ritrovano per stare a cena, per fare serata ma poi si mettono a litigare per cosa mangiare e per quale locale scegliere dove passare la serata.
Il monito è questo: chiariamo bene subito le regole del gioco, dipaniamo il più possibile dubbi e problematiche prima di sederci allo stesso tavolo. I tecnicismi si risolvono. Se c'è la volontà a livello informatico si può davvero fare tutto.
LIQUIDITA' REGIONALE E INTERNAZIONALE - Si è molto parlato di come sarà il mercato quando potremo condividere i tavoli di gioco, partendo dal poker online, con altri paesi regolamentati. Per adesso Italia, Francia, Spagna e Portogallo, litania che ripetiamo ormai come un mantra. Ma in un documento della Direccion General de Ordenaccion del Juego, l'authority spagnola che regolamenta il gaming pubblico, l'allargamento potrebbe arrivare in futuro anche ad altri Stati. Non solo ad altri paesi ma anche verso le liquidità "dot com". Ecco cosa ha analizzato il Dgoj: "L'assenza di una regolamentazione comunitaria di gioco online ci ha portato ad una varietà di regolamentazioni e mercati con Stati che hanno deciso di autorizzare e altri che hanno deciso di non vietare la liquidità internazionale e il 'dot com' come il Regno Unito, la Danimarca, il Belgio, la Repubblica Ceca, Malta, Austria o Finlandia. C'è anche chi vieta ancora il gioco online. Rispettando le circostanze che hanno portato a fissare questa situazione e a creare queste diverse normative, si ravvede che i Paesi in cui la liquidità internazionale è consentita, gli effetti sui valori di mercato sono migliori rispetto a quei paesi in cui non lo è". Insomma per la Spagna è assolutamente preferibile regolamentare il gioco online ma consentire l'apertura ai mercati dot com e quindi dare la possibilità ai players ad accedere a pool più vaste e longeve.
"Abbiamo confrontato il Ggr (gross gaming revenues Ndr) tra due mercati con la liquidità internazionale consentita e la Spagna che ha scelto per ora la pooling liquidity regionale con Francia e Italia". La Danimarca ha una popolazione di 5,7 milioni di abitanti, otto volte inferiore alla Spagna (46,5 milioni) e oltre 10 volte inferiore all'Italia che ha ormai 60,8 milioni di abitanti. "Ebbene il mercato danese di poker online genera più reddito netto pro capite rispetto a quello spagnolo o italiano nonostante le ridotte dimensioni statali e demografiche". Ovviamente il Ggr Uk è il triplo di quello spagnolo e quasi il doppio di quello italiano con dati che, proporzionalmente e poi a livello assoluto se calibrati nelle realtà nazionali, sembrano spingere verso l'adozione di una liquidità internazionale. Difficile, però, che la pooling liquidity abbandoni il modello "regionale" che i regolatori hanno abbracciato e firmato lo scorso 6 luglio a Roma.
Quale sarà l'impatto del nuovo mercato condiviso?
In molti hanno provato a dare un'interpretazione di quello che sarà il futuro. Difficile fare numeri e stime precise e indicative. Semplicisticamente si pensa che sui tournament la crescita sarà una semplice sommatoria dei giocatori delle varie realtà. Sui sit and go, invece, il "moltiplicatore" potrebbe essere ancora più ampio e vicino ad una progressione geometrica e quindi ancora più performante.
Indubbiamente il vantaggio maggiore è per gli Mtt, come ha spiegato l'ex poker manager di Gioco Digitale, PokerStars e Lottomatica, Giulio Astarita: "Sì, i giocatori che hanno più di una room del circuito del teorico .eu sono pochi (hanno residenza estera e magari hanno account .fr e cittadinanza italiana e possono giocare sul .it), quindi è somma secca. Se oggi - per dire - PS può reggere uno Special da 100K, sommando gli altri paesi potrà fare agilmente un 250K, e tutto ciò senza considerare gli added benefit generati da un torneo più grande che attrarrà più occasionali (magari persino me), la maggior rotazione di satelliti che, spero, sarà fatta adeguatamente, e la possibilità di fare più eventi speciali. Direi almeno 4 million all'anno".
Astarita si sfrega le mani e lancia anche qualche idea alla sua ex room: "Magari PS potrebbe sorprenderci tutti con delle EUCoop". Mica male un torneo “europeo” che unisca Icoop, Fcoop e Scoop.
Ok, ma i benefici saranno solo per Stars Group? E le altre realtà? "Oltre a PS, Ipoker è quella che vedo più pronta a fare bei numeri. Le realtà consolidate in Italia hanno già dichiarato piani belligeranti e potrebbero sorprenderci tutti, approfittando di questi grossi scossoni di mercato. Tutti gli altri, però, sembrano arrancare. Ci sono operatori che hanno una componente europeista forte, ma assenti in Italia, come 888 - e son certo faranno bene. Stanno spendendo soldi in marketing (vedi ultime WSOP) e vogliono sfruttare la ripartenza. Winamax è il grande enigma. Sembra voglia puntare forte sul mercato italiano, ma non si è mossa prima, quando, secondo me, avrebbe dovuto. Ora recuperare comporta uno sforzo di marketing disumano. 
Bwin-Party-Gvc (Gd in Italia) pure ha da guadagnare qualcosa da questo nuovo scenario. Party potrebbe "mollare" il marchio Gd e, a parte il tuffo al cuore, è evidente che non ha lo stesso potere di attrazione che aveva 7-8 anni fa e fare campagna unica con un unico brand è dura. Interessante la sinergia con il live in un neonato mercato europeo cui potrebbero, ricordiamo, a breve aggiungersi altri paesi con forti liquidità, e tutto questo porterebbe a potenziali risultati".
Ci sono anche una serie di operatori che potrebbero soffrire? "Gli operatori che hanno un focus molto locale non so cosa potranno fare. È un tema delicato, a dirla tutta, su cui preferisco vedere cosa succederà", conclude Astarita.

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