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Francia e poker live: il Fisco è buono con tutti, piange solo Tristan Clémençon

07 dicembre 2017 - 09:46

Mentre altri poker players francesi vincono le cause contro il Fisco francese, Tristan Clémençon rischia grosso e sovrattasse del 100%. 

Scritto da Cesare Antonini

La Francia non scherza con le tasse sul poker live e neanche la residenza fiscale a Londra sta salvando Tristan Clémençon che ha continuato a perdere i suoi ricorsi anche davanti alla corte amministrativa d'appello di Parigi contro le vincite al tavolo che riguardano prima del 2012. Mentre Manuel Bevand, Valentin Messina e Vanessa Hellebuyck hanno ottenuto sentenze favorevoli, Tristan non riesce a scamparla.
La causa va avanti da ormai diverso tempo e riguarda i guadagni ottenuti prima del 2012 e, nel particolare, 2008, 2009 e 2010 per importi fissati in 58.000, 463.000 e 111.000 euro.

Per lui cruciale una residenza fiscale che le autorità hanno però verificato molto bene senza trovare le corrispondenze che servono per soddisfare questi requisiti.
Dopo un primo giudizio sfavorevole di fronte al tribunale amministrativo di Parigi, Tristan ha cercato di aggirare il problema presentando i documenti della sua residenza fiscale a Londra dal primo luglio 2009, quindi i cambiamenti giurisprudenziali avvenuti negli ultimi anni, il fatto che non praticava ancora il poker a livello professionistico e che le vincite al tavolo da poker, che è un gioco d'azzardo, non rappresentano profitti commerciali.
Ma la Corte amministrativa d'Appello, sempre a Parigi, l'ha rigettata lo scorso 22 novembre adducendo alcune motivazioni: "Se il gioco del poker prevede distribuzioni casuali di carte un giocatore può, attraverso l'esperienza, controllare e mitigare significativamente la casualità del risultato e aumentare significativamente la probabilità di vincita in maniera regolare.
Quando una persona si impegna nella pratica abituale di quel gioco con l'intenzione di trarne profitto, il profitto va considerato come derivato da un'occupazione retribuita o da una fonte di profitto ai sensi delle disposizioni Articolo 92 del codice generale delle imposte e imponibile ai sensi del presente articolo".
La corte d'appello, poi, smonta la residenza londinese di Clémençon con questi elementi:
- la posta era regolarmente inviata alla casa di Lot et Garonne della madre del giocatore
- tre conti bancari risultano aperti in Francia allo stesso indirizzo;
- anche il telefono è sottoscritto allo stesso indirizzo;
- l'assenza di una firma sul leasing a Londra;
- l'assenza di una data certa su altri documenti relativi ad una locazione nella residenza di Londra;
- l'assenza di spese di soggiorno quotidiane su estratti conto bancari a Londra.
 
Inutili le prove dei viaggi prenotate da Londra e altre spese per far cambiare idea alla Corte d'Appello.
E, come detto, la via giudiziale imboccata da Tristan è decisamente stonata rispetto ai successi ottenuti, ad esempio, da Valentin Messina. La corte dice che non ha potuto "applicare legalmente l'aumento dell'80% per attività occulta oltre alla maggiorazione del 25% per non aver aderito ad centro di gestione accreditato. Il suo difetto di dichiarazione risulta da un errore generato però dal fatto che né la dottina amministrativa applicabile, né la pratica amministrativa lasciano trasparire una tassazione delle vincite dei giocatori di poker professionisti chiara e limpida". Insomma, per Messina vale la buona fede mentre, secondo la corte, anche le recenti mosse di spostare la residenza a Barcellona e a Malta, dimostrano la malafede di Clémençon che ora rischia rincari del 100% nelle sue cartelle esattoriali".

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