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Doug Polk all'angolo di un Dan Ott frastornato in heads up al main Wsop

25 luglio 2017 - 16:29

Doug Polk all'angolo del runner up del main event World Series Of Poker 2017, Dan Ott, spiega com'è andata la fase finale.

Scritto da Ca

“E' stato quasi sempre card dead al tavolo finale e forse per questo ha giocato in maniera un po’ troppo loose (soprattutto preflop) scegliendo mani marginali. Non merita i commenti negativi arrivati sui social perché Dan ha fatto del suo meglio in una situazione assolutamente nuova e inaspettata per lui". Doug Polk difende il suo allievo, Dan Ott. Lo youtuber e coach di poker oltre che campione e braccialetto del prestigiosissimo 111.111 dollari high roller One Drop alle recenti Wsop, era all'angolo del runner up del campione del mondo di poker 2017, Dan Ott.
Essendo stati sul rail proprio dal lato di Ott nella fase a tre del main Wsop, abbiamo osservato molto le mosse di Doug e Dan. 

Polk era molto rilassato, sicuro di se e del suo assistito. In effetti la prima parte della fase 3 handed Dan era aggressivo e decisamente loose aggressive. E' anche vero che Blumstein in un paio di occasioni ha avuto dei match point in cui sia Benjamin Pollak che Ott si sono salvati in corner. Addirittura un all in a tre in cui lo stesso Ott ha trovato un 3up, l'eliminazione di Pollak ed è volato in heads up neanche tanto corto. Fino a quel momento nessun aiuto da Polk. O meglio, bastavano le indicazioni dei giorni precedenti. E l'interpretazione della fase a tre, in cui Ott è stato davvero card dead, è stata ottima.

Iniziato l'heads up, però, da oltre 90 milioni lo abbiamo visto scendere fino a 35 e forse anche meno. Poi un raddoppio ancora salvifico e quindi il famoso due al river che elimina Dan in vantaggio fino al turn con A8. Un altro raddoppio avrebbe riaperto quasi tutto e sarebbe stato un bel danno al mindset di Blumstein.

Ma mentre Blumstein attaccava abbiamo visto a pochi centimetri di distanza un Ott frastornato come un pugile che le sta prendendo di santa ragione alle corde.
Così Dan corre da Polk. La prima volta lo ha fatto chiamare dagli amici mentre Doug era più interessato ai cani che erano sugli spalti e a bere birra e cocktail. Polk vola subito a bordo "campo" e sul cellulare vede le mani con il coachato analizzando colpo dopo colpo e chiarendo i dubbi sulla fase in corso. Solo che poi Ott ha continuato a scendere sotto i raise e le aperture e le cbet di Scott. Non si è compresa la strategia studiata con Polk. Anche l'assenza di mani significative non doveva togliere a Ott la possibilità di mettere pressione a Blumstein. Magari shovando di più e tenendo la condotta loose che lo aveva contraddistinto fino a poco prima.
Poi Dan chiama Polk un'altra volta, decisamente più attento e si mette a studiare ancora i colpi. La storia è finita come avrete visto e Polk ammette: "C'è da rammaricarsi per non aver vinto il titolo ma non si può essere tristi avendo vinto oltre 5 milioni di dollari". E la sua quotina, ovvio. Che tanto quotina non dovrebber essere.

Ott è ovviamente contento: “È un sogno. Sono arrivato fino in fondo tra oltre 7mila iscritti al Main Event. Scommetto che tra una settimana mi sembrerà ancora di essere in un sogno. Ho ricevuto tantissimi messaggi anche da gente che non conosco e che non ho mai incontrato. È pazzesco".
 
Qui tutta la storia di Doug e Dan:
 
 
 

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