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Pokeristi imprenditori, dalla lasagna al coworking

20 agosto 2016 - 08:42

Dopo una mega vincita al poker non tutti si mettono in testa di essere campioni e perdono tutto: ecco qualche storia di successo, al tavolo e nella vita.

Scritto da Cesare Antonini

C'è una categoria di giocatori che non cambia vita se la fortuna e l'abilità offrono loro vittorie importanti. Noi vogliamo parlare di quei poker player che, dopo aver vinto qualche ottimo torneo o essere diventati regular di cash game live o online o di tournament in qualche location, hanno avuto la testa e la visione per investire parte delle vincite in altre attività per diversificare la propria vita e i propri investimenti. Il tutto continuando comunque a giocare a poker. Ovvio. 

I QUATTRO DELLA 'LASAGNAM' ROMANA - Un'attività che dura ormai da cinque anni e che, non solo ha raddoppiato aprendo il secondo punto vendita, ma pensa addirittura ad una struttura di franchising fuori dei confini nazionali "perché con la pressione fiscale italiana proprio non si riesce a combattere". A parlare è Dario Nittolo che, insieme a Cristiano Guerra, Tommaso Briotti e all'ultimo membro della società, Samuel Cordua, ha lanciato il progetto 'Lasagnam'. Il nome dice tutto: un ristorante fast food di qualità incentrato sulle Lasagne, proposte in diverse varianti. "La mission di LasaGnaM è quella di diffondere e promuovere, attraverso un nuovo canale alla portata di tutti, la cultura della lasagna in Italia e nel mondo, con una vision radicata nei tradizionali di semplicità e genuinità propri della cultura culinaria nazionale".

Il primo locale i quattro l'hanno aperto nella zona del Colosseo, a Roma. "Sì all'inizio eravamo in tre, poi Cordua si è unito e, guarda caso, dopo che ha iniziato ad andare con gli 'zoppi' ha iniziato a 'zoppicare' cioè a vincere anche vari tornei e raggiungere qualche tavolo finale Ipt. Ora siamo in quattro anche perché dopo il primo ristorante in via Frangipane abbiamo aperto anche in via Nazionale nel 2013".
Sta andando alla grande sembra? "Pian piano miglioriamo ricette, ne troviamo di nuove e aggiungiamo prodotti più o meno inerenti al core business e scegliamo anche in base alla stagionalità durante il corso dell'anno. Adesso va fortissimo la lasagna alla carbonara che è una nostra esclusiva, tuttavia tirano bene anche le lasagne vegetariane mentre il resto, come detto, è tutto in base alle stagioni tra insalate, contorni e qualche secondo speciale. Insomma, non solo lasagna".
Altri progetti o questi due locali rappresentano già un bell'impegno? "Stiamo studiando bene dei modelli di franchising e in che modo svilupparli perché vogliamo fare le cose con calma senza commettere errori e soprattutto far investire a persone i soldi in modo errato. Crediamo molto nel marchio e nel progetto quindi prendiamo il tempo necessario per tutto. In Italia potremmo aprire un altro ristorante a Milano ma eravamo orientati più che altro all'estero chiaramente viste le mille problematiche che incontriamo nel nostro Paese tra permessi, tassazione e altro".
Avete creato un altro lavoro partendo dal poker ma continuate a giocare anche giusto? "Giochiamo tutti nei limiti del possibile del lavoro. Cristiano continua a giocare molto mentre io vado a periodi e anche se mi avete visto in qualche evento live continuo a preferire dal vivo. Tommy continua a giocare ma è una via di mezzo tra me e Cristiano. Di Samuel vi ho già detto".
DAL POKER AL COWORKING ANDATA E RITORNO - C'è poi chi, come Filippo Candio, poker player e imprenditore sardo che ha scritto una pagina importante della storia del gioco arrivando quarto alle Wsop di Las Vegas nel 2010 e vincendo la somma più importante per un italiano in un torneo dal vivo, ha addirittura già fatto il percorso all'andata e al ritorno.
“Gettarmi in un'altra avventura di vita dopo aver toccato il massimo nel mondo del poker mi è servito tantissimo. Ora che so quello che ho e quello che posso fare grazie alla mia attività Hub/Spoke nella mia città, a Cagliari. E adesso posso anche tornare a giocare al tavolo da poker con una consapevolezza e una tranquillità diversa”, ci ha confessato quando è tornato al gioco dal vivo nella prima tappa del Pptour a Campione d'Italia.
Delle imprese di Pippo Candio ne abbiamo parlato tantissimo. Ma come si passa dal poker al coworking? “Noi di Hub/Spoke partiamo dagli spazi open, dalle idee forti e valide, dalle persone in grado di valorizzare queste due caratteristiche e portarle, poi, alla loro massima espressione. Spazi, Idee, Persone. Uno spazio di coworking dove le persone possono esprimersi, collaborare, emergere, far volare le proprie idee e vederle realizzarsi”.
Che obiettivi avete? “Vogliamo diventare ed essere il punto di incontro di questa collaborazione, divenire l’Hub dove professionisti, pubblico e privato si incontrano per creare qualcosa di più, qualcosa che vada oltre una semplice stretta di mano: qualcosa che crei o aiuti a creare i presupposti per migliorare il territorio e la qualità della vita delle persone che lo abitano”.

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