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Dopo Panama, arrivano i ‘Malta papers’: possibili risvolti sui giochi

12 maggio 2017 - 08:58

Malta è la Panama d’Europa, con oltre 70mila le società offshore registrate nell’isola, tra cui molte di gioco. E ora anche il destino sembra lo stesso con le rivelazioni fiscali in arrivo.

Scritto da Ac

L’isola di Malta può essere considerata a tutti gli effetti la Panama d’Europa. Non c’è dubbio. E lo ha detto senza tante esitazioni il Ministro delle finanze tedesco, Norbert Walter-Borjans, dopo essere venuto a conoscenza dell’esistenza di oltre 70mila società che operano offshore nell’isola europea. Le informazioni sono state notificate al Ministero nelle scorse ore dalle autorità tedesche, con una chiavetta Usb recapitata al titolare del Dicastero in cui vengono riportati i nomi di tutte le società estere operative a Malta. Tra queste – secondo quanto comunicato dallo stesso Walter-Borjans, duemila sarebbero le società o persone fisiche tedesche coinvolte nel “Malta gate”, aggiungendo che già da tempo le autorità avevano “forti sospetti” che tali società che dalla Germania avevano scelto di operare su Malta, lo facessero per tentare di evadere il fisco tedesco attraverso la presenza di società di comodo nello statarello europeo.

Un meccanismo che il ministro ha denunciato mettendolo nero su bianco in un comunicato stampa, nel quale spiega che “i dati mostrano come le aziende e i soggetti privati localizzati sulle isole del Mediterraneo usano società di comodo per bypassare le imposte in Germania”. Questo, spiega ancora la nota, “è in parte possibile attraverso stratagemmi legali, ma la maggior parte delle volte il tutto avviene tramite l’uso di società offshore”. Aggiungendo che sarà lieto di condividere le informazioni sulla situazione relativa alla “Panama europea” anche con gli altri stati coinvolti. Per un “attacco” piuttosto esplicito nei confronti dell’isola. Il ministro delle finanze maltese, Edward Scicluna, tuttavia, ha respinto al mittente le affermazioni del suo omologo tedesco, sostenendo che Malta è dotata di un registro pubblico di tutte le imprese che attualmente conta 53mila società. E che in passato aveva toccato addirittura quota 80mila, ma nel tempo è stato diminuito in seguito proprio alle iniziative messe in atto dal governo per escludere le società offshore dal suolo maltese. Aggiungendo che, probabilmente, il ministro tedesco è “male informato”.
Il ministro maltese ha però anche aggiunto che a Malta si applica una corporate tax del 35 percento (con l’85 percento di sconto per gli azionisti sui propri dividendi rispetto alla tassa effettivamente pagata), come a dire che il motivo di un tale successo di aziende internazionali attive nell’isola sia da attribuire a questi aspetti fiscali e non ai presunti sospetti di attività border line. Tanto più che il regime fiscale dello stato è in linea con gli standard europei previsti dall’Ocse.
Tuttavia, non è la prima volta che la Germania si occupa delle questioni maltesi, e nel 2015 l’attacco era arrivato proprio in riferimento alle molte aziende di gioco tedesche che avevano sfruttato il sistema fiscale maltese per operare. Arrivando alla conclusione che le società tedesche di gioco online devono pagare comunque l’Iva in Germania se i propri clienti sono tedeschi. Una questione che non riguarda certo soltanto la Germania, visto che a Malta si trovano le principali aziende di gioco e poker che operano in tutta Europa, e che è stato affrontato anche in altri paesi. Il rischio attuale, pertanto, è che il polverone sollevato nuovamente dai tedeschi nei confronti delle politiche fiscali dello Stato-isola, possa portare all’adozione di nuove misure che potrebbero scoraggiare le attività sul territorio, con eventuale impatto soprattutto nel gaming. Proprio nel momento in cui in Europa – e in particolare, anche in Italia – si parla di web tax e dei proventi delle multinazionali detassati in molti paesi.

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