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Poker, Olimpiadi, eSports: l'hold'em rimane un gioco d'abilità a soldi veri

20 ottobre 2017 - 12:21

Il poker disciplina olimpica cambierà poco per la disciplina che forse andava spettacolarizzata come gli eSports e sulla linea della Gpl. 

Scritto da Cesare Antonini

E se avessimo sbagliato tutto? In questi giorni la notizia che la International Federation of Poker ha riaperto la strada per l'introduzione dell'hold'em sportivo nei giochi olimpici ha riacceso la discussione che, almeno nel caso nostro, cade a fagiuolo anche nell'ambito del topic legato agli eSports e al loro sviluppo.
Quando avevamo ormai pacificamente stabilito che il poker non è azzardo ma pur sempre un gioco a soldi veri che continua però ad essere regolamentato dalle regole del gambling, ecco che arriva questa notizia.

A parer nostro, però, cambia davvero poco. Il poker live e online rimane davvero un gioco d'azzardo nel senso più positivo del termine, sia chiaro. Insomma, l'hold'em e le sue varianti funzionano se di mezzo c'è del denaro da vincere. Che poi sia uno sport mentale, probabilmente il Re degli sport mind per dirla alla Max Pescatori che proprio qualche giorno fa c'aveva spiegato questo concetto, è un altro paio di maniche.
Ma perché abbiamo sbagliato tutto? Parlando di eSports con un esperto come Maurizio Ragno della Lega degli sport elettronici cercavamo un nesso (buy in-tornei-poker live) e ne abbiamo trovato un altro: quello dell'intrattenimento puro e dell'abilità ancor più cristallina. Dove vogliamo arrivare? Pensiamo alla Global Poker League. La "creatura" e creazione di Alexander Dreyfus e della sua Mediarex sostanzialmente cercava di spingere il poker verso un terreno che è molto simile alla logica degli eSports. In tutta questa storia (anche stancante) che il poker è sport e il poker è disciplina olimpica e altre discussioni simili, la svolta degli sport elettronici è lampante: più che desiderare di fare lo sport olimpico "da grande", una lega di giochi elettronici vuole diventare uno spettacolo, uno show, un intrattenimento globale. Che poi ci sono centinaia di migliaia di dollari in palio questo non andrà mai a sfrugugliare le manie dei regolatori di tassare tutto. Anche se non siamo pronti a metterci la mano sul fuoco.
Ecco la Gpl voleva sì "sportificare" il poker ma sostanzialmente lo stava più spettacolarizzando che "sportificando" e scusate le ripetizioni. Via il denaro, via l'azzardo, dentro le dirette Twitch, dentro il cubo nelle arene con la speranza che si potessero riempire. Il guadagno poteva venire dalle stesse fonti che ora gli eSports ci rivelano con tutta la loro forza e la loro naturalezza.
Ovviamente stiamo ragionando per assurdo. Certo è che il poker "sport olimpico" non è la bacchetta magica che risolve d'incanto il gioco dal vivo e altre problematiche del settore. Naturalmente aiuta a sdoganarlo definitivamente ma ormai sarà difficile (e la Gpl lo dimostra) invertire la rotta e cambiare la natura di un gioco che si pratica per soldi veri anche se è uno sport mentale dove conta molto l'abilità.
Concetti triti e ritriti? Neanche per sogno, i concetti in questione vanno chiariti, spulciati, analizzati. Intanto seguiamo con interesse lo sviluppo degli sport elettronici ma per il poker la strada, specie in Italia, sembra segnata e difficile da cambiare. Quindi, se dovessimo rispondere alla domanda iniziale diremmo: no, non abbiamo sbagliato nulla, e la spettacolarizzazione c'era stata. Forse il poker non si scrollerà mai di dosso il suo retaggio negativo. O arriverà il giorno in cui questo avverrà. Chissà. 

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