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Il poker italiano è da spettacolo, da Speranza a Shehadeh e il filo conduttore è Kanit

13 novembre 2017 - 17:44

Gianluca Speranza e Andrea Shehadeh, due simboli di qualità del poker giocato in Italia: e quel filo conduttore chiamato Kanit. 

Scritto da Cesare Antonini

Gianluca Speranza e Andrea Shehadeh quasi 1 milione di euro in due in due tornei totalmente differenti ma con il comune denominatore della qualità del gioco a contraddistinguerli e ad unirli nello stesso tempo e nello stesso destino.
E' stato un inizio di novembre pazzesco per il poker live europeo e per quello italiano. I dati li abbiamo già detti la scorsa settimana e del successo dell'IPO25 ne abbiamo parlato abbastanza. Lasciateci chiudere il cerchio con la celebrazione di due player che vanno ad arricchire il field dei nostri migliori anche se, in qualche modo, ne facevano già parte. Ora, però, hanno un bankroll importantissimo (da favola quello di Speranza) che li consacra nel gotha del poker nostrano ma soprattutto gli consentirà di "mettersi comodi" e, speriamo, di vincere tanto altro ancora.

SPERANZA E' IL PENULTIMO A "MORIRE" MA CHE POKER! - Partiamo da Gianluca che ha sfiorato il titolo mondiale che nessun italiano aveva mai vinto né in Europa né a Las Vegas. Ha eguagliato il record di Fabrizio Baldassari, secondo al main Wsop Europe di Londra di tanti anni fa dietro a James Bord. Gianluca ha circa 1,7 milioni di dollari vinti in carriera ora, secondo HendonMob, poi bisogna vedere il suo effettivo balance. E sfiorò il titolo Wsop Europe nell'ottobre 2011 in quel di Cannes dove si piazzò secondo ancora nel 1.100 euro No Limit Hold'em per oltre 91mila euro. Una consacrazione definitiva per uno che gioca e vince a poker da almeno 9 anni buoni. L'avevamo rivisto con piacere alle Wsop di Las Vegas mentre "railava" Dario Sammartino in deeprun al main event. Con piacere abbiamo scoperto che si era rimesso a giocare con una certa regolarità e i risultati di Vegas l'hanno dimostrato. Il risultato di Rozvadov non ci ha sorpreso. Sapevamo che il "cavallino" sarebbe arrivato. Peccato per quel cavolo di 5 al turn che ha spostato tutte le chips dal lato di De Torres. Ma come gli abbiamo fatto sapere, per noi, Gianluca, ha giocato un torneo meraviglioso, tecnicamente impeccabile. Ok ci sarà qualcosa su cui lavorare di sicuro e avrà fatto review continua con un angolista-amico come Mustapha Kanit che urlava dal rail come un pazzo ad ogni colpo vinto da Gianluca. Ha saputo sfruttare quella doppia eliminazione di Farrell e Ho per poi portarsi piano piano (il tavolo alla fine tra pause e tutto è durato 14 ore e passa)all'heads up. Sapendo di avere edge ha rosicchiato piano piano lo stack di De Torres sorpassandolo e poi staccandolo. Quel 5 è come un rigore tirato alto in finale, sopra la traversa. O una parata all'angolino del portiere avversario. E' mancata solo la zampata finale. O meglio, c'è stata ma poi mancava quel colpo di reni finale che solo la varianza l'ha impedito.
Torniamo da Rozvadov con un grosso rimpianto, ovvio. Ma poi affiorerà la consapevolezza e la felicità per un premio così importante e per il fatto che a livello tecnico ormai non possiamo invidiare proprio nessuno.
 
SHEHADEH VINCE SEMPRE, GLI ALTRI PARTECIPANO, CHI VI RICORDA? - Stesso discorso vale per Andrea Shehadeh seppur in "scala 1 a 3" più o meno. Certo, senza deal, il 23enne milanese avrebbe vinto 300mila euro che per un torneo dal buy in da 550 euro sono tantissimi in confronto al milione e 100mila euro della prima moneta di Rozvadov che prevedeva un buy in da 10mila euro. Il confronto non regge, ovvio. Ma il caso di Andrea testimonia come la qualità conti e si afferma anche in field difficilissimi da "governare" perché numerosi e decisamente variegati. Andrea ci ha infatti confessato di essersi iscritto chiaramente per provare a fare bene ma la consapevolezza di poter riuscire a vincere si è concretizzata solo nel late stage. La sua condotta, però, è stata esemplare già da 50-60 tavoli left dimostrando che certi eventi non si vincono di sola run. Lui ha giocato un poker fatto di edge sfruttata al tavolo, bluff catching a ripetizione tutti riusciti col rischio di impattare di fronte ad un colpo chiuso dall'oppo e poi tantissima action.
Se Speranza è un frutto maturo e completo, Shehadeh è un talento ancora grezzo ma raffinatissimo allo stesso tempo. Non vogliamo "seccare" nessuno ma dobbiamo prenderci la responsabilità ogni tanto di osare: Andrea vince. Gli altri partecipano, lui vince. E sapete a chi dedichiamo sempre queste parole? A Musta nostro! Così dalla nostra sensazione che Shehadeh possa fare grandissime cose alla presenza di Kanit alle spalle di Speranza, eccolo il filo logico di tutto: proprio lui, Mustapha Kanit!

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