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Poker live si, poker live no: la Lega Nord dall'emendamento Germontani alla proposta Stefani

14 maggio 2018 - 16:09

Il poker live torna all'attenzione della politica ma la confusione sul tema rimane alta, specie nella Lega Nord. 

Scritto da Cesare Antonini

Nel bene o nel male (è questo purtroppo il caso) si torna a parlare di poker live. La nostra "cara" politica continua, però a dimostrare una certa confusione sul tema. E mentre Luigi Di Maio e Matteo Salvini si apprestano a prendere in mano il Paese, è proprio la Lega Nord a dare, l'ennesimo, cattivo esempio. In settimana abbiamo parlato della proposta di legge contro il gioco patologico e d'azzardo di Erika Stefani. Nell'articolo dedicato al "Contrasto al gioco illegale ed irregolare", prevede espressamente che "il gioco del poker con vincita in denaro, in tutte le sue varianti, non è ammesso all'interno dei circoli privati".

Idee chiare per un progetto sostenuto (e forse spinto) anche da Federgioco, l'associazione che rappresenta tutti e quattro i casinò italiani. Se il Governo che sta prendendo forma va davvero al potere le possibilità che questo disegno di legge prenda forma sono davvero altissime.
Cambiare idea non è una cosa folle ma non può neanche essere lo standard della nostra politica che prima ha generato un'offerta di gioco clamorosa stimolando una domanda altrettanto enorme e che ora rischia di riversarsi nei canali illegali proprio perché il "divietismo" e il proibizionismo avanzano e tornano alla ribalta. Un governo Lega-5Stelle, poi, rischia di gettare il settore ancor più nel caos. Ma prima di fasciarci la testa, aspettiamo l'esito degli eventi.
Se la Stefani lancia il suo progetto in cui il poker live viene messo praticamente al bando, ricordiamo che Maria Ida Germontani era una esponente leghista nel lontano 2009, che piazzò un emendamento in grado (almeno sembrava) di aprire un mercato legale di circoli di poker.
Mercato poi finito nel dimenticatoio vuoi per l'imminente pressione politica e demogogica sul settore, vuoi per qualche lobby e vuoi per l'incapacità dei nostri Monopoli di risolvere la questione del controllo che, invece, poteva essere di banalissima soluzione.
Quell'emendamento, poi, non produsse mai il famigerato regolamento attuativo e quindi il bando di gara per 100 poker room sparse in tutta Italia. Abbiamo passato anni in balia di sequestri e dissequestri e poi continue vittorie che hanno cristallizzato e parzialmente legalizzato il settore del poker live in Italia.
Ora, non ce ne vogliano i tanti amici che lavorano nei club, ma una legge sarebbe auspicabile ancora oggi. E meglio prendere la palla al balzo piuttosto che opporsi tout court ad eventuali proposte. Anche perché, come abbiamo spesso detto, il poker live è piuttosto fuori dai discorsi sulle distanze dei luoghi di gioco da quelli sensibili e da altre normative. Quindi meglio ritagliarsi un futuro possibile che tornare alla clandestinità e alle lotte in tribunale.
Certo, vista la confusione di esponenti di stessi movimenti politici, le prospettive non sono propriamente rosee.
 

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