skin

Il grande paradosso della lotta senza confini al poker e al gioco in un Paese allo sbando

29 ottobre 2018 - 13:25

Per i social network e il Governo gialloverde il poker e il gioco continuano ad essere delle forti priorità: chiudono pagine Facebook innocue, ma il Paese sembra crollare su altro. 

Scritto da Cesare Antonini

Ci occupiamo di gioco pubblico, legale, da ormai 15 anni. Questa testata da 10. Mai avremmo immaginato di dover cercare ogni settimana di ristabilire un po' d'ordine nelle gerarchie della comunicazione e, a quanto pare, anche in quella dei problemi reali del Paese in cui siamo nati, viviamo e lavoriamo (pagando anche tantissime tasse da sempre). E non pensiamo di essere in grado di farlo noi questo lavoro di riordino delle problematiche del nostro Paese. Ma, visto che siamo nel mezzo di una discussione in cui, improvvisamente tutti stanno dicendo la loro e invece di parlare ci stiamo tirando le uova in faccia, allora la nostra la diciamo eccome.

Ci è sempre sembrata esagerata l'emergenza del "governo del cambiamento" sul gioco d'azzardo. L'avevamo capito che era una mossa prettamente elettorale e comunicazionale. Tanto che l'erario continua ad attingere proprio dal gioco pubblico per finanziare le sue politiche contravvenendo in termini a quella protezione del consumatore tanto sbandierata nel Dl Dignità.
Ma veniamo a noi. In settimana apprendiamo della chiusura dell'ennesima pagina Facebook di un poker player e poi ci imbattiamo nella strage di Roma, di Desirée, o in tanti post sul social più frequentato al mondo, che sfiorano i limiti più bassi della vergogna.
E' abbastanza bizzarro che a Roma non si siano vietate le slot piuttosto che l'alcol (misura comunque abbastanza inutile) dopo lo stupro di massa visto il livello di attenzione che c'è sul gioco. O che il ministro del Mise non sia intervenuto dicendo che il Governo continuerà con la lotta all'azzardo. Per poi colpire ancora di più i presunti ludopati dopo l'ennesimo colpo preso dall'indagine dell'Istituto Superiore della Sanità che non ha potuto confermare (purtroppo per loro) che l'Italia ha 5 milioni di malati gravissimi di azzardopatia. E non si capisce perché non si vada a fondo su altri problemi come droga, appunto (il largo uso di eroina tra i giovanissimi fa spavento) o l'alcol.
Invece si perseguono dei poker players magari anche vincenti in carriera e che hanno anche reinvestito parte delle loro vincite creando lavoro. Sì, pensate un po', proprio nell'economia reale che voi dite. Ne conosciamo molti. Così come conosciamo chi "se ne passa" al tavolo. Ci sono distorsioni, ci sono eccessi, per carità e il gioco e la pubblicità andrebbero regolati in un certo modo. Ma non in questo modo e con questo astio ostinato.
E per questo dobbiamo riportare un po' di realismo alle politiche portate avanti finora dal governo gialloverde. Ripetiamo ancora: non vogliamo mettere bocca su un problema serio, complesso, profondo come la situazione che ha portato alla morte di Desirée. Vorremmo solamente che si tornasse a ragionare con maggiore equilibrio. E soprattutto vorremmo vedere chi dovrebbe tutelarci scagliarsi pesantamente come spacciatori, violentatori, mafie e dipendenze da alcol, fumo e droghe pesanti, così come è stato fatto e si continua a fare sul gioco d'azzardo. Legale, specifichiamo. Perché dell'illegale che prolifera non interessa a nessuno. Basterebbe uno sforzo al 30-40% di alcuni parlamentari che ogni giorno combattono la loro crociata contro il gaming per risolvere il problema.
Eppure assistiamo alla chiusura di paginette Facebook dove al massimo si postano foto di carte e chips. Se abbiamo peccato di benaltrismo non ci scusiamo. Ci stiamo solo difendendo da un'onestà intellettuale che in molti hanno perso tra milioni di fake news politiche sul web.

Articoli correlati