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Francia e charity: effetto imitazione per regolare il poker live d'Italia

21 novembre 2018 - 16:30

Il poker per beneficenza può essere una chiave di volta per convincere scettici e detrattori ma il modello da seguire per il live è quello francese.

Scritto da Cesare Antonini

L'abbiamo scritto diverse volte e la stampa estera riporta spesso notizie riguardante i tornei di poker live di beneficenza. E prendendo spunto anche da una notizia che avevamo già dato e che è sta rilanciata in questi giorni sulla realtà francese, abbiamo avuto l'illuminazione: ma perché non si imitano semplicemente i modelli esteri per regolare il poker dal vivo? In economia esiste l'effetto imitazione che è quello che fa un'azienda che arriva sul mercato dove c'è un first mover che ha dettato le leggi del mercato e di prodotto. Il Giappone ha costruito il suo successo su questa tecnica imitando gli Usa e i paesi più evoluti e diventando l'allievo che batte il maestro. Qui non è che ci sia così tanto da imitare, tra l'altro. 

Allora perché non prendere un po' da tutte e due le soluzioni e regolamentare un settore che coinvolge centinaia di migliaia di players? Che la Francia avesse fatto un buon modello lo diciamo da tempo. E la soluzione della beneficenza potrebbe convincere anche i più scettici e sdoganare il poker rendendolo anche “amico” della società civile visto che la politica e alcuni gli affibbiano ancora il peggior retaggio possibile.

Attenzione, però: il business plan del live non è così solido da poter permettere tanti voli pindarici con la rake e le fees. Beneficenza sì, ma sostenibile, insomma.
La Francia ha costruito l'impalcatura perfetta con i conti in vista delle associazioni iscritte ad un albo pubblico e l'obbligo di pubblicare bilanci e tenere pronta la contabilità. Poi c'è l'obbligo di una videosorverglianza e di una vigilanza fisica in sala per evitare qualsiasi problema e mantenere l'ordine pubblico. Non sono soluzioni pazzesche e servirebbe davvero molto poco per metterle in campo.
Forse più difficile il discorso sul charity poker. Non è di semplice soluzione sempre per quello che riguarda la marginalità. Non scordiamoci i costi notevoli per l'organizzazione del poker dal vivo, soprattutto per il personale e il mantenimento della sala. Nel Michigan, ad esempio, una parte va a premio e una va in beneficenza: insomma capire bene i margini non è semplice. Senza contare che tanti club sono stati chiusi proprio perché rivelatisi copertura per partite tutt'altro che basate sull'idea del fare del bene al prossimo.
L'idea della beneficenza può essere una chiave di volta per convincere scettici e detrattori. Poi, però, il sistema deve essere concepito in maniera differente e, come detto, sostenibile per chi vuole fare impresa in questo segmento del gambling.

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