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Tutti contro tutti nella lotta al proibizionismo e ci rimette solo l'online

25 febbraio 2019 - 17:25

Il settore è totalmente diviso nella lotta al proibizionismo contro il gioco pubblico: prendersela con l'online, poi, non ha proprio senso. 

Scritto da Cesare Antonini

Davvero volete prendervela con un gioco in via d'estinzione? L'associazione delle concessionarie di gioco online, LOGiCO, ha pubblicato gli interessantissimi risultati di un'indagine sul segmento in questione dell'offerta statale e sull'influenza della pubblicità sulla raccolta in relazione ai rischi di cadere nell'illegalità. Emerge che il gambling a distanza sia il 7,2% del totale con una percentuale ancora più bassa per il poker online. E per questo la strada che si sta intraprendendo non è proprio delle migliori.

Partiamo dal presupposto che il settore dell'intrattenimento in questa partita contro il proibizionismo è totalmente diviso e, da tempo ma ora con più veemenza, inizia ad attaccarsi a vicenda: slot contro Vlt, Slot contro gioco online e poi poker contro casinò anche se spesso i concessionari (almeno quelli più importanti) offrono tutti i giochi in questione. Una guerra tra poveri o meglio, tra segmenti di mercato che sono tutti sotto attacco da parte del governo gialloverde o, comunque, da parte dei "gialli" a cinque stelle che continuano ad incrementare le tasse senza garantire, al contempo, un'adeguata gestione e un riordino centrale lasciando gli operatori in balia di leggi regionali schizofreniche, inutili e difformi.

Una guerra che non ha senso quando il comparto si sarebbe dovuto unire in maniera forte e seria. Una specie di "testuggine" di romana memoria, una macchina da guerra perfetta perché, se ancora qualcuno non lo ha capito, l'idea di certi politici è quella di chiudere tutto, di tirare giù la serranda in barba all'illegalità e al mancato introito per l'erario.

Belle le parole e le iniziative di LOGiCO anche se preferiremmo qualcosa di più fermo e anche deciso. Non che l'associazione diretta da Moreno Marasco non sia decisa nei suoi passi, ma ci provoca questa sensazione e magari sbagliamo. Tutto il contrario le azioni a volte rudi e dirette delle associazioni dei gestori degli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro. Ecco, vorremmo una via di mezzo per sortire l'effetto sperato e cioè il ritorno ad una gestione intelligente del settore. I nostri rappresentanti dovrebbero essere bravi a usare il bastone e la carota, diplomatici e intelligenti come LOGiCO ma un po' più tosti e fermi come alcuni personaggi del mondo delle New Slot.
In tutto questo c'è la difficoltà di rapportarsi col viceministro Luigi Di Maio e i suoi diretti collaboratori e deputati schierati contro il settore. Non c'è dialogo. Zero.
Vediamo i primi passi della protesta delle scorse settimane come andranno, ma solo un'unità di intenti può ottenere qualche risultato. E il nostro timore, al di là delle sfumature che abbiamo provato a disegnare, è che mancherà sempre questo al gaming d'Italia, un progetto unico in grado di rappresentare un settore maturo e un'industria importante per il paese. Nei paesi europei si percepisce tutto un altro rispetto attorno al gioco. Dobbiamo tendere a quell'idea anche se non è semplice per come il nostro settore è cresciuto e per lo scenario che si va delineando giorno dopo giorno.

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