Davvero volete prendervela con un gioco in via d'estinzione? L'associazione delle concessionarie di gioco online, LOGiCO, ha pubblicato gli interessantissimi risultati di un'indagine sul segmento in questione dell'offerta statale e sull'influenza della pubblicità sulla raccolta in relazione ai rischi di cadere nell'illegalità. Emerge che il gambling a distanza sia il 7,2% del totale con una percentuale ancora più bassa per il poker online. E per questo la strada che si sta intraprendendo non è proprio delle migliori.
Partiamo dal presupposto che il settore dell'intrattenimento in questa partita contro il proibizionismo è totalmente diviso e, da tempo ma ora con più veemenza, inizia ad attaccarsi a vicenda: slot contro Vlt, Slot contro gioco online e poi poker contro casinò anche se spesso i concessionari (almeno quelli più importanti) offrono tutti i giochi in questione. Una guerra tra poveri o meglio, tra segmenti di mercato che sono tutti sotto attacco da parte del governo gialloverde o, comunque, da parte dei "gialli" a cinque stelle che continuano ad incrementare le tasse senza garantire, al contempo, un'adeguata gestione e un riordino centrale lasciando gli operatori in balia di leggi regionali schizofreniche, inutili e difformi.
Una guerra che non ha senso quando il comparto si sarebbe dovuto unire in maniera forte e seria. Una specie di "testuggine" di romana memoria, una macchina da guerra perfetta perché, se ancora qualcuno non lo ha capito, l'idea di certi politici è quella di chiudere tutto, di tirare giù la serranda in barba all'illegalità e al mancato introito per l'erario.
Belle le parole e le iniziative di LOGiCO anche se preferiremmo qualcosa di più fermo e anche deciso. Non che l'associazione diretta da Moreno Marasco non sia decisa nei suoi passi, ma ci provoca questa sensazione e magari sbagliamo. Tutto il contrario le azioni a volte rudi e dirette delle associazioni dei gestori degli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro. Ecco, vorremmo una via di mezzo per sortire l'effetto sperato e cioè il ritorno ad una gestione intelligente del settore. I nostri rappresentanti dovrebbero essere bravi a usare il bastone e la carota, diplomatici e intelligenti come LOGiCO ma un po' più tosti e fermi come alcuni personaggi del mondo delle New Slot.
In tutto questo c'è la difficoltà di rapportarsi col viceministro Luigi Di Maio e i suoi diretti collaboratori e deputati schierati contro il settore. Non c'è dialogo. Zero.
Vediamo i primi passi della protesta delle scorse settimane come andranno, ma solo un'unità di intenti può ottenere qualche risultato. E il nostro timore, al di là delle sfumature che abbiamo provato a disegnare, è che mancherà sempre questo al gaming d'Italia, un progetto unico in grado di rappresentare un settore maturo e un'industria importante per il paese. Nei paesi europei si percepisce tutto un altro rispetto attorno al gioco. Dobbiamo tendere a quell'idea anche se non è semplice per come il nostro settore è cresciuto e per lo scenario che si va delineando giorno dopo giorno.