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Poker live ancora nel mirino e quanti dubbi nel settore!

01 luglio 2019 - 16:02

Poker live ci risiamo, ma quanti dubbi e incertezze nel settore: ecco un riepilogo della situazione (paradossale) in cui ci troviamo. 

Scritto da Cesare Antonini

L'ennesimo caso di sequestro e denuncia per gioco d'azzardo ad un club di poker live ci porta a fare alcune riflessioni in ordine sparso. Ma soprattutto a dover ribadire alcuni concetti che, sentendo parlare alcuni players, è bene ripetere perché, evidentemente non sono stati (ancora?) digeriti.

Il fatto del club di Sarzana (sul titolo dell'operazione Gdf sorvoliamo, Las Sarzana, vabbè) ci ha posto un primo interrogativo: è davvero illecito effettuare re entry o rebuy laddove essi siano fissati precedentemente dall'organizzazione e quindi possano configurare la predeterminazione della perdita del giocatore?

Prima di provare a capire se questo dubbio può avere un suo fondamento ribadiamo i famosi assiomi che dovrebbero essere alla base del settore del poker live.

Esista la legge che regolamenta il gioco dal vivo e che deriva dall'ormai famigerato emendamento Germontani in una legge comunitaria (88/2009) prodotto dalla parlamentare di Forza Italia. A questa norma che prevedeva solamente pochi tratti di un quadro tutto da “dipingere” , non è mai seguito un regolamento attuativo. Siamo nel 2009 quando si impose d'imperio e con circolare del Ministero dell'Interno, la chiusura di tutti i club di poker live d'Italia.

Prima di questa data, era il 2008, c'era stata una circolare del Ministero dell'Interno e quindi anche il Consiglio di Stato aveva delineato gli ormai noti tratti del poker live “legale”, poi ribaditi dopo il blocco del 2009 dalla Suprema Corte di Cassazione: buy in moderato 30-50 euro (100 euro siamo già borderline), nessun rientro e premi in denaro. Addirittura si indicava l'organizzazione un torneo alla settimana.

Fuori da queste linee siamo, appunto, sul bordo.

Poi ci sono le varie sentenze da Lecce a Perugia a tanti altri casi. Anche qui, però, attenzione. Le stesse hanno solo valore “territoriale” e si riferiscono sempre e solo a quel club assolto o dissequestrato. Sono utilissime, certo, in sede giudiziale per far comprendere al giudice le ragioni del poker live e le incongruenze della realtà.
Purtroppo, però, così è. Dobbiamo essere onesti: non si può giocare a poker live fuori da quei confini che abbiamo appena delineato. E' ovviamente abbastanza paradossale che ci siano alcune roccaforti, alcuni feudi ma, vivaddio, almeno dove lo Stato ha riconosciuto l'errore, è bene che lì si giochi.
Anche perché alcuni giudici hanno sentenziato con estrema chiarezza che i ritardi (appena 10 anni, mica tanto poi) dello Stato nella regolamentazione non possono bloccare l'attività imprenditoriale di chi ha impegnato locali, affitti, investimenti e soprattutto posti di lavoro.
E la cosa ancora più assurda e che fa più rabbia, è che si continui a ragionare per campanile, per parrocchia, senza affrontare il settore in maniera organica. Tipico atteggiamento italiano e, purtroppo, il poker live non è mica l'unico settore a soffrire questo “limbo” di cui spesso parliamo su queste pagine.
Tornando alla domanda iniziale e detto tutto questo, la riflessione non è affatto sciocca e banale. Ma se dobbiamo attenerci alle leggi i discorsi stanno a zero. E far digerire ad un giurista la differenza tra freezeout e un solo re entry se siamo messi così è un'impresa che neanche il buon Don Chisciotte si sognerebbe di perseguire!

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