La tassa sulla fortuna potrebbe essere applicata sul poker online ma, sul live, niente inasprimento delle aliquote. Il condizionale è d'obbligo ma la manovra fiscale del Governo "giallorosso" potrebbe aumentare l'effetto espulsivo dei giocatori di poker italiani verso i i siti dot com col rischio di vedere altri grinder lasciare il Paese pur di continuare a giocare e fare il loro lavoro. E le room italiane rischierebbero la chiusura. E neanche la liquidità condivisa potrebbe salvare il verticale di gioco online in questione.
Ma andiamo per ordine. Perché il condizionale? In realtà ancora non esiste una versione certa e dettagliata del pacchetto di norme sui giochi nel prossimo Def del Governo Conte. Tuttavia in questi giorni è spuntata una nuova impostazione della "tassa sulla fortuna". Non è ancora specificato ma, va da sé, che ogni vincita sui giochi del bouquet autorizzato dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, andrebbe tassata. Oltre al Lotto, al SuperEnalotto e alle slot e alle vlt, anche il gioco online, e quindi poker e casinò, potrebbero farne parte. E gli scaglioni sono ancora più aspri.
Come funziona? Il decreto fiscale collegato alla manovra modifica l’attuale tassa del 12 percento sulle vincite superiori a 500 euro si trasforma in un prelievo progressivo: chi più vince più paga al fisco italiano. Fino ad arrivare al 25 percento nel caso di vincite superiori ai 10 milioni di euro.
Questi gli scaglioni dell'aliquota:
del 15% per vincite tra 500 euro e 1.000 euro;
del 18% per vincite tra 1.000 euro e 10.000 euro;
del 21% per vincite tra 10.000 euro e 50.000 euro;
del 23% per vincite tra 50.000 euro e 10 milioni;
del 25% per vincite oltre i 10 milioni.
Per il poker online, ovviamente, si tratta di una bella mazzata anche se per il livello di prizepool, sembrano essere solo i tre scaglioni ad essere interessati nella maggior parte dei casi. Difficile ormai vedere prime monete superiori ai 50mila euro.
Da specificare che si tratta di una tassa "invisibile" e che il prelievo sarà sempre e comunque alla fonte. Se il giocatore vincerà un torneo, la somma non verrà decurtata successivamente. I sistemi avranno già calcolato tutto e non bisognerà dichiarare nulla all'erario. Ma, naturalmente, il payout scende e l'appeal del "punto it" è a rischio.
Per il poker live niente di tutto questo. Le vincite nei casinò italiani sono salve. Il problema è che solo Sanremo ha un palinsesto di gioco dal vivo. Il regolatore sembra davvero fare il contrario di quello che servirebbe. Dietro la voglia di limitare il gioco si continuano a fare danni al settore e si spingono i players sia verso i siti dot com non autorizzati, che, soprattutto, verso i casinò esteri e i circoli non regolati o legittimati da sentenze pregresse sul territorio italiano. L'offerta di gioco rimane quella, vengono solo tassati i giocatori che rispettano le regole sul dot it anche se diventeranno pochissimi.
Per le vincite nei casinò esteri, comunque, nessun problema. Lì continueranno sempre a valere i divieti di doppia imposizione sanciti nella sentenza Blanco/Fabretti del 2015 presso la Corte di Giustizia Europea. Lì il governo ottuso e incompetente non potrà arrivare.