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Facebook chiude il gruppo più importante del poker australiano: in Italia casi simili, servono regole certe

23 dicembre 2019 - 10:13

Facebook continua a fare il bello e cattivo tempo anche in Australia: chiuso il gruppo di poker player più popolato del social. Servirebbero regole certe. 

Scritto da Cesare Antonini

E' un potere troppo forte e che spesso colpisce totalmente a caso e con una libertà che travalica leggi nazionali, continentali e transnazionali. Il comportamento del social più popolare al mondo, Facebook, anche dopo l'entrata in vigore del decreto Dignità, sin da subito, ha mandato sulle furie tutti in Italia chiudendo tutte le pagine ufficiali dei concessionari di gioco online principalmente e discriminando alcuni poker player rispetto ad altri.
I controsensi continuano con massima libertà per poker room online dot com, spamming di vario tipo e nessun controllo per altre location mentre, chi offre gioco in maniera totalmente legale rischia di essere chiuso dopo anni di campagne social pagate profumatamente al signor Zuckerberg.
Da un giorno all'altro può succedere qualsiasi cosa se pensiamo al caso raccontato dall'Herald Sun che ha segnalato un fatto pazzesco: uno dei più grossi gruppi di poker players australiani su Facebook è stato buttato già e chiuso da un giorno all'altro. Ah, ovvio: rigorosamente senza preavviso agli amministratori del gruppo. E la reazione delle campagne anti-gambling in Australia è stata chiaramente positiva con tanti complimenti recapitati alla società di Zuckerberg. E se dovesse, un giorno (facendo i debiti scongiuri) accadere ad uno dei gruppi italiani? Non si sa il motivo della chiusura di quello australiano ma potrebbe essere proprio la pressione esercitata dagli oppositori al gioco d'azzardo.
In Italia la chiusura delle pagine è stata dettata dalla volontà del social di azzerare i rischi di sanzioni da parte di Agcom nonostante i contratti in essere consentivano di operare ancora per 12 mesi. E, ripetiamo, dopo aver incassato cifre inimmaginabili dalle campagne promo delle stesse room e concessionarie online.

Il timore, quindi, è proprio questo: essere in balia totale delle decisioni d'imperio degli aggiornamenti delle condizioni di servizio del social diventato ormai (purtroppo?) irrinunciabile come vetrina per gli eventi e i prodotti di gioco. Servirebbe una certezza delle regole e, in questo, avevamo già sposato e riproponiamo, la proposta del parlamentare di Italia Viva, Luigi Marattin, di far registrare gli utenti ai social consegnando anche documenti di identità. E in generale rivedere un po' i rapporti di forza di una piazza virtuale dove, le regole non seguono le leggi dello Stato di appartenenza degli utenti. Nel gioco i danni sono stati enormi. Ma per temi ancora più seri come la politica o lo stalking e altre problematiche sociali i danni sono ingenti e servirebbe un intervento deciso e risolutivo.

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