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L'inchiesta inutile e fuorviante sul poker online di Vice.com

29 giugno 2020 - 12:46

Un attacco 'spuntato' o un esercizio di click baiting, l'articolo sul poker online di Vernon di Vice.com? Ecco la nostra analisi. 

Scritto da Cesare Antonini

Anche la stampa estera non risparmia parole tenere sul gioco d’azzardo. Ad entrare nel vortice degli attacchi dei detrattori di turno è il poker online che, dalla scorsa settimana, continua a incassare brutti colpi su presunte truffe e falle nei software anche di room di livello mondiale. Stavolta è Hayden Vernon a lanciare una bomba sul settore titolando “I Turned £1 Into £220 with the Help of an Online Poker Bot”, ho trasformato una sterlina in 220 grazie all’aiuto di un online poker bot”. La community di poker, va subito detto, che ha risposto per le rime al giornalista di Vice.com. Su tutti un certo Jason Wheeler che ha contrattaccato abilmente: “Sono andato a leggere altri articoli tuoi sul gioco d’azzardo e mi sembra che tu scriva lo stesso pezzo ogni tre mesi e cambi solo il titolo e l’argomento come le scommesse o i Forex. Butti dalla finestra l’etica, la morale e le leggi, fai multiaccount per i bonus coi documenti di altre persone comprese le tue amiche e attacchi anche i tuoi colleghi che scrivono e vivono di poker e pensi che scrivere questa roba ti legittimi ma non è così.

L’accusa di un titolo da click baiting ci sta ma, in realtà il pezzo è molto elaborato e parte dal libro di Maria Konnikova, “The Biggest Bluff”. Vernon l’affronta in maniera piuttosto critica e ironica mettendo in dubbio un po’ i risultati ottenuti in poco tempo dalla scrittrice psicologa con l’aiuto di uno speciale coach come Erik Seidel. Il giornalista incentra l’articolo sull’abbandonare la sua carriera da giornalista e fare i soldi col poker. Ma, ovviamente, “non basta aver imparato le regole del Texas Hold’em dopo aver giocato su Red Dead Redemption 2”.

Su 888Poker inizia l’esperienza di Vernon ma si limita a giocare molto tight in alcuni tavoli cash game e la Konnikova via Skype cerca di coacharlo: “Nonostante i suoi suggerimenti non ho il suo autocontrollo e finisco per non vincere nulla ma per annoiarmi e scommettere solo per vedere cosa hanno gli altri players. Un modo terribile di giocare a poker e ho solo una voglia matta di mettere i soldi nel piatto. Per questo mi metto a sfruttare i vari bonus benvenuto e cercare di finire il mese in profitto”.

Dopo aver citato il boom del poker online con un passaggio rapidissimo e immancabile su Chris Moneymaker, Vernon arriva a parlare dei bot citando un Egor di BonusBots.com. E’ un prodotto della Sharky Technologies che è tranquillamente raggiungibile e acquistabile sul web e costa 129 dollari quello per l’Hold’em. “Non avevo la pazienza o l'attitudine di battere tutti i matematici quantistici russi in giro per le sale da poker online in questi giorni, e mi rivolgo a metodi più nefasti e scarico un bot di poker dall'aspetto ombroso”.

“Lascia che il bot lavori e avrai i tuoi risultati”, gli suggerisce Egor.

Secondo Vernon su Bet365 ha ottenuto 60 sterline da 10 pound caricati pochi giorni prima. Nulla da strapparsi i capelli, insomma. Ma non si capisce proprio dove vuole arrivare a parare Vernon con la sua inchiesta semi seria.

Ma l’esperienza su un torneo da appena 1 sterlina è singolare: “Lascio giocare il bot e a metà vedo che sta ancora dentro. Passano un paio d'ore e mi aggirerò intorno al decimo posto. Vinco un paio di mani grandi e presto sono al quinto posto, poi al terzo, poi al secondo. Quindi restano solo due di noi. Sono ancora molto indietro rispetto al giocatore al primo posto e abbastanza contento di vincere il secondo premio da £ 150. Ma l'altro va all in con qualche brutta mano. È tiltato. Il software continua a vincere finché alla fine l'altro ragazzo non ha più niente. Prendo il primo posto e vinco £ 220!”. Pare funzioni.

Tutto da verificare ovviamente e quindi il giornalista sbarca sulle app come PP Poker e Poker Bros che stanno aprendo il gioco online a paesi in cui è stato bandito da tempo.

“Le app lo fanno presentandosi come free-to-play, fornendo una scappatoia legale ai giocatori in paesi con severi controlli sul gioco d'azzardo consentendo la creazione di club privati. Le fiches utilizzate in questi giochi sono assegnate al valore monetario dai club, che utilizzano agenti per reclutare giocatori e gestire depositi e prelievi tramite e-wallet o bitcoin. Questo ha aperto il gioco in molti paesi in cui era impossibile giocare prima - e apparentemente alcuni di questi club sono assolutamente pieni di giocatori alle prime armi che non hanno paura di sprecare soldi”.

Vernon perderà 30 sterline col bot su una app con sede nelle Filippine (quindi non funzionano al 100%?) e capisce che è ora di smettere. “Dopo tutto ciò, non ho intenzione di licenziarmi per una vita da giocaatore. Ma almeno sono riuscito a guadagnare un facile £ 200 con un piccolo aiuto dai nostri futuri padroni robot”.
La conclusione è davvero stucchevole: cosa significa? Tutta questa mega inchiesta accennando qua e la capitoli della storia del poker per guadagnare 200 sterline (ripetiamo, tutte da dimostrare) con un bot pagato 129 dollari? Poi basta così? Qual è lo stagno in cui il sasso lanciato da Vernon dovrebbe cadere? A parer nostro ne esce vincitrice Maria Konnikova che ha dimostrato come l’applicazione di alcuni concetti nel mondo del poker possano aiutare a vincere. Ma l’inchiesta sul bot è fuori luogo e non è neanche un modo per scoraggiare eventuali distorsioni che esistono e vanno combattute. E come al solito zero contraddittorio. Si citano alcune room senza aver ascoltato il loro impegno contro le dinamiche distorsive del poker giocato sul web. Continuate a giocare senza pensare di sbarcare il lunario ma come intrattenimento. I pro esistono e sono bravi e forti ma non è per nulla facile e le scorciatoie neppure imboccate da Vernon non esistono. O se esistono prima o poi diventano strade senza uscita.

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