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Ma quale uscita dalla liquidità condivisa, è l’unica via per salvare il poker dot it e tutelare i players

13 luglio 2020 - 08:22

La politica sembra ancora non rendersi conto dell'importanza della liquidità condivisa per rilanciare il poker live in Italia.

Scritto da Cesare Antonini

L’ultima della politica, l’ordine del giorno, per fortuna respinto, da parte di due parlamentari di Forza Italia per rescindere l’adesione del nostro Paese al patto per la liquidità condivisa con Francia, Spagna e Portogallo. Dobbiamo per forza ritornare sull’argomento perché sono tanti gli errori che abbiamo già evidenziato analizzando il testo di Andrea Ruggieri e Benedetta Fiorini. Cerchiamo di andare oltre, però. Quello che c’è dietro è la difesa di alcune posizioni dominanti che, però, nel poker, anche in lockdown, ha dimostrato che non danneggiano nessuno ma aiutano sempre e solo tutti aiutando a combattere contro l’illegalità e la deriva della raccolta verso altre forme di gioco ovviamente vicini all’illegalità.

La pooling liquidity porterebbe solo cose buone al settore e chi ha una vocazione e una struttura prettamente “domestica” non subirebbe i danni tanto temuti. E sono stati gli stessi operatori a fornire i dati durante il lockdown a smentirsi da soli: boost del poker, sì, ma non in grado di colmare il vuoto delle scommesse sportive. Cosa significa? Che i grandissimi volumi pericolosi di cui si parla nell’Odg dei due parlamentari azzurri, non sono affatto pericolosi. E per giunta la lotta all’evasione non ha senso: ci dimentichiamo forse che il gioco online è l’unico che consente un tracciamento continuo dei flussi preciso e costante.

E diamo la sveglia ai due consiglieri di Forza Italia: mentre si parla di uscire dal patto di Roma del luglio 2017, dopo il lockdown rischiamo non diventare più appetibili anche per i nostri players. Le risposte lato “dot com” ci sono e sono assai competitive. La nostra speranza era quella di cercare di coltivare i tanti account “risvegliati” in pieno confinamento e di non veder crollati i dati mese dopo mese. Ma le premesse non sembrano le migliori e bisogna che la politica pensi ai veri problemi del Paese e a come trattenere tutti i players italiani che giocano all’estero o che trovano il modo di giocare dall’Ue su alcuni network teoricamente vietati.

La soluzione è sempre una: ascoltare gli esperti del settore, i poker manager e altre figure per dimostrare che, alla fine, nessuno straniero invaderà l’Italia. E visto che ci si riempie la bocca con la protezione dei players, la liquidità condivisa potrebbe aiutare il mercato italiano ed allo stesso tempo mantenere i giocatori in un ambito più competitivo a livello di opportunità di field e di tavoli, e proteggere anche i propri clienti.

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