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Poker online 'dot com' e 'dot it', il Governo (forse) ha capito ma dichiarare guerra all'illegalità non basta

24 agosto 2020 - 08:20

Il Dl Agosto lancia la lotta alle poker room 'dot com' ma senza un'offerta valida 'dot it' sarà difficile risolvere il problema ed emergono le contraddizioni della politica di questi anni. 

Scritto da Cesare Antonini

Mettiamoci d’accordo. Parliamo al Governo e alla nostra classe politica. Nel Dl Agosto ancora all’esame delle commissioni bicamerali del bilancio, spunta un passaggio sulla lotta alle poker room illegali “dot com”, o meglio quelle dotate senza licenza dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Una bella notizia, da una parte, ma non possiamo non cogliere diverse contraddizioni nella linea che si è tenuta finora nella gestione del gioco pubblico.

Prima di passare alle nostre considerazioni ricordiamo il testo che abbiamo pubblicato nelle scorse ore: "Una norma della specie, che migliora l'ambito dei poteri dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per contrastare i fenomeni illegali e consente un maggior presidio sul controllo dell'offerta tramite siti web", si ritiene "permetta di canalizzare i prodotti verso l'offerta autorizzata e le modalità consentite, con indubbio beneficio anche per l'erario laddove i prodotti del circuito legale consentano il recupero dell'imposizione tributaria". Lo sottolinea la Relazione tecnica, nel commentare l'articolo 102 del decreto Agosto, con il quale si rafforzano i poteri dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per combattere i siti di gioco e poker online "dot com". Qui tutto il testo.

E ora veniamo a noi. Innanzitutto, perché si tratta di una buona notizia? Beh implicitamente si tratta del riconoscimento della bontà del lavoro dei siti legali no? A meno che non vogliamo pensare male e credere allora che l’idea che c’è dietro a questa norma che va comunque accolta positivamente, sia votata solo alla volontà di “fare cassa” drenando risorse che i players italiani destinano, per meri motivi di convenienza personale relativi ad un’offerta migliore per le condizioni favorevoli, verso room “dot com” di ben più ampia liquidità.

Da qui, però, le contraddizioni. Se si vuole  “canalizzare i prodotti verso l’offerta autorizzata con indubbio beneficio per l’erario grazie ai prodotti del circuito legale”, bisogna mettere in condizione questi operatori di lavorare correttamente. Perché in questo momento, il poker online “dot it” se non fosse stato per la pandemia (pensate un po’ come siamo messi) si sarebbe piano piano cancellato da solo, ristretto com’è nell’ambito della liquidità nazionale, con il divieto di pubblicità che impedisce di andare a cercare nuovi players e con tutte le problematiche relative alle concessioni e ai rinnovi dei bandi del gioco online.

Mettiamoci d’accordo, quindi. Perché è come chiedere alla Guardia di Finanza di andare a bloccare l’evasione fiscale ma nel frattempo gli sono stati tolti uomini, uffici, pistole, auto e computer per svolgere il proprio lavoro.
Come abbiamo sempre pensato, la politica sul gioco lavora per cicli. Si ampliano i prodotti legali per combattere l’illegalità e portare risorse all’erario. Puntualmente il mercato cresce e poi diventa un problema “sociale”. Poi viene combattuto e l’illegalità riprende piede come sta accadendo in questi mesi e quindi riemerge il ruolo del gioco pubblico come paladino della società! Ecco, ridate gli strumenti agli operatori legali e aprite le porte della liquidità internazionale senza tenere conto delle assurdità che alcuni politici dicono su questa manovra necessaria per la sopravvivenza del settore.

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