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La Cassazione sul gioco delle tre carte offende il poker e tutta la sua community

22 settembre 2020 - 16:41

La sentenza della Suprema Corte di Cassazione sul gioco delle tre carte sta facendo discutere mezza Italia e offende il poker e tutta la sua community.

Scritto da Cesare Antonini

Anni e anni per sdoganare il poker sportivo, il Texas Hold'em, giochi di abilità riconosciuta ormai unilateralmente da esperti, statistici, players e anche sull'orlo del riconoscimento al Coni e al Cio, e poi arriva la Corte di Cassazione e liberalizza sostanzialmente addirittura il mitico gioco delle tre carte, delle campanelle, insomma avete capito.
La sentenza che sta facendo discutere mezza Italia (chi è che non conosce il gioco presente anche in tanti film, da Febbre da Cavallo a I due Carabinieri ed Enrico Montesano sempre protagonista) arriva dopo 11 anni e ormai ne avrete letto tutti. Nel caso, ecco l'approfondimento di Gioconewsplayer.it.
Qui vogliamo analizzare qualche aspetto nell'attesa di un'analisi che qualche esperto giurista farà per noi nei prossimi giorni.
Singolare, intanto, che il giocatore e i suoi "compari" abbiano fatto ricorso alla Cassazione per multe di poche centinaia di euro. Hanno attraversato una "odissea" giuridica di 11 anni perché il fatto risale al 2009. Ma la soddisfazione deve essere stata tanta.
Intanto salta subito all'occhio la differenza che i giudici della Suprema Corte che tengono a specificare. La violazione imputabile ai tre è quella dell'articolo 718 del codice penale: "Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o in circoli privati di qualunque specie, tiene un gioco d'azzardo o lo agevola è punito con l'arresto da tre mesi ad un anno e con l'ammenda non inferiore a euro 206".
L'offesa per i poker players è evidente perché si assolvono questi abili maneggiatori di carte e campanelle solo perché, il banchetto, non avendo sede fissa, non rientra nella fattispecie in cui, però, i club rientrano eccome. Quindi basta usare un tavolo da poker mobile? Si può truffare (non stiamo accusando nessuno ma non veniteci a dire che sia un gioco d'abilità) quindi piazzando un banchetto in stazione o fuori dalle scuole e non si può giocare ad un gioco d'abilità che la stessa Cassazione ha inquadrato in una pronuncia di tanti anni fa?
L'altra offesa è proprio nella non configurazione della truffa: "la condotta attribuita ai tre, in assenza di attività volte al raggiro, non è neppure da considerarsi come truffa, in quanto l'esito del gioco, quindi la vincita o la perdita, è legato all'abilità del giocatore e non è preponderante l'aleatorietà". Quindi se noi dovessimo giocare uno Spin and go live con un banchetto davanti all'uscita di una Chiesa o di un cinema saremmo assolti o colpevoli? L'abilità c'è nello scoprire Santa Rita da Cascia o San Gennaro o l'asso di bastoni o la pallina sotto il bicchiere? O c'è nel farla sparire? Sicuramente sì ma rispetto ad una disciplina in cui l'abilità è comunque preponderante e che si basa su calcoli matematici, mnemonici, su analisi di range, situazioni di gioco, gestione dello stack e strategie su breve, medio e lungo periodo, crediamo che qualcosa cambi.
Forse questa sentenza è un po' bizzarra? Non ci permettiamo di giudicare l'operato dei togati ma è una domanda che facciamo a voi esperti e appassionati di gioco e di poker.

Siamo piuttosto sconvolti, al momento, ma questa è l'Italia. Pezzi di sentenze e precedenti che possono sconvolgere settori interi premiandone altri. Ci siamo, purtroppo, abituati a questa randomizzazione giuridica ma non ci possiamo rassegnare nel portare avanti la battaglia per il poker live. Rimaniamo umili, non vogliamo chissà cosa. Solo che si lasci giocare in pace chi decide il proprio destino e passa qualche ora in compagnia degli amici e, se la sua abilità emerge, torna a casa anche con un bel gruzzoletto. Se questa sentenza scaccia via l'antico retaggio che pesa sul gioco delle tre carte, perché per il poker si continua a fare questa grande fatica?

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