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Casinò di Campione: buone nuove anche per il poker live ma si allontanino gli spettri del passato

07 dicembre 2020 - 09:53

La possibilie riapertura del Casinò di Campione: buone nuove anche per il poker live ma si allontanino gli spettri del passato.

Scritto da Cesare Antonini

Alzi la mano chi non avrebbe voglia di sedersi ad un tavolo da poker nella enorme sala del nono piano del casinò di Campione d’Italia o di farsi una bella passeggiata in riva al lago o di mangiare in uno dei splendidi ristoranti del circondario. La notizia dell’annullamento della sentenza del tribunale fallimentare che disponeva il fallimento della società di gestione della casa da gioco, ha riaperto la speranza di recuperare una delle 4 case da gioco chiusa nel luglio del 2018 per un collasso economico senza precedenti e più volte paventato, dell’intera struttura tra gaming e amministrazione pubblica. E non si può prescindere dai numeri record per l’Italia e per l’Europa che aveva ottenuto il poker dal vivo in questa location tra la forza di brand come IPO o Wsop Circuit che sbarcò proprio lì per la prima volta a livello International e nel nostro Paese, se si pensa a questa location.

Notizia bellissima segno che, per una volta, gli annunci in campagna elettorale del nuovo sindaco di Campione, Roberto Canesi e del sottosegretario al Mef con delega ai giochi, Pierpaolo Baretta (che tra l’altro era in corsa per il comune di Venezia, altra città di gioco) che aveva ipotizzato tempi non biblici per una possibile riapertura, sono stati confermati.

Adesso, però, viene il bello. E abbiamo una paura tremenda che qualcosa possa non funzionare per colpa di politica e burocrazia. Non ce ne voglia il sindaco Canesi, siamo sicuri che saprà fare il meglio e ha già ottenuto un risultato importantissimo. Ma adesso non si può sbagliare nulla.

Nell’intervista esclusiva realizzata dal nostro verticale Gioconewscasino.it, il sindaco è stato chiaro: “Ritengo auspicabile che ciò avvenga. Il piano di risanamento a suo tempo predisposto si basava solo sulle capacità reddituali e finanziarie della Casa da gioco, ma oggi penso potrà essere opportuno affiancare un partner di primario livello a garanzia della continuità aziendale. In questo senso i riscontri positivi derivanti dal mandato esplorativo che l’amministrazione comunale ha conferito già da tempo al legale rappresentante del Casinò, Marco Ambrosini, consentono oggi al Comune di Campione di poter avere una prima chiara e importante indicazione di mercato: la sussistenza di diversi gruppi di primario livello nazionale e internazionale che si sono dichiarati interessati alla Casa da gioco di Campione, secondo una procedura di selezione e un percorso giuridico contrattuale di assoluta trasparenza che sarà perfezionato con il supporto dei legali. ".

Che ci sia un privato ben venga (era ora!) e il tutto andrà fatto con gare ad evidenza pubblica, concorrenziali e trasparenti.

Ma poi c’è un passaggio che ci fa rabbrividire: “Il privato, nei limiti che saranno possibili, seguirà principalmente la gestione aziendale, mentre il pubblico dovrà svolgere una funzione di controllo e coordinamento”. E qui annusiamo possibili criticità. Siamo così sicuri che il pubblico poi si limiterà solo al controllo e al coordinamento? Un privato per mettere le mani su quella che è a tutti gli effetti una miniera d’oro piazzata in un crocevia economico florido tra Lombardia, Svizzera, Francia e chi più ne ha più ne metta, avrà bisogno di carta bianca sulla gestione del personale, del business, del bilanciamento tra costi e ricavi. Sarà difficilissimo trovare un deal tra contributi pubblici e ricavi privati così come per il ruolo dell’occupazione: non potrà più essere il “Bancomat” del territorio una casa da gioco che entra in concorrenza nel mondo del gioco europeo.

Siamo stati vicini ai dipendenti senza lavoro del casinò di Campione d’Italia ma spero si sia capito il motivo del fallimento di una casa da gioco che tutti reputavano la “gallina dalle uova d’oro perennemente intenta a covare” e che poi alla fine è finita stecchita e stramazzata al suolo senza più un centesimo da offrire a nessuno.
Abbiamo visto cosa significa avere tra i piedi ispettori comunali, controlli pubblici, una pletora di sigle sindacali che neanche all’Ilva di Taranto. Non scendiamo nei dettagli ora ma tante cose dovranno cambiare e non sarà mai più come prima. Ci permettiamo di consigliare: che si scriva il miglior bando possibile ma che poi si lasci gestire liberamente al partner privato, con idonei strumenti di controllo, ci mancherebbe altro.

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