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L'allarme dall'Australia: dopo il divieto moltiplicati i siti di poker illegali

09 novembre 2018 - 09:28

Il proibizionismo e la lotta all'illegalità è fallita anche in Australia dove il mercato off shore è addirittura aumentato. 

Scritto da Cesare Antonini

Tutto il mondo è Paese. Il proibizionismo e il divieto di poker online non funziona. Mai. E anche in Australia è in atto una rivolta da parte di un gruppo forte nel settore del gaming sulla base di alcuni dati che pare dicano il contrario di quello che asserisce l'Australian Communications and Media Authority (Acma). In pratica in un rapporto online si diceva che 33 operatori erano stati costretti a lasciare il mercato dei giochi online, come riporta iGamingBusiness. L'effetto, secondo l'Acma, era quello benefico ottenuto dall'introduzione dell'Interactive Gambling Act 2001. Il mercato illegale, dicevano, aveva dimezzato la raccolta. Ma secondo l'Australian online Poker Alliance, il rerport in questione sarebbe viziato da alcuni errori di valutazione anche piuttosto gravi. Non a caso non vengono presi in considerazione degli operatori di gioco offshore che sono sbarcati sul mercato qualche anno fa e che non sono nell'elenco di quelli monitorati dall'Acma. Nel poker online, poi, il fenomeno è ancor più marcato.

E' vero che operatori internazionali come PokerStars e PartyPoker sono stati costretti a lasciare l'Australia, ma il fondatore di Aopa, Joseph Del Duca, ritiene che i nuovi operatori siano "molto peggio". Sicuramente più spregiudicati e anche meno sicuri. Si teme un rischio maggiore di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo e che i giocatori di poker siano spinti verso "il contatto diretto con persone discutibili".
"Ci sono più siti di poker non regolamentati tra cui i giocatori possono scegliere oggi rispetto a prima - ha commentato Del Duca - durante la nostra campagna abbiamo parlato con migliaia di giocatori di poker australiani. Nessuno, in pratica, ha smesso di giocare. Hanno semplicemente spostato il bankroll su siti diversi che gli consentono di giocare".
E' questa la miopia di chi, al governo di qualsiasi paese, non si affida al settore e non consulta gli esperti per regolare un mercato davvero complesso e difficile da arginare e regolare senza competenze.
La vecchia lista dell'Acma, eppure, comprende ben 138 siti di gioco. Ma, da quando è stato modificato l'Interactive Gambling Amendment Act (IGA), sono comparsi tanti operatori nuovi senza licenza.
L'IGA impone la licenza a tutti gli operatori se devono offrire servizi in Australia, tuttavia le licenze online sono disponibili solo per le scommesse e alcune lotterie.
Per arginare il fenomeno e consentire ai top player del poker online di rientrare nel mercato, serve un'apertura nell'Iga per le licenze di poker online.
L'Aopa ha chiesto ad Acma di smettere di inseguire demagogia e false verità e di proteggere sul serio i poker players. Sembra di sentire qualche "assonanza" con la situazione italiana. Giusto qualcosa.
 

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