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Pagano (Qlash): 'Il poker non è un eSport, i due mondi sono molto simili ma anche tanto diversi'

06 febbraio 2019 - 14:15

Poker ed esports, Luca Pagano, ceo e co-founder Qlash, chiarisce ad Ice Londra, il rapporto tra i due mondi e le possibilità di business. 

Scritto da Cesare Antonini

Londra - “Il poker non è un eSports ma poker ed eSports sono molto simili anche se il sogno che c’è dietro ai due mondi è totalmente differente”. Luca Pagano, ceo e co-founder di Qlash, ha tenuto banco al suo tavolo della discussione generata dal convegno “Touch, Pause, Engage… With eSports Fans”, ad Ice Londra 2019. Tanti i business manager che si sono avvicinati alla realtà di Qlash in un settore alla vigilia della sua esplosione e che genera tantissime discussioni e scambi di informazioni. A parlare con Pagano c’erano Thomas Juroszek, fratello del ceo owner di Sts Marcin Deptuta ceo di Thunderpick, società che si occupa di betting sul mondo esports, Anthony Hurtado, ceo Bdje, Jason Atkins della Bionic Solution Research e tanti altri ancora. 

Ci stanno provando, già da un paio di anni, forse di più, poker ed eSports, ad incrociarsi. Due mondi che possono fare molto insieme o che non sono destinati ad incrociarsi mai per davvero? “Partiamo dai punti in comune e arriviamo alle differenze - spiega a Gioconews.it, Luca Pagano - entrambi sono giochi skill based e hanno una audience molto giovane. Anche l’engagement dei fan è molto simile. Ma il prodotto è molto differente, questo è ovvio. Quello che va specificato, invece, è che ad essere differente è il sogno che muove due mondi. Nel poker il main driver sono i soldi e il sogno di vincere milioni di dollari o di euro. Negli esports per adesso vale più la gloria. Molti gamers vivono per ottenere quell’accettazione sociale che può fargli dire di essere il più bravo a Clash Royale nella sua lega o nella sua città. Magari poi anche qui il sogno può essere vincere tanti soldi giocando in maniera professionale agli eSports ma, per adesso, essere i migliori è quello che conta”.  

Ma quindi i due mondi si incroceranno prima o poi? “Sicuramente poker ed esports faranno qualcosa insieme ma va sempre tenuto a mente che non sono la stessa cosa. Se poi vogliamo scendere nel dettaglio ci sono giochi come Magic ed Hearthstone che sono molto più vicini al poker di qualsiasi altro titolo dei videogiochi competitivi. Ho apprezzato molto, in questo senso, il tentativo di PokerStars col suo gioco Power Up che inseriva degli elementi del poker con altri di Hearthstone o Magic nello stesso format. Tuttavia mettere il gioco all’interno della lobby di PokerStars, secondo la mia opinione, non ha avuto l’effetto sperato e soprattutto i risultati di engagement programmati. Lanciato in una sua piattaforma specifica e con un altro lavoro dietro forse potrebbe dare risultati totalmente differenti”. 

Chiariamo una volta per tutte anche le differenze tra i grandi eventi live eSports e i tornei di poker dal vivo: “Non esiste la dinamica Chris Moneymaker negli eSports. Il meccanismo è decisamente meritocratico. In alcune manifestazioni vengono chiesti i risultati e le statistiche dei gamers per potervi accedere, o si devono sostenere delle qualifiche lunghe e durissime per partecipare. Non esistono Buy in ma si entra nell’evento pagando di solito un ticket per la manifestazione e poi si partecipa soprattutto come team e i premi sono sempre messi dall’organizzazione e dagli sponsor. I giovani players sono molto competitivi e soprattutto determinatissimi a fare pratica e aumentare la propria tecnica di gioco per potercela fare. Nel poker spesso non sei costretto a passare dai primi risultati allo studio delle tecniche di gioco anche se sarebbe proprio quello il momento di crescere a livello di conoscenza  e di capacità”, conclude Luca Pagano. Tutto vero. 
 

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