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Enrico Camosci, il decimo Wsop bracelet azzurro: 'Studio, istinto e talento per il raggiungimento del miglior poker possibile'

13 agosto 2020 - 12:58

Gioconewspoker.it intervista Enrico Camosci, il settimo campione Wsop d'Italia: 'Studio, istinto e talento per il raggiungimento del miglior poker possibile'.

Scritto da Cesare Antonini

Si arriva a parlare quasi di filosofia, di equilibrio interiore, di tecnica, di studio ma anche di istinto e di talento. Arriviamo in ritardo cane sull’intervista al settimo italiano campione del mondo di poker, delle World Series of Poker. Enrico Camosci l’abbiamo celebrato subito e a dovere. Adesso cerchiamo di conoscere questo 26enne bolognese ormai in giro per il mondo ma soprattutto per giocare online, che ha trionfato nell’Evento 50, il Bounty Championship da $2.100 di buy-in, , vincendo il suo primo braccialetto in carriera seppur “virtuale” per una prima moneta da oltre 327mila bigliettoni. 

E l’attacco della nostra chiacchierata è chiarissimo: “Era il primo evento Wsop che giocavo e l’ho fatto solo perché sono state organizzate online. Non mi era mai interessato vincere un titolo del genere e il caso ha voluto che l’abbia vinto io e non tutti quelli che volano tutti gli anni a Las Vegas a caccia del braccialetto. Ovviamente sono contentissimo e la vittoria mi ha dato una grande soddisfazione personale e pokeristica ma, dal vivo, difficilmente l’avrei vinto perché per adesso non l’avrei mai giocato”.

In molti hanno accostato subito Enrico a Mustapha Kanit e Dario Sammartino dopo questo splendido risultato anche perché i tre sono molto amici. E i suoi successi finora parlano da soli. Ma Enrico continua su questa linea facendoci capire come sia totalmente distante da palcoscenici e riflettori.

Uno di quelli che alla ribalta ci capita perché è forte. Punto e basta. “Ovvio che più risultati ottieni e più visibilità hai, ma a me non interessa tantissimo - spiega “GTOExploiter”, il suo nickname su GGPoker - a me fa piacere essere stimato dai colleghi con cui gioco sempre, i players high stakes, i reg, quelli di nicchia insomma. Non mi interessa avere una popolarità incredibile ma la stima di cui parlo che dipende più dalle skills che dai risultati ed è più realistica e meno effimera della popolarità su larga scala!”.

Indubbiamente un punto molto alto della tua carriera è stato toccato. Obiettivi, adesso? “I miei target in generale si stanno spostando molto in questo periodo della vita. Volevo arrivare ad alti livelli e ci sono arrivato. In questo momento sto pensando più a stare bene, a stare tranquillo con me stesso. Preferisco concentrarmi più al mio equilibrio interiore che all’esterno”.

Il successo è arrivato a sublimare un momento non proprio meraviglioso per “Casmoshh” (altro suo nick, però più social): “Durante il lockdown sono stato a Malta e le cose non stavano andando benissimo. Non perdevo ma era tantissimo che non vincevo un torneo o centravo un piazzamento importante e stavo quasi sperando di crederci. Ma è così per noi players che giochiamo gli mtt online. Non dobbiamo mollare mai, dobbiamo andare avanti con la convinzione e la consapevolezza che, prima o poi, qualche risultato importante arriverà sicuramente. Non sai quando, ma devi essere forte perché, se meriti, il successo arriverà”.

Come definiresti in questo momento il tuo gioco e su quali aspetti ti stai concentrando? “Il mio gioco cambia molto col passare del tempo. Ho avuto sempre dentro di me un contrasto tra studio, software e il mio istinto. E da mesi sto cercando un punto d’incontro tra questi elementi. Per il momento sono felice delle conclusioni alle quali sto arrivando usando molto lo studio ma anche il mio istinto, la mia logica e il mio talento. Inoltre sto andando molto in profondità con gli studi anche grazie ai software che sono molto più precisi e più facili da usare. L’evoluzione tecnologica ci offre conclusioni più precise e abbiamo anche maggiori possibilità di dare input e trovare soluzioni sempre più diverse e approfondite.  Ma dare una definizione univoca del mio gioco è impossibile visto che cambio approccio da periodo a periodo perché provo spesso a implementare cose differenti e innovative nelle linee di condotta al tavolo. Magari col tempo arriverò ad uno stile di gioco più solido e che mi soddisfi più di altre strategie ma i tornei hanno talmente tante incognite, molto più di altre discipline, e trovare uno stile di gioco solido e unico è impossibile. Ora ci sono tanti più mezzi a favore che danno opportunità di trovare conclusioni più certe ai propri dubbi e ai propri ragionamenti. Prima non c’era proprio questa possibilità”.

Ci sono players italiani e internazionali a cui ti ispiri? “No - esordisce secco Enrico - non ti saprei dire chi in particolare perché non ho mai parlato con un player che mi ha dato l’impressione di conoscere le cose ad una profondità tale dove le cerco io. Non posso basarmi sui risultati per affidarmi a qualcuno, devo solo parlare con le persone, ma nessuno mi ha illuminato diventando la mia ispirazione. E come detto i risultati negli mtt sono molto difficili da valutare, spesso anche casuali e varianzosi e per questo bugiardi. Poi è chiaro che ci sono tantissime persone da cui ho qualcosa da prendere. Ad esempio da Musta e Dario miei amici e colleghi, prendo sempre molto. Ognuno ha delle proprie capacità e sto imparando ad essere un po’ più veloce nel valutare alcune situazioni di gioco. In effetti sono stato spesso macchinoso nella mia carriera perché ho sempre preferito dare maggiore importanza al lato tecnico e invece in fondo a tornei importanti ci sono tantissimi valori aggiunti da capire e da mettere in mezzo. Qualche esempio? Certe volte dovrei evitare di giocare alcune mani nel late stage che io invece affronterei in tanti modi ma non sarebbe comunque conveniente per il risultato finale. Oppure su alcuni avversari un po’ timorosi e incerti bisogna spingere più che su altri. Parlodi decisioni prettamente strategiche che esulano dalla tecnica in senso stretto. Per questo i miei amici sono il top e mi faranno crescere su questo aspetto”.
Cosa c’è nel tuo futuro? “Mi vedo come poker player perché mi piace molto come sta procedendo la mia carriera e come si sta evolvendo la mia preparazione. Nel futuro molto lontano ancora non so immaginarmi. Nei prossimi anni posso solo dire che giocherò a poker. Probabilmente ad alti livelli”. Ci sta.

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