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Kanit: 'La pace interiore fattore chiave per il successo'

02 luglio 2016 - 07:25

Mustapha Kanit spiega a Gioconews.it alcuni dei fattori importanti per essere tra i migliori giocatori di poker al mondo. 

Scritto da Cesare Antonini

Las Vegas - “Ci sono 8-10 fattori molto importanti per raggiungere i vertici del poker live e del poker online oltre la game theory. Ma più di tutti è importante riuscire a trasferire la propria storia, i propri sentimenti interiori sul tavolo da gioco. Se si riesce a lavorare su se stessi e a raggiungere la pace interiore poi viene tutto più facile”. Non ha bisogno di presentazioni Mustapha Kanit. Dopo tanto tempo lo rincontriamo a Las Vegas, poco prima di entrare nel The Cube della Global Poker League per difendere i colori dei Rome Emperors di Max Pescatori. Mentre aspettiamo quel ritardatario di Jake Cody ne esce una chiacchierata bella e spontanea. Soprattutto piacevole. Per deformazione professionale però confessiamo a Musta: “Qualcosa ci devo scrivere! Perdonami!”. 

L’abbiamo sempre pensato che al tavolo da gioco a certi livelli conti davvero molto altro e non solo la tecnica che, però, alla base deve esserci. Sempre. Ma la visione di un top player come Kanit è davvero affascinante e ci fa entrare, seppur per pochi minuti, in quegli interstizi che solo in certi momenti, in certe ‘swingate’ milionarie, in certi colpi da centinaia di migliaia di dollari, si riescono a vedere. 
 
“È molto importante conoscere se stessi raggiungere la tranquillità interiore perché un giocatore è fatto di tante storie di vita che lo hanno portato fin lì, contano davvero tanti elementi e non solo game theory. Se guardo alla mia storia penso che a 14 anni già vivevo da solo con mia sorella e tanti anni fa la vita non era facile. Questo mi ha aiutato a rimanere con i piedi per terra in tante situazioni. So che si puo’ vivere anche con pochi soldi, bastano anche quelli per mangiare e alcune swingate possono essere superate solo con una forza interiore che si raggiunge dopo un lungo lavoro su se stessi. Questo è molto importante a certi livelli. Io non devo dimostrare niente a nessuno quando sono al tavolo, penso al gioco e basta. Penso solo a vincere. Portare la propria storia, la propria esperienza di vita al tavolo da gioco e quello che si ha dentro è fondamentale: se si riesce a fare questo lavoro su se stessi poi tutto puo’ scivolare via meglio addosso e ci si ritrova più forti e tranquilli. Ho visto i giocatori più forti al tavolo e non hanno paura di niente perché sanno quanto valgono e non devono dimostrare niente a nessuno se non essere in pace con loro stessi”. 
Qualche esempio con una premessa: stiamo parlando di sfumature davvero minime ma determinanti a certi livelli: “Fedor Holz ad esempio, ha una game theory completissima, lui punta a chiudere tutto il gioco dentro a questa visione. Il gioco a certi livelli è composto da tantissimi fattori e non tutto puo’ essere rinchiuso nella teoria. Fedor è già fortissimo, pensate cosa puo’ combinare se riesce a completarsi facendo quel lavoro di cui parlavamo prima. Un altro esempio? Non so se conosci Otb_RedBaron, ti diranno che è un dio nel poker online ed è vero: lui costruisce software, algoritmi e fa tutto da solo. E’ impossibile da battere, probabilmente ha spiegato il gioco due anni prima di tutti ma sono convinto che se lo dovessi incontrare dal vivo avrebbe tantissimi punti deboli. Chi è stato dietro al computer per tutti questi anni non puo’ non avere mille difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Fai fatica a non uscire dalla tua natura, se ti ho davanti io so quando sei debole e quando sei forte. Per due anni magari avrai vantaggio su tutti e sarai più forte al mondo ma contro i migliori dal vivo rischierai di perdere. La conferma l’ho avuta a Barcellona dove incontrai un top reg online storico che vinse più di tutti nei sit and go su PokerStars, giocava solo lui quelli da 5mila. Lo conoscevo di nickname ma non di persona. Quando mi hanno detto che era lui non ci volevo credere,  dava mille read quando aveva il colpo o se era in bluff era tellatissimo. E’ stato in Russia sempre chiuso in casa a giocare e poi dal vivo magari entra in crisi. Servono tante esperienze, altri fattori, non so come spiegarti ma è così”. 
Ci fidiamo ciecamente e la pensiamo anche noi così. Spaziamo davvero su tutto comunque: Dario Sammartino e Jason Mercier? Il primo tuo fratello, il secondo grandissimo amico e forse il migliore di queste Wsop 2016 che ti accingi a giocare: “Dario è davvero fortissimo ma forse certe volte vuole continuare a dimostrare che è il più forte di tutti al tavolo e questo non serve: a lui basterebbe fare il compitino e sono convinto che si troverebbe a vincere quasi tutti i colpi che gioca per quanto è forte. Lui è tranquillo e in pace con se stesso, non ha nessun problema, sia chiaro: solo che potrebbe fare ancora di più anche perché il suo gioco merita tantissimi altri risultati. 
Jason è davvero un grande amico e sono contento che abbia speso belle parole per me (gli raccontiamo dell’intervista che gli abbiamo fatto qui a Las Vegas, ndr) e credo sia davvero il più completo su tutti i giochi. Dall’Europa ho seguito solo lui praticamente soprattutto per la prop bet con Vanessa Selbst che è ancora in corso. Lui ha una capacità mostruosa di imparare qualsiasi gioco, una capacità innata: dopo due volte che ha giocato a qualcosa è già competitivo. Come quando gli abbiamo insegnato asso mazzo dopo poche partite era già tra i migliori al tavolo.
Nlh credo sia  uno dei più forti ma non il più forte: ce ne sono tantissimi come Bryn Kenney, Scott Seiver, Dan Colman e altri ancora. Ma non fraintendetemi è ovviamente tra i migliori al mondo”. 
E Musta dove si colloca? Tra i primi due-tre al mondo: “Penso di sì”, risposta secca. Non basta altro. Tutto vero. 
Noi diciamo sempre che gli altri giocano e Musta arriva primo e vince. E’ davvero incredibile quello che fai, ma come lavori su te stesso? Fai auto coaching, studi il tuo gioco le tue mani? “Quando arrivo lì ci tengo davvero tanto e se non vinco e faccio errori mi arrabbio molto con me stesso. Se c’è da prendere qualche linea che forse al momento è più Ev preferisco prenderne un’altra che mi porta invece in una situazione più spesso profittevole. Quando rimani in 4 o in 5 i vantaggi sono diversi. Inoltre in molti evitano di giocare contro di me, mi rispettano. I fattori sono davvero tanti in quei momenti. 
Ogni decisione che prendi al flop è ponderata per tutte le altre tre strade che dovrai giocare a seconda del player che hai di fronte. Sai già i floating, le size e tutte queste cose qua. Ma è la bellezza del gioco, più vai avanti e più impari”. 
Un retroscena bellissimo dopo la vittoria di Monte Carlo: “Dopo aver vinto ho anche litigato con qualcuno perché due ore dopo il torneo mi sono messo a riflettere sugli errori che avevo comunque commesso invece di andare a festeggiare. Sembravo pazzo per qualcuno ma se non lo faccio in quel momento perdo tutto, tutte le informazioni e non riesco a fissare quello che devo migliorare. Preferisco stare con quegli amici con cui condivido il gioco poi magari dopo due ore posso andare a cena e festeggiare. In questo ho avuto anche la fortuna di avere vicino anche i migliori players al mondo che mi hanno aiutato a conoscere tutte le visioni e gli scenari differenti. Quando sono venuto via da Malta ho conosciuto Bryn Kenney, Ole Schemion, poi Jason Mercier. E loro mi hanno aiutato davvero tantissimo a crescere ”. 

 

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