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Lo scandalo privacy Facebook sfruttato da Adelson contro il poker online

06 aprile 2018 - 12:22

Lo scandalo Facebook cavalcato da Sheldon Adelson per combattere la regolamentazione di poker e casino online. 

Scritto da Cesare Antonini

La mente di Sheldon Adelson non è solo astuta e incline al business ma è anche decisamente diabolica. Chi l'avrebbe pensato che la coalizione sostenuta proprio dal tycon del gioco d'azzardo, Stop Internet Gambling, avesse colto la palla al balzo per "impugnare" lo scandalo della privacy di Facebook per contrastare il poker e il casino online? Secondo Business Insider ci sarebbe stato un tentativo bello e buono di colpire duramente la crescita del mercato dell'interactive gaming regolamentato. Attualmente solo quattro degli stati degli Usa hanno approvato una regolamentazione e di questi la Pennsylvania, sta ancora completando i lavori.
C'è stata già una difesa da parte di chi sostiene che in quegli stati in cui il gioco è stato regolamentato non c'è stato mai nessun problema a livello di privacy durante le attività di gioco.

Ma Adelson, proprietario di Las Vegas Sands che col gioco terrestre d'azzardo ci lucra eccome, non si ferma. Il timore è sempre quello: che il gioco online possa danneggiare il suo business e tornaconto personale. Una visione che abbiamo definito spesso miope e anacronistica.
Tuttavia Adelson ha cercato di cavalcare lo scandalo che ha danneggiato il social di Mark Zuckerberg. Come? Semplice, secondo il gruppo anti poker online gli annunci pubblicitari sul gioco che compaiono su Facebook potrebbero violare la privacy degli utenti che potrebbero subire una specie di "social stalking" grazie ai feed e ai tracciamenti online che i programmi di oggi riuscirebbero a ricostruire. Per questo motivo, secondo l'associazione , i casinò online dovrebbero essere frenati nonostante le normative statali offrano garanzie all'avanguardia per regolare il gioco dei minori e le abitudini di gioco problematiche.
L'azione lobbistica di Adelson adesso potrebbe soffiare forte su questo sentimento politico che a Capitol Hill sembra prendere piede e cioè quello di regolamentare Facebook in qualche modo per impedire a gruppi senza scrupoli di ottenere dati su decine di milioni di utenti e utilizzarli poi a scopi politici.
Curioso il fatto che tutto questo sia stato sfruttato da Donald Trump, tra gli altri, per avere dei vantaggi alle elezioni presidenziali. E che il nuovo presidente della Casa Bianca sia stato sostenuto proprio dai finanziamenti di Adelson in campagna elettorale.
La coalizione sostenuta da Las Vegas Sands sembra comunque intenzionata a sfruttare la paura sulla privacy in un momento in cui molti legislatori federali vacillano sulla regolamentazione del poker online. Mettere questo ulteriore spauracchio sul piatto della bilancia può sperequare in maniera determinante l'orientamento dei regolatori americani: chi è già propenso per il no avrebbe un ulteriore alibi per tenere chiusi i mercati.
La speranza è che l'intervento fissato l'11 aprile al Congresso americano, dove il ceo di Facebook Mark Zuckerberg relazionerà sullo scandalo che ha investito il suo social, riesca a spiegare meglio quello che è accaduto e a rassicurare tutti sulla vicenda. Ma da come prevede lo stesso ceo ci vorranno anni per ripristinare una situazione sicura e tranquilla.
Di sicuro va chiarito il concetto con il poker online va regolamentato e che non c'entra proprio nulla con lo scandalo di un social network.

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