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Ice Vox Londra 2019: la Spagna ribadisce il no al ban totale dell'Adv gambling

05 febbraio 2019 - 12:45

Divieto o regolamentazione della pubblicità sul gioco d'azzardo? Ecco la posizione dell'authority spagnola all'Ice Vox 2019 di Londra con il manager Guillermo Olagüe. 

Scritto da Cesare Antonini

Londra - “E’ un momento assai complicato per il nostro settore ma non abbiamo ancora notizie certe e una timeline precisa delle azioni che la politica vorrà mettere in campo per la regolamentazione della pubblicità sul Gambling in Spagna. Quello che è certo è che non si tratterà di un divieto totale”. E’ l’intervento di Guillermo Olagüe, Sub Director of Gaming Regulation della Spanish Gambling Authority, nella discussione sull’advertising nel gioco europeo tenutasi all’interno di Ice Vox 2019 a Londra. 

La notizia del ban parziale rispetto a quello totale messo in campo dall’Italia col decreto Dignità, è qualcosa di cui eravamo già a conoscenza.

In relazione al caso dell’Italia approfondiamo, però, questo tema: “Non si è parlato di divieto totale ma semmai di restrizione, limitazione e comunque regolazione della pubblicità. Dobbiamo ancora capire le reali intenzioni e quindi scendere nell’aspetto tecnico del provvedimento ma qualcosa è già trapelato e ci sarà una restrizione sui bonus dedicati ai players, alle promo e la stretta ci sarà sulla pubblicità televisiva. Le affiliazioni? Ancora non si è parlato di questo ma pensiamo che saranno anche altri gli aspetti che verranno analizzati nella discussione della legge”. 

Discussione avviata ma ancora alle fasi iniziali: “La spinta alla regolamentazione arriva da quattro gruppi parlamentari e il Ministero delle Finanze ha iniziato ad analizzare la vicenda. Serve comunque un decreto regio e tutto deve essere ancora dettato e analizzato dal Governo, dal Ministero e dalla nostra authority, Servono ancora molti passaggi. Il pensiero di fondo è che il settore è davvero molto importante ma si sta rendendo necessaria una restrizione sulla pubblicità”, spiega ancora Olagüe

La domanda sorge spontanea: è “colpa” nostra, del ban dell’Italia? “Se c’è stato un effetto domino? Di sicuro tutti gli Stati europei si guardano intorno ma crediamo che tutti i mercati regolati ad un certo punto della loro vita si pongano lo stesso problema e iniziano a ragionare sulla regolamentazione della pubblicità. Rispetto all’Italia, comunque, non si parla, lo ribadisco, di divieto assoluto”. 
Da dove sorge, allora, questa esigenza? “Il problema è la percezione sociale che adesso, anche in Spagna, è davvero molto alta. Pensate di vedere una partita di calcio con i vostri bambini o senza. Ho contato tutti gli spot che vengono trasmessi in Italia e anche in Spagna iniziano ad essere tanti. Da lì aumenta la percezione sociale del fenomeno e su quella dobbiamo lavorare per capire come cambiarla e renderla meno problematica”, prosegue l’esponente della Spanish Gambling Authority. 
I tempi, come detto, non sono ancora certi: “Non abbiamo una timeline e neanche una deadline - analizza in chiusura Olagüe - si lavorerà internamente e si incontreranno le volontà politiche con quelle del settore”, cosa che in Italia, dopo oltre sei mesi dall’approvazione del dl Dignità, è stata negata agli operatori e, anche nel momento attuale è impossibile da mettere in campo.

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