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Rdc e poker online: in Veneto due disoccupati caricavano e scaricavano centinaia di migliaia di euro

07 ottobre 2021 - 10:49

Reddito di Cittadinanza, tra i 116 percettori senza diritto anche due player online che accreditavano e scaricavano centinaia di migliaia di euro. 

Scritto da Ca
Rdc e poker online: in Veneto due disoccupati caricavano e scaricavano centinaia di migliaia di euro

Ancora titolari di conti di gioco online tra poker, scommesse e casino games con importi e volumi di gioco sontuosi ad essere scoperti tra i beneficiari del Reddito di Cittadinanza. E stavolta, se spesso può nascondersi l’errore in qualche calcolo effettuato dall’erario nei confronti di questi players contribuenti, stavolta un giocatore di Conegliano, nel Veneto, avrebbe scaricato dai siti la bellezza di 500mila euro.

Queste ulteriori posizioni fiscali sono state scoperte dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, a seguito di un’attività d’intelligence ad ampio raggio nel settore della spesa pubblica, condotta in sinergia e collaborazione con l’Inps e con la Regione del Veneto. Le indagini  hanno accertato in capo a 116 persone l’indebita percezione di somme per oltre 700 mila euro, in ragione dell’assenza delle condizioni legittimanti la fruizione del “Reddito di Cittadinanza”.

Tale forma di assistenza economica, introdotta con il Decreto Legge n. 4 del 2019, rappresenta uno strumento di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alla diseguaglianza e all’esclusione sociale, essendo riservato a quella fascia di popolazione che versa in condizioni reddituali disagiate o che si trova disoccupata a causa di una recente perdita del lavoro.

Alcuni beneficiari del RdC, quindi, sono risultati titolari di conti di gioco online, utilizzati assiduamente per effettuare scommesse su eventi sportivi, oltre che per prendere parte a tornei di poker o altri giochi da tavolo. Su tali conti di gioco sono state accreditate, in alcuni casi, somme di denaro per centinaia di migliaia di euro, palesemente incompatibili con uno stato di indigenza economica. In effetti anche nel caricamento di tali somme la propria posizione finanziaria andrebbe aggiornata e comunicata all’Inps e agli uffici dove si richiede il Rdc. Significativi, in tale contesto, sono i casi di due disoccupati: un 54enne, residente a Treviso, che ha vinto oltre 1,6 milioni di euro, e un 48enne, residente a Conegliano, che ha incassato circa 500 mila euro.

Per altri players, in passato, il calcolo era stato erroneamente pensato sui flussi di gioco nei conti e non sui soldi caricati o prelevati. In quel caso è possibile che la posizione finanziaria muti e, in generale, chi ha bisogno del Rdc non dovrebbe grindare e giocare a certi livelli. Inoltre i soldi percepiti non sono utilizzabili per giocare d’azzardo.

In ogni caso il problema sembra nascere dal metodo con cui è stata pensata l’attribuzione del sussidio. Il sostegno economico, riconosciuto a favore di nuclei familiari in possesso di particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, si ottiene presentando all’Inps, telematicamente o presso i centri autorizzati (Caf), un’apposita domanda che presuppone una Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu) da parte dell’interessato sulla posizione patrimoniale e reddituale dell’intero nucleo familiare.
In tale contesto, le Fiamme Gialle di Treviso, al fine di assicurare che le risorse pubbliche messe a disposizione per le citate finalità siano corrisposte a chi ne ha realmente bisogno, hanno concentrato l’attività di controllo sulla veridicità dei dati contenuti nelle autodichiarazioni di coloro i quali hanno richiesto e ottenuto il RdC nel territorio provinciale.
Tutte le irregolarità accertate sono state segnalate all’Inps per l’avvio delle procedure di revoca del beneficio e restituzione delle somme indebitamente percepite, ammontanti a oltre 700 mila euro, mentre i responsabili sono stati denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Treviso, atteso che l’indebita percezione del beneficio è punita con la reclusione da due a sei anni, nei casi di presentazione di dichiarazioni attestanti cose non vere, e con la reclusione da uno a tre anni, nei casi di omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, successive alla presentazione della dichiarazione.

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