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Come vincere l'Italian Poker Open? L'esperienza dell'ultimo winner, Mirco Ferrini

20 agosto 2019 - 11:35

Come vincere l'IPO? L'esperienza dei winner del passato e dell'ultimo in ordine cronologico: Mirco Ferrini. 

Scritto da Redazione Poker

Come vincere un torneo di poker importante come l'Italian Poker Open? Difficile dirlo. Non c'è un vademecum, né un'unica strategia da applicare. Di sicuro può essere utile capire come c'è riuscito qualche winner del passato. Il sito Pklive360 è partito dall'ultimo trionfatore, il "Golden Boy" Mirco Ferrini che ha portato a casa 125mila euro su 1,775 entries all'IPO San Marino di gennaio 2019.

“Partiamo dalla prima grande verità: non si può vincere un IPO a colpi di sfiga! A gennaio ho avuto quasi tutti i cooler a mio favore e quando mi sono ritrovato dalla parte sbagliata, il mio stack non è stato danneggiato particolarmente. In un torneo con mille e duemila partecipanti è fisiologico doversi giocare tanti colpi. E se la dea bendata non ti dà una mano, hai voglia a parlare…”

Doverosi omaggi al fato a parte, Ferrini prova ad affrontare il discorso strategico offrendo qualche suggerimento su come gestire le varie fasi del torneo:

EARLY STAGE (Day1)
“Pur essendoci la possibilità di re-entry, cerco sempre di giocare meno Day1 possibile. L’unico obiettivo è sopravvivere! Non credo di essere mai stato chipleader al termine della prima giornata. Ricordiamoci sempre che la cosa più importante in un torneo è difendere le proprie chips, per poi provare a moltiplicare solo nelle occasioni più favorevoli. In un torneo come questo ci sono tantissime mine vaganti: l’obiettivo è riuscire a schivare quei giocatori che le mettono un po’ a caso e andare avanti con molta pazienza.”

Ferrini pone dunque l’accento su questo aspetto: “I giocatori di oggi non ne hanno più. Non riescono a stare un orbita senza giocarsi un colpo. Se vedono due carte suited non importa che siano K-3 o Q-4, loro giocano e se prendono flush draw sono disposti a metterle tutte in mezzo! In un Day1 bisogna dunque giocare un po’ di più con le proprie carte perché tante mani sono davvero illeggibili e non ha senso provare a effettuare alcun tipo di lettura. Se hai la fortuna di avere un tavolo senza troppi maniac e se riesci a dribblare mortiferi scoppi, significa che sei sulla strada giusta.”

MIDDLE STAGE (Day2/Day3)
“A questo punto è importante iniziare a inquadrare meglio i personaggi che si hanno al tavolo. Il gioco sarà sicuramente più fluido ed è doveroso provare a ragionare sui range avversari per tentare qualche hero call o bluff di sorta. A differenza del Day1 bisogna sicuramente essere più aggressivi, perché a questo punto non abbiamo più un eterno margine di attesa e dovremo essere bravi a sfruttare le situazioni più proficue, entrando in gioco in maniera decisa quando lo scenario sembra essere adatto.”

Pur non essendosi mai atteggiato né sentito un professionista, Ferrini conosce ormai bene i trucchi del mestiere e rivela una piccola quanto importante chicca:

“Se arriviamo al Day2 dobbiamo essere super concentrati e non possiamo concederci pause… nemmeno se foldiamo UTG! E’ fondamentale seguire sempre il gioco e vedere come si muovono i nostri avversari per poi adattarci e metterli in difficoltà quando verrà il momento. Ogni mano può essere determinante, anche se non giochiamo: possiamo carpire un tell o scovare dei leak per trarne poi un decisivo vantaggio.”

FINAL DAY (FINAL TABLE)
“Qui, per certi versi, credo sia più sensato tornare ad avere un approccio più conservativo. Ognuno la vede a modo suo, ma anche arrivandoci con tante chips, non dimentico mai che la cosa più importante è la difesa e non l’attacco. Cerco sempre di far uscire la gente e non devo essere necessariamente io a mettere pressione. Non vado mai a fare la caccia, non credo sia mai producente sfidare chi ha più chips di noi. Se poi arriviamo al tavolo finale questo concetto assume ancora più valore visto che l’eliminazione di ogni giocatore vale davvero tanti soldi in più nelle nostre tasche.”

Andare avanti, il più possibile, strenuamente. E qualora andasse bene, arriva finalmente il momento per giocarsi tutto senza paura: “Nel tavolo finale di gennaio sono stato tight fino a 4 left. Da lì ho capito che dovevo cambiare marcia, che avevo già fatto il massimo ed era giusto iniziare a fare la guerra l’uno con l’altro per provare a vincere. Ma in linea di massima, come detto prima, non ho la mentalità di uno scandinavo e per quanto il loro gioco possa essere più spumeggiante non è detto che porti sempre i benefici sperati!”

Il finalino di Ferrini: “La strategia è importante, saper effettuare una buona lettura è importante, ma se non si vincono gli showdown c’è davvero poco da fare. Quando sento alcuni ragazzi dire che vanno avanti solo di braccio, vincendo pot uncontested a ripetizione mi viene da ridere… Con il braccio si fa altro!”

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