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Dagospia-Zingaretti-Adinolfi, è polemica: 'Il poker? Magari avere al Governo le menti che ho incontrato ai tavoli!'

08 marzo 2019 - 12:42

Dagospia rinfaccia a Mario Adinolfi di giocare a poker nella polemica sul titolo di studio di Nicola Zigaretti ma l'espondente del Pdf risponde così. 

Scritto da Cesare Antonini

In realtà nell'articolo si parla di tutt'altro. Ma il click baiting sul titolo e sullo spam social ha "acchiappato anche noi" che, però, non siamo stati con le mani in mano. Il caso è  quello che riguarda Mario Adinolfi, politico, giornalista e appassionato di poker, il neo  segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti e Dagopspia, il quotidiano online di  Roberto D'Agostino.
L'antefatto è l'attacco dell'esponente del Partito della Famiglia a Zingaretti, reo di avere solo la terza media.

E Dagospia riprende l'argomento lanciando, però, una stilettata al Marione nazionale: "Adinolfi sgancia la bomba sul titolo di studio del neosegretario Pd, il suo staff smentisce perché si iscrisse anche alla favoltà di lettere e sostenne tre esami. Ma Adinolfi da turbo-cattolicaone ha divorsiato, si è sposato a Las Vegas ed è un giocatore semi- professionista di poker, ha il coraggio di fare la morale agli altri?".
E perché dovrebbe vergognarsi il "praticante" di una disciplina che vede prevalere l'abilità e  che ha sfiorato spesso il riconoscimento a sport vero? Ok, Mario gambla (cioè azzarda) molto  col suo gioco, spesso e volentieri. Ma siamo pur sempre in tornei in cui la perdita è  predeterminata e fissata nel pagamento di un buy in. E in modalità torneo.
Per cui c'ha dato fastidio l'atteggiamento "bacchettone" di Dagospia e abbiamo chiamato Adinolfi per capire se avesse una replica. Mario, da abile comunicatore, non si era lasciato  sfuggire l'occasione di "blastare" il sito web d'informazione e gossip. "Ho scritto una lettera  a D'Agostino", dice Adinolfi.
Noi gli abbiamo chiesto un approfondimento sul tema "poker", quello che ci sta più a cuore.

 

adinolfizingaretti

 

Ed  ecco cosa ci ha detto: “L’idea che essere un giocatore di poker decente possa essere in  contraddizione con essere un cattolico che va a Messa (non sono turbo in niente, non ho il  fisico) è semplicemente un’idea troglodita. Ho scritto libri sul poker, ho vissuto le emozioni  dei tavoli finali nelle più grandi competizioni internazionali come il World Poker Tour e ho  sempre detto e pensato che se la politica avesse la nettezza del Texas Hold’em l’Italia avrebbe
una speranza. Peraltro ai tavoli ho incontrato italiani giovani e meno giovani la cui  intelligenza e capacità di affrontare i problemi surclassano clamorosamente quelle dei sedicenti periti odontotecnici che guidano il principale partito di opposizione come quelle dei  due, sempre accuratamente non laureati, che guidano i due partiti di governo. Non mi vergogno di essere un pokerista e non mi vergogno di essere laureato. Qualche volta quei signori lì mi hanno fatto vergognare di essere un parlamentare, perché qualcuno mi accomunava alla loro
insipienza. Io sono semplicemente un marito, un papà, un cattolico, un laureato, un giornalista, uno scrittore, una persona che si batte per le proprie idee e, sì, anche un giocatore di poker. Cerco di fare ognuna di queste cose al meglio e non faccio mai la morale a nessuno. Dagospia poi ha il suo modo di fare titoli per attrarre l’attenzione, ma la mia denuncia sull’inadeguatezza delle classi dirigenti politiche apicali forse meritava di non essere buttata in caciara con paralleli come quelli sul poker che semplicemente non hanno senso. La scarsa conoscenza del mondo dei giochi d’abilità ha generato in questi mesi provvedimenti folli da parte del governo, sempre per ignoranza. E avere gli ignoranti al governo è un guaio”.

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