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Peter Jepsen e la maxi truffa online: due anni di carcere e 3,5 milioni di sanzione per il pro danese

11 dicembre 2019 - 16:51

Lo scammer online Peter Jepsen condannato a due anni di carcere e 3,5 milioni di euro di sanzione con 3,9 milioni già confiscati. 

Scritto da Ca

A 5 anni di distanza dalla scoperta del caso di scam con al centro il grinder online Peter Jepsen, arriva la condanna del pro danese da parte del tribunale di Copenaghen: per lui due anni di carcere e una sanzione di ben 3,5 milioni di euro per aver installato dal 2008 al 2014 dei malware su pc di altri players che conosce benissimo. 

A Jepsen sono stati confiscati anche 3,9 milioni di dollari, l’importo vinto sui suoi avversari avendo un vantaggio scorretto visto che poteva vedere le carte private delle vittime. 

Come era andato il caso? 

A CARTE (S)COPERTE - Ovviamente l'obiettivo di Jepsen, come detto, era quello di poter vedere le carte coperte del proprietario del pc infestato e ottenere i vantaggi necessari a rubare centinaia di migliaia di euro semplicemente giocando. 

All’epoca nel 2014, si ipotizzava che “Zupp”, questo il nickname di Jepsen ai tempi della sponsorizzazione di Betfair, poteva aver avuto una talpa anche all'interno del dipartimento specifico della polizia danese. Un aiuto e una copertura non da poco insomma. 

TRUFFA SCOPERTA PER CASO - Il truffatore è stato scoperto quando una delle vittime ha notato un riavvio un po' strano del suo pc mentre era in una trasferta. C'è voluto poco per scoprire che il pc aveva dentro un software fantasma che spiava tutto quello che faceva sul suo monitor. 

 L'IDENTIKIT DEL TRUFFATORE - Sul solito forum Tow Plus Two già nel 2013 erano state lanciate accuse specifiche su Peter “Zupp” Jepsen e Robert “Gulkines” Flink sospettati di aver truffato Isildur1 di ben 800mila dollari. Ma il denaro venne già restituito a Viktor Blom anche se dei collegamenti con Jepsen sembrano rimanere in piedi. In effetti Peter ha proprio 32 anni ed ha vinto l'Ept di Varsavia nel lontano 2007 e risponde perfettamente all'identikit che circola dalle prime indiscrezioni. Inoltre il pro danese aveva scritto di avere un amico nella polizia locale che aveva effettuato alcuni controlli per lui proprio per evitare di avere dei software fantasma installati sui proprio computer. 
IL CASO DI BARCELLONA - Si ricorda il caso dell'Ept di Barcellona quando alcuni giocatori videro sparire il pc dalla propria stanza per poi ricomparire magicamente dopo poche ore ma con all'interno il solito “softwarino” per guardare da remoto il monitor del pc sul quale è installato e giocare comodamente contro gli avversari al tavolo.

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