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Jordan, il poker e il gioco d'azzardo al centro del sesto episodio di 'The Last Dance' su Netflix

05 maggio 2020 - 16:29

Michael Jordan e il rapporto col poker e il gioco d'azzardo al centro del sesto episodio di 'The Last Dance' su Netflix.

Scritto da Ca

L'episodio 6 uscito domenica della docuserie "The Last Dance" di Espn sui Chicago Bulls si è concentrato sulle abitudini di gioco di Michael Jordan, dal campo da golf all'aereo della squadra ai casinò. Secondo il punto di vista di Jordan stesso, il campione non ha mai avuto un problema con il gioco d'azzardo, ha semplicemente avuto un "problema di competizione”, e quelli che hanno giocato con lui assicurano che non avrebbe lasciato fino a quando non avesse vinto quella partita, quel colpo o quella sfida. Che avesse una super mentalità vincente, del resto, non si discute.

In un'intervista a Scott Van Pelt, Charles Barkley ha ricordato le partite di poker notturne dove sfidava Jordan, Scottie Pippen e Magic Johnson. Secondo Barkley, Jordan avrebbe puntato regolarmente grossi importi per cercare di vincere il piatto uncontested e puntando solo sul suo bankroll pressoché infinito rispetto a quelli di Barkley o Pippen e lo sapeva.

“Ogni notte io - racconta Barkley nella serie Espn disponibile su Netflix proprio fino a questa puntata - Magic, Scottie e Michael giocavamo a carte. Ma Michael ha provato sempre a vincere uncontested il pot, lo faceva sempre, tutte le sere. È stato davvero fantastico. Prima di tutto ... io e Scottie non avevamo tanti soldi come Michael e Magic, ma sapevamo che, indipendentemente da quali fossero le carte, alla fine della notte, o tre o quattro volte a notte, Michael era sempre in bianco e provava a vincere bluffando.  Puntava al limite per capire qual era il tuo Breaking point oltre il quale saresti stato committato e avresti mandato i resti”, ha raccontato Barkley.

Ora la storia è chiara, divertente e senza dietrologie. All’epoca, però, come spiega la serie Espn, il gioco d’azzardo creò notevoli problemi all’immagine di “Air” Jordan. Il solito retaggio maligno e spesso in cattiva fede, insomma, sembra ricorrere sempre e purtroppo funzionare agli occhi dell’opinione pubblica.

Lo stesso Michael chiarisce una scappatella ad Atlantic City che venne cavalcata in maniera meschina dai media: "Perdemmo una partita a New York e mio padre mi propose di andare ad Atlantic City a fare due puntate - racconta Jordan - dovevo non pensare al basket, a quelle sconfitte e così accettai il blitz ma puntammo qualche ora ai tavoli e alle una eravamo a casa, non tardissimo o all'alba come dicevano all'epoca". Espn spiega che Jordan non violò nessuna regola della squadra, dell'Nba e dello Stato ma il polverone che si alzò fu pazzesco. Incredibile no? Ma questa storia si ripete sempre anche in politica quando c'è di mezzo il gioco e, tenendo sempre conto delle distorsioni dello stesso che vanno seguite, tutelate e curate laddove ce ne fosse il bisogno, probabilmente c'è sempre della malafede o qualche altro interesse sotto quando tutto ciò accade. 

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