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Sergio Marchionne e la passione per il poker in aereo: non perdeva mai ed era ipercompetitivo

07 agosto 2020 - 08:25

Sergio Marchionne amava giocare a poker per rilassarsi e concentrarsi e non perdeva mai, era ipercompetitivo. 

Scritto da Cesare Antonini

Erano gli anni irripetibili in cui la parola casa faceva rima con jet privato. A bordo (tante) sigarette, musica classica (ad alto volume) e (estenuanti) partite a poker. Attacca così un pezzo del Corriere della Sera che ricorda Sergio Marchionne, a due anni dalla scomparsa.
Si parla dei numerosi viaggi in aereo che Gianni Coda, ingegnere torinese, classe '46 e braccio destro del manager scomparso, ha compiuto negli anni della nascita di Fiat Chrysler.

E spunta una certa passione per il poker di Marchionne. Al quale, pare, fosse imbattibile e che serviva al top manager per rilassarsi: "In aereo mai una parola sul business, ci concentravamo in altro modo. Ma a carte vinceva sempre Sergio. Capitava di perdere talvolta, ma a terra, e solo in coppia, giocando a scopa contro il duo Chiamparino- Dealessandri".
A due anni dalla scomparsa, il 25 luglio 2018, dell’amico Sergio, Gianni Coda ricorda il manager, "il migliore di tutti, che «ha salvato la Fiat e l’industria automobilistica italiana".
Non è poi così bizzarro che un top manager giochi molto bene a poker (guardate i tanti business man ed hedge fund manager che giocano high stakes tornei incredibili come il One Drop, ad esempio) e che riesca addirittura a trovare il mindset giusto proprio grazie alla concentrazione che questa disciplina impone.
E Coda spiega perché Sergio Marchionne è stato il migliore di tutti: "Perché era il più intelligente. Comprendeva e risolveva un problema in un secondo quando noi ci mettiamo un quarto d’ora o anche di più. Tutto qui. Glielo dicevo sempre, che era più smart di tutti, e non per piaggeria. Anche perché Sergio non lo si poteva fregare con due smancerie". Insomma, grande faccia da poker e davvero difficile da rigirare con qualche bluff.
Coda parla di poker anche in una domanda sul tempo libero tra i due colleghi e amici: "In aereo avevamo un po' di tempo libero, senz’altro. Lì c'abbiamo trascorso tante ore assieme. Fumavamo come matti e i manager non fumatori subivano in silenzio con occhi torvi. Ascoltavamo musica classica e jazz ma anche canzoni italiane e poi tanto Bruce Springsteen. E giocavamo a poker. Vinceva sempre lui".

Lo facevate vincere perché era il capo? "Macché. Sergio era trasparente. E se non tu lo eri con lui ti fulminava. Ma voleva vincere, questo sì, era ipercompetitivo. Quando giocavamo a carte in coppia sfidando il sindaco Sergio Chiamparino e il suo vice Tom Dealessandri, non si concentrava abbastanza, distratto dai suoi tanti cellulari che squillavano. Allora perdevamo. Ma Sergio poi dava la colpa me".
E altri ricordi? "Le spaghettate di notte, a casa sua, in piazza Vittorio e poi alla Crocetta. Qualche weekend a Crans-Montana in Svizzera. Cucinavamo assieme, i manager ai fornelli possono essere molto divertenti. E cucinavamo cose semplici, come la pasta al sugo. Perché il migliore di tutti era un ragazzo semplice. E forse per questo era il migliore di tutti".

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