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Le carte da poker diventano arte e un'ottima possibilità d'investimento

16 gennaio 2021 - 11:57

Le carte da gioco possono fruttare decine di migliaia di euro anche grazie all'arte della fotografia, ecco come e quali sono le migliori in circolazione. 

Scritto da Gt

Man Ray, Lise Deharme en La Dame de Pique, battuta all'asta da Phillips il 3 ottobre 2017 per 27500 dollari o Irving Pen, After Dinner games, battuta all'asta del 3 ottobre 2021 da Sotheby's a 92.000 dollari. Sono carte da gioco ma hanno fruttato questi ottimi “piatti” senza dover vincere una mano di poker o senza mandare a segno un bluff. Un approfondimento de Il Sole 24 Ore segnala come  le carte da gioco siano un perfetto soggetto artistico su cui investire. E sono tanti gli artisti che hanno messo in campo idee pazzesche per raccolte tematiche dal valore sempre più crescente, da Irvin Penn a Olivo Barbieri, da Man Ray a Ruth Orkin.

Si sono guardate con ammirazione fin dall'inizio della loro storia d'amore, la carta da gioco e la carta fotografica. Parlavano entrambe la stessa lingua magica, per iniziati, fatta di segni, di eventi passati, presenti, futuri. “La carta da gioco aveva già previsto tutto nella sua complessa teoria di segni, e la carta fotografica, registrando ogni battito di ciglia, era il diario quotidiano di quella stessa infinita libertà combinatoria. Giocare a carte per sfidarsi nell'eterno duello della vita, e fotografare per giocare la vita, per imbrogliarla, e vincere l'inarrestabile flusso del tempo. Va da sé che la carta da gioco ha sedotto l'immaginazione di fotografi più forti di altri, tanto il duello era ed è intenso a ogni grado della scala reale. Sono pochi autori, forse, quelli che entrano in questa collezione rispetto ad altri temi più frequentati, ma sono straordinari, sono fotografi veggenti, filosofi, scienziati, giocatori d'azzardo. Come Man Ray, l'autore che ha dato volto e corpo, soprattutto di donna, a ogni gioco proibito, carte comprese. Si parte con una mano vincente. Sul tavolo scendono quattro regine” scrive l’articolista del Sole, Laura Leonelli.

Che le carte da gioco fossero un piacere da tenere a bada, tanto erano pericolose, lo sapevano bene le autorità fin dal XIV secolo, quando le carte, dopo un lungo viaggio dalla Cina alla Persia, erano giunte in Europa e rapidamente si erano diffuse in ogni corte e in ogni bettola di strada. Già nel 1376 un'ordinanza vietava a Firenze il gioco delle “naibbe”, dall'arabo nàib, il viceré delle carte mamelucche, e un anno dopo le autorità parigine proibivano lo stesso passatempo nei giorni feriali. Ma la febbre è inarrestabile quanto la voglia di dare regole proprie e, intorno al 1480, proprio in Francia, nascono i quattro semi delle carte moderne: cuori, quadri, fiori e picche. Altra rivoluzione e, nello stesso periodo, fa il suo ingresso sontuoso la regina, unica presenza femminile in un mondo di re e cavalieri. Piccoli spostamenti, la carta dei servitori scompare, restano tre figure nobili e il mazzo si riduce a 52 carte. A questo punto tutto è un simbolo: le 52 carte corrispondono alle 52 settimane dell'anno, i quattro semi alle quattro stagioni, le 12 figure, tre per ogni seme, ai 12 mesi, le 13 carte di ogni seme ricordano i 13 cicli lunari, e il punteggio complessivo, sommando il valore di ogni carta, è pari a 364, come i giorni dell'anno.

“Sommando, invece, le figure femminili più importanti del surrealismo, Man Ray aveva realizzato un suo originale poker di regine, dove Jacqueline Lamba, moglie di André Breton, era la donna di cuori, Valentine Hugo, la donna di quadri, Nusch Éluard, la donna di fiori, e Lise Deharme, la donna di picche (battuta all'asta del 3 ottobre 2017, a 27.500 dollari da Phillips, New York - spiega la Leonelli - quel seme nero, aguzzo, senz'altra allusione se non la sua perfidia luttuosa – basti pensare agli assi di picche che i soldati americani lasciavano sul corpo dei Vietcong o, addirittura, lanciavano dagli aerei per seminare terrore durante la guerra in Vietnam –, aveva sedotto lo stesso Breton che, in un collage realizzato insieme a Man Ray, aveva ribattezzato la donna di picche la Carte resplendissante de ma vie (battuta all'asta del 3 luglio 2019, a 3.250 euro da Christie's, Parigi). Un caso se lo stesso Breton si fosse innamorato di Lise Deharme e, con eguale puntuta passione, fosse stato respinto tra le braccia della dama di cuori?”.

I cuori sono le carte più belle e, in qualsiasi mano di cartomante, l'asso di cuori porta riuscita e felicità. Con delicatezza materna Ruth Orkin, una delle più grandi fotografe americane – anche regista, prima donna americana premiata al Festival di Venezia per il meraviglioso film Little Fugitive, realizzato insieme al marito – aveva ritratto una partita a rubamazzo tra piccoli giocatori sulla Horatio Street, a New York, nel 1947. Poche strade più in là, e nello stesso anno, Irving Penn realizzava uno dei suoi capolavori, After Dinner Games (battuta all'asta del 3 ottobre 2012, a 92mila dollari da Sotheby's, New York) dove ogni pezzo della natura morta, gli scacchi, i dadi, il domino e le fiches ricordano non solo le strategie per affrontare la vita, ma, soprattutto, l'eterno desiderio di dominio. Anche Olivo Barbieri, che fin dagli esordi, nel 1977, si è presentato come uno dei fotografi più originali e visionari in Italia e in Europa, parla del potere delle immagini e dei luoghi dove la cultura e l'immaginario di un'epoca vengono conservati a futura memoria, salvo poi, come in un deposito di pianali di flipper (il volume di questo lavoro è stato pubblicato da Danilo Montanari), andare in frantumi e rivelare come gli stessi sistemi di rappresentazione non possano restituire un ritratto credibile del nostro mondo.

Anche le carte da gioco fotografate da Harold Eugene Edgerton, professore di ingegneria elettronica al MIT, vanno in frantumi (è il caso, per esempio, di Cutting the Card Quickly!, uno dei dieci dye transfer della cartella battuta all'asta del 3 ottobre 2019, a 60mila dollari da Sotheby's, New York), ma, in questo caso, invece di suscitare un dubbio, chiedono l'applauso come sempre accade quando la scienza, di cui la fotografia fa parte, rivela ciò che l'occhio non vede. Un colpo di fucile, il flash che scatta a un milionesimo di secondo – lo stesso Edgerton aveva messo a punto uno stroboscopio sensibilissimo – e il fante di quadri, che nella cartomanzia annuncia l'arrivo di un messaggero, si spezza in un due. L'unità di quel mondo a testa in su e testa in giù, regola e follia insieme, è infranta.

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