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Partite truccate a Roma: 8 assolti perché 'i punti anomali non sono prova di truffa'

13 maggio 2021 - 10:36

Partite truccate a Roma: 8 assolti, tra cui Vincenzo De Angelis, perché 'i punti anomali non sono prova di truffa'.

Scritto da Cesare Antonini

“I punti ‘anomali’ in una partita di poker non possono costituire prova di una serie di truffe”. E’ la motivazione di una sentenza riportata dal Corriere della Sera (ma senza indicare quale sede di giudizio e altri dettagli) che ha messo fine alla causa tra otto persone e alcuni giocatori perdenti negli ambienti del poker live romano che avevano rimesso sul tavolo oltre 330mila euro. E, sempre secondo il Corriere, tra i perdenti ci sarebbero stati anche Dario Minieri e Jackson Genovesi.

Ma qualcosa non sembra tornare in questa storia visto che la suprema Corte di Cassazione aveva respinto il ricorso dei presunti truffatori tra cui anche Vincenzo De Angelis, ex componente della Banda della Magliana, noto come ‘er caprotto’. Ma, tant’è: secondo le motivazioni del merito il fatto sostenuto dall’accusa di aver truccato trenta partite a poker, vincendo 331 mila euro nell’estate del 2012, non sussiste.

Due, soprattutto, i giocatori perdenti riportati dal quotidiano nazionale: Dario Rossin, ex capogruppo di Forza Italia al Consiglio comunale quando era sindaco Ignazio Marino(Pd), e Franco Marcucci. Il primo ha lasciato sul tavolo verde 92 mila euro, mentre il secondo ha perso 107 mila euro.  I due pro citati lasciarono circa 20mila euro in due in quella partita ma solo Rossin e Marcucci si sono costituiti parte civile. I reati contestati agli otto imputati, alcuni come De Angelis arrestati nel 2015, erano associazione per delinquere e truffa. La procura aveva chiesto la condanna con pene oscillanti fra i 2 anni e 4 mesi, e i 4 anni e 6 mesi di carcere.

Inutile dire che la spiegazione dei giudici dell’assoluzione con formula piena è destinata a far discutere: “quelli manifestati dai Rossin e Marcucci sono sicuramente sospetti dettati dall’andamento anomalo delle partite in modalità ‘Texas Hold’em’, dove alcune carte sono scoperte e quindi ben visibili a tutti. Alcuni dei punti realizzati dagli imputati – secondo le due parti civili - hanno avuto percentuali irrisorie di riuscita, e ciononostante si sono realizzati”.

Ma ecco il principio messo in atto: “I punti “anomali” (questo il testo virgolettato dai giudici come segnalano i redattori del Corriere che hanno visto le carte) non possono costituire prova di una serie di truffe”.

Non costituirebbero reato anche alcune intercettazioni che escluderebbero anche l’esistenza di un’associazione a delinquere.  “Quello se deve controllà, ha un c… allucinante”. Tra l’altro la location erano ecase messe a disposizione delle parti civili con annesso servizio di ristoro”.

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