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Mustapha Kanit si racconta: 'Dagli inizi senza pc alle svolte della carriera'

30 marzo 2020 - 13:16

Mustapha Kanit a ruota libera nella diretta Facebook di Alberto 'grandealba' Russo sulla sua carriera, dagli inizi a com'è adesso. 

Scritto da Cesare Antonini

“Ho capito che avrei dovuto giocare a poker e non continuare con Magic The Gatering quando incontrai David Williams in un torneo a ridosso dell’Ept di Monte Carlo. Giocavo con mezzi di fortuna, con un vecchio pc collegato ad un televisore. Adesso il poker non è l’attività principale, si fanno soldi con tantissimi investimenti e ho giocato tantissimo nel betting”. Mustapha Kanit è stato un fiume in piena in diretta Facebook con Alberto “Grandealba” Russo e ha raccontato tantissimi particolari inediti della sua carriera oltre a dispensare come al solito perle di saggezza di poker, mindset e tutto quello che può servire per crescere nel gioco più bello del mondo.

“I miei erano contrari al poker - attacca Musta - ho iniziato a giocare sul dot com a 16 anni  e sapevo che potevo sfondare. Il motivo del mio trasferimento all’estero e il gioco sui field esteri non era solo per vincere di più e per avere possibilità di sgravi fiscali ma soprattutto per avere maggiore esperienza. Poi ho capito che col poker si potevano fare già soldi che con Magic, ma poi ho appreso che ci sono tantissimi altri metodi per generare ricchezza. Va detto che nell’ultimo periodo oltre a investire su altri settori ho fatto anche tanto betting, penso di aver giocato l’80% sulle scommesse e se prima giocavo solo a poker, fino a 12 ore, adesso ci passo al massimo 4 ore al giorno. Ho investito tantissimo sulle scuole, sullo staking e sul review con Gabriele Lepore ed Enrico Camosci, tanto per dirne qualcuna”.

Russo gli ha chiesto della sua bacheca di trofei e Musta ha rivelato quasi un’esperienza alla Phil Hellmuth che non ha più quasi nessun braccialetto Wsop con sé: “Qui a casa a Londra, dove vivo adesso, ne ho solo uno, Gli altri li ho lasciati in giro dagli amici o nelle vecchie case dove sono rimasti i vecchi coinquilini. C’è una ragione semplice, pensavo che quei successi avessero senso perché sono arrivati mentre vivevo lì, in quel momento e in quelle condizioni”.

Quali sono stati i momenti chiave, invece, che hanno dato la svolta alla carriera di Musta? Il racconto si fa interessante e articolato: “All’inizio giocavo a Magic The Gathering e non avevo i soldi per comprare le carte. Solo che ero fortissimo e quindi mi prestavano le carte che non riuscivo a comprare (prime forme di staking, ndr) e riuscivo a battere i livelli. Ricordo che rimasi affascinato da Alessandro Chiarato che vinse 10mila euro quando avevo 16 anni e mi impegnati fortemente in questo gioco. Arrivai, quindi, in Francia dove si giocava un torneo nei giorni dell’Ept di MonteCarlo. Lì incontrati David Williams (runner up di Greg Raymer nel main Wsop 2004 e con circa 9 milioni dollari vinti in carriera, ndr) che all’epoca non conoscevo e lo vidi arrivare con una bellissima ragazza, una super macchina e mi diede l’impressione che qualcosa non andava. Poi scoprii che giocava a poker e tornato da quell’esperienza decisi di dedicarmi a tempo pieno al grinding che già praticavo. L’anno scorso a Las Vegas conobbi David e mi disse che se avesse saputo prima chi ero mi avrebbe stakato senza problemi”.

E fu così anche se l’inizio non fu il massimo: “Iniziai con 10 euro su Gioco Digitale ne scaricai subito 100 e investii su tutto il Punto it. Il primo bankroll in diversi mesi fu di 2.000 euro. In una notte ne scaricai 1.000 e decisi di comprarmi un pc serio visto che prima usavo il telefono come modem e avevo un pc vecchissimo che collegavo al monitor che era un mio vecchio televisore. Una delle prime sere con 1.000 di bakroll perdo 950 e distruggo il pc nuovo di zecca. Ma la svolta fu ripartire con 50 euro ma alla luce delle esperienze che avevo passato e che mi fecero capire tantissimo. Un’altra svolta fu una sessione cash game durante il Malta Poker Dream. Giocavo stakato anche perché avevo un bankroll di 15.000 euro. E quella sera ne vinsi 35 netti più le quote e capite che spostò tantissimo rispetto al mio roll”.

Un passaggio importante è quello in cui Kanit parla delle “balene” delle partite high stakes: “Vorrei sfatare un luogo comune ed è quello sui fish dei tornei high stakes. Bisogna fare molta attenzione a certi giocatori che sembrano i più belli del tavolo ma possono avere skills molto importanti. Alcuni, poi, ormai sono cresciuti a forza di giocare a certi livelli. Prendi Phil Phua che all’inizio perdeva 3-4 milioni su Full Tilt poi andava in Asia e guadagnava cifre pazzesche perché era già su un altro livello e gli altri non sapevano che facevano. C’è anche Talal Shakerchi che è ormai diventato uno specialista molto forte. O prendete Orpen Kisacicoglu che viene dal betting ed è un professionista che anche se gioca 5 dollari lo fa con un’attenzione maniacale, perché è il suo lavoro. Ho anche preso sue quote perché se gioca solo tra businessman si trova benissimo. In generale sono sempre più difficili da affrontare perché mettono tanta pressione e migliorano nel tempo. Prendono edge in altre partite e lì usano l’esperienza fatta con noi pro. Lo scenario è molto più difficile di quanto si creda quando pensiamo a verti player”.

Ma com’è il Kanit di adesso? Grandalba ha cercato di approfondire qualche aspetto e Musta quando si apre è un piacere da ascoltare: “Penso che se sono nel mio top non c’è nessuno più forte di me - attacca determinato Mustacchione . Penso che la tecnica sia importante, io, Dario e Brin (Kenney, leader della classifica mondiale per i soldi vinti e che Musta stima forse già di tutti come ci confessò in un’intervista a Las Vegas qualche anno fa, ndr)  giochiamo tantissimo, altri usano i solver ma in generale il player più forte è quello che riesce a performare meglio degli altri e che si fa trovare al posto giusto al momento giusto per vincere. Come detto io se sto al top riesco a soldare mani pazzesche, ad hero callare a bluffare. La tecnica è importante, fondamentale, ma la decisione di un colpo deve venire da istinto mentale e da altri fattori e informazioni esterne.  Tanti giocatori randomizzano spezzo le decisioni ma il player più forte al mondo in quel momento preciso ha raccolto talmente tante info che non deve randomizzare ma è piuttosto certo delle sue scelte. Ad esempio se normalmente arrivo in un colpo in cui randomizzo 60% call e 40% raise, nella condizione ideale so che quello spot è 80% call e il resto è raise o viceversa. Ed è altrettanto fondamentale che non ci debbano essere pressioni esterne specie sullo stack. Se faccio un tuffo in bolla nessuno deve potermi dire nulla o influenzare successivamente. Se ho crashato alcuni tornei è perché seguo la teoria, la tecnica ma nei momenti decisivi vado fuori dal box, dalle linee normali”. Vangelo.
E il finale con una curiosità: “Ho iniziato a giocare a Backgammon e penso di averlo nel sangue”. Bene a sapersi.

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