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Operazione All in: l'Italia rischia la procedura d'infrazione

28 maggio 2015 - 08:52

Due giorni fa analizzavamo la situazione di incertezza dell'operazione All in e dei poker players italiani ancora tartassati dall'Agenzia delle Entrate per le vincite nei tornei dal vivo nei casinò esteri nonostante la sentenza favorevole della Corte di Giustizia Europea.

Scritto da Cesare Antonini
Operazione All in: l'Italia rischia la procedura d'infrazione

Ironia della sorte, proprio ieri, un poker player, Roberto 'Roby S' Sabato, ha raccontato a Gioconews.it, l'ennesimo caso assurdo in cui il contribuente deve continuare a spendere soldi in ricorsi e in avvocati per vedere affermata una sua ragione che i giudici avrebbero dovuto sapere e valutare nella sentenza a sette mesi dalla pronuncia dell'Ue.
Cosa possono fare i contribuenti? Come al solito, nell'analisi presentata due giorni fa, ci vengono ancora in soccorso i legali Max Rosa e Sebastiano Cristaldi: "Ai contribuenti che dovessero subire ingiustizie, è opportuno ricordare che dall’appartenenza del nostro Paese all’Unione europea non derivano soltanto oneri, ma anche diritti che ciascun cittadino europeo può far valere anche presso le Corti di Lussemburgo e Strasburgo".
E ancora: "In particolare, dalla consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia si traggono i seguenti insegnamenti quali principi generali del diritto dell’Unione, che ciascun cittadino dell’Unione può far valere anche davanti ai giudici nazionali; si tratta dei principi di effettività del diritto, della tutela giurisdizionale effettiva, della certezza del diritto, del divieto di abuso del diritto, della responsabilità dello Stato membro nel caso d’inadempimento del diritto dell’Unione o per violazione del diritto dell’Unione da parte dei propri organi interni, ivi compreso il regime di responsabilità civile dei magistrati, con obbligo di risarcimento del danno a favore del privato da ciò leso, a prescindere dall’accertamento del dolo o della colpa dell’amministrazione o dei giudici che hanno agito in violazione del diritto dell’Unione europea".
L'atteggiamento assunto dall’Autorità Fiscale e da alcuni giudici di merito, è evidente che, non solo sono stati violati i citati principi di diritto dell’Unione, ma anche il ruolo della Corte di giustizia, che è quello di interpretare il diritto dell’Ue affinchè venga applicato in modo uniforme in tutta l’Unione, risulta svilito.
Si aprono possibilità risarcitorie: "Dell’inosservanza del diritto dell’Unione europea e dall’ingiustizia tributaria che da ciò ne è derivata, possono essere chiamati a risponderne, per il risarcimento dei danni materiali e morali causati ai cittadini, sia i funzionari che i magistrati che di ciò si sono resi responsabili".

 

Ed ecco lo sviluppo assai interessante: "Alcuni contribuenti - svelano Cristaldi e Rosa - si sono già rivolti anche alla Commissione Europea, denunciato l’inadempimento del diritto dell’Unione, per cui è ancora pendente la procedura d’infrazione EU Pilot nr. 5571/13/TAXU contro il Governo italiano. Altri stanno valutando di denunciare anche le vessazioni subite dall’ingiustizia tributaria causata dalla mancata attuazione della sentenza del 22/10/2014 della Corte di Lussemburgo, per violazione del principio di “effettività” del diritto dell’Unione".

Dovrebbe essere lo Stato a risolvere tutto questo ma se all'erario interessano solo i soldi delle tasse sarà dura mettere la parola fine a questa storia assurda: "Va considerato che fin quando le sanzioni irrogate dalla Commissione europea nell’ambito delle procedure d’infrazione continueranno a gravare sulla collettività, e lo Stato non eserciterà l’azione di rivalsa contro i pubblici dipendenti o magistrati responsabili dell’inadempimento del diritto dell’Unione, è elevato il rischio che anche i Trattati possano essere “sacrificati” in nome del superiore interesse di gettito fiscale, oramai divenuto un’ossessione", concludono.

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